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Finardi, un tuffo nel passato

Milano, 25 settembre – Eugenio Finardi (foto) rispolvera il suo passato. Il cantautore milanese ha appena registrato Cinquantanni, un album composto da tredici brani originariamente contenuti nei suoi primi quattro album. «L’idea di questo disco – spiega Finardi – è nata discutendo con il mio produttore e manager di sempre, Angelo Carrara. Un anno e mezzo fa parlavamo di scrivere delle canzoni sull’attualità. In quel momento uno dei temi più dibattuti era quello della riforma della scuola e io mi sono reso conto di avere già scritto, nel 1975, un brano sull’argomento. In Scuola dicevo che questa istituzione dovrebbe insegnare e imparare e il mio pensiero non è cambiato. Afghanistan, invece, anch’essa scritta nel 1975, parla di una terra che allora era il rifugio di tutti i fricchettoni europei. In Italia c’era un grande dibattito fra chi voleva entrare in politica e chi voleva viaggiare alla ricerca di se stesso». La nuova veste data ai vecchi brani, precisa il cantautore, non ha impedito di mantenere lo spirito di quegli anni. «Questo disco – spiega – ha poco marketing e molto feeling. Lo definisco un microsuicidio perché non c’è stato il lancio di un singolo, non c’è nessun inedito e i pezzi sono troppo lunghi per poter essere trasmessi in radio». Una canzone in particolare, secondo Finardi, racchiude la filosofia dell’album: Non diventare grande mai. «È il manifesto della mia vita – conclude – quando l’ho scritta conteneva idee rivoluzionare che però per me sono ancora valide».

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