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Gli imprenditori del nordest si sentono traditi dalla Lega e da Salvini

La rottura tra la Lega di Salvini e l’elettorato industriale del nordest è iniziata con la caduta del governo Draghi. Ora, anche sulle sanzioni a Putin non c’è sintonia

Già all’indomani della caduta del governo Draghi, voluta dai 5S e dalla destra per questioni elettorali, gli imprenditori del nordest, motore economico dell’Italia globalizzata ed Europea, si sentirono traditi da quella Lega che da sempre rappresenta il loro referente politico. Salvini è il colpevole numero assieme all’altro grande referente dell’industria italiana, Silvio Berlusconi, ed è proprio il leghista che pagherà questo tradimento. Anche sulle sanzioni contro la Russia di Putin gli industriali non sono d’accordo. Ora guardano a Meloni e a Calenda per le prossime elezioni.

Salvini, Lega e il rapporto con gli imprenditori del nordest

Il malcontento è stato palesato non appena Salvini ha voluto staccare la spina al governo Draghi.  Come riportato da Repubblica, il presidente degli industriali del Veneto, Enrico Carraro, ha criticato aspramente la scelta del Carroccio. “Salti nel buio non possiamo permettercene più. Il quadro è cambiato al punto che le nostre priorità non sono nemmeno più economiche in senso stretto. Al primo posto ora c’è l’adesione incondizionata dell’Italia alla UE e al patto atlantico che ci lega agli Stati Uniti e alle democrazie dell’Occidente. Mai, nel dopoguerra, questi impegni sono stati in discussione: purtroppo oggi c’è invece bisogno di chiarezza assoluta anche su questo fronte cruciale e spero che nessuno osi parlare più di sovranismo ed euroscetticismo. Per imprese, export, lavoro e famiglie, raggiungere l’Ungheria di Orbán tra i paria dell’Europa avrebbe conseguenze pesantissime”.

In un’intervista rilasciata a La Stampa Carraro era stato ancora più esplicito nei confronti della Lega: “La Lega ci ha traditi, ce ne ricorderemo alle urne”. Lo sconcertante è che la Lega governa il nordest con un certa efficacia ma è imbrigliata, e molto infastidita, dall’operato di Salvini. I presidenti di regione Zaia, Fedriga, Fugatti e il ministro Giorgetti sono l’ultimo baluardo che tenta di impedire l’ultima deriva populista e russofona del loro leader di partito.

Recentemente anche il presidente di Federlegno, Claudio Feltrin, ha criticano la linea pro Putin presa da Salvini. “Gli imprenditori avevano avvertito che mandare a casa Mario Draghi era un errore fatale. E ora questa insistenza sull’abolizione delle sanzioni è un’altra cosa che nessuno condivide, chi può pensare di scendere a patti con Vladimir Putin?”, ha affermato. Gli imprenditori continuano ad affermare che la ricetta di Salvini per fronteggiare la grave crisi internazionale e la grave crisi energetica sia completamente sbagliata. “Ma davvero noi dovremmo pensare che se togliessimo le sanzioni, Putin diventerebbe un interlocutore affidabile con cui sedersi a trattare? Ma per favore, stiamo parlando di uno che ha invaso un Paese sovrano e bombardato gli ospedali, che problemi avrebbe a chiudere i rubinetti un minuto dopo l’allentamento delle sanzioni?”, dice Alessandro Vescovini, titolare della Sbe-varvit. “[…] se il prezzo (del metano ndr) schizza così in alto, è perché gli operatori non si fidano di Putin e della continuità delle forniture”.

 

 

Foto di copertina: La Repubblica

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Editor: Lorenzo Bossola

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