tank israeliani pronti
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Guerra in medioriente, tank israeliani pronti di fronte a Gaza

I tank israeliani pronti sono sull’angolo Nord-Est della Striscia di Gaza, a ottocento metri dalla barriera che isola di nuovo Hamas dalle città e dai kibbutz del Sud. Il terriccio è così asciutto che ogni spostamento dei tank solleva una nuvola che si vede da lontano. Di qui si osservano le colonne di fumo dei raid aerei – mai così tanti, da circa quattrocento sono passati a oltre settecento – dentro Gaza, da lì senza dubbio guardano questi movimenti.

Gli ufficiali americani del Pentagono che in questi giorni vedono i tank israeliani pronti in attesa della battaglia per Gaza. Per i servizi d’intelligence statunitensi la situazione suscita particolare interesse perché ricorda uno scenario molto simile, accaduto qualche anno fa. Quando nell’ottobre 2016 l’esercito Iracheno voleva riprendersi la città di Mosul nel Nord dell’Iraq dalle mani dello Stato islamico, anche in quel frangente c’erano di mezzo migliaia di civili. Tuttavia, le differenze sono più delle analogie: ecco perché…

Guerra Israele-Hamas, i tank israeliani pronti di fronte a Gaza: pro e contro dell’eventuale invasione

I tank israeliani pronti sono in attesa di ordini (che probabilmente non arriveranno mai). Eppure i vertici dell’intelligence americana osservano con attenzione l’evolversi della situazione. A riguardo, il quotidiano La Repubblica ha interpellato l’esperto militare Michael Knights del Washington Institute che ha studiato sia la situazione a Mosul sia nella Striscia. Secondo le considerazioni dell’esperto, semmai i tank israeliani pronti dovessero passare all’azione la battaglia di Gaza City sarebbe peggiore di quella di Mosul, costata la vita di circa diecimila civili.

Differenze riguardano poi gli effettivi a disposizione: se i combattenti dello Stato islamico all’interno dell’assedio erano circa ottomila, Hamas ne dispone di ben trentamila o quarantamila. Enormemente diversa è poi la tempistica di preparazione ad una guerra/battaglia di lunga durata. Lo Stato islamico si preparò in soli due anni, mentre Hamas si prepara fin dal 2007. In questi 16 anni si è scavata una fitta rete di tunnel sotto la città, alcuni così profondi da resistere ai bombardamenti.

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Tank israeliani pronti
di fronte alla Striscia: perché non possono partire

Gaza City inoltre presenta un’urbanistica differente rispetto a Mosul, con molti edifici alti che complicano l’avanzata. Molti edifici che per forza di cose dovranno essere distrutti durante l’invasione. Tutti i palazzi dovranno essere presi e controllati stanza per stanza e poi giù di sotto tunnel per tunnel. Molto spesso i comandanti israeliani si troverebbero davanti a una scelta: perdere soldati oppure bombardare e distruggere un edificio. Insomma, Gaza diventerebbe una replica di Stalingrado.

Non è dato sapere quanto tempo potrebbe durare e neppure quante perdite fra i soldati  sono considerate accettabili. Verso la fine della battaglia di Mosul, quando gli irriducibili dello Stato islamico si trincerarono fra i palazzi di pietra e i vicoli della Città vecchia vicino alla riva del fiume Tigri, gli aerei bombardarono tutto e seppellirono sotto le macerie l’ultima sacca di resistenza e chiunque fosse lì, perché avanzare metro per metro rischiando scontri all’arma bianca sarebbe stato costato troppi soldati.

Tank israeliani pronti di fronte a Gaza: il rischio di perdere gli ostaggi ancora in mano ad Hamas

Nonostante appena fuori Gaza ci siano molti tank israeliani pronti, c’è un ultimo ma non meno importante fattore: gli ostaggi. Ben duecento sono gli individui ancora nelle mani di Hamas, di cui molti stranieri, che a Mosul non c’erano. Resta inoltre irrisolto il nodo dei civili da evacuare: a Mosul bastò fuggire fuori dalla città per mettersi in salvo, mentre quelli di Gaza non saprebbero dove andare.

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gli ostaggi ancor anelle mani di Hamas fermano i tank israeliani pronti a invadere la Striscia di Gaza

Non è ancora chiaro se l’esercito israeliano punta a prendere tutta la Striscia oppure soltanto la metà Nord. Secondo New York Times, il Pentagono ha frenato Israele per la mancanza di obiettivi chiari delle IDF. Inoltre, ha mandato come consulente un generale dei marines a tre stelle, James Glynn, dotato di esperienze di combattimento come a Falluja nel 2004.

L’Amministrazione Biden vorrebbe ritardare ancora l’operazione di terra, al contrario dell’esercito israeliano che non smuove neanche di un centimetro i tank israeliani pronti. L’altro ieri la radio militare israeliana aveva confermato che la luce verde all’operazione era stata rinviata. Ma non è chiaro per quanto. In questo scenario il tempo è l’alleato più efficiente per Hamas.

Conclusioni Israele tiene molti tank israeliani di fronte a Gaza

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