Andrea Chénier
Spettacolo,  Opera

I record dell’Andrea Chenier alla Scala 2017

Grandissimo successo per l’Andrea Chénier ieri sera alla Scala di Milano.

Ieri sera l’Italia artistica ha dato prova di quello che può fare, quando fa sistema, con l’Andrea Chénier alla Scala.

Andrea Chénier

Una favola straordinaria l’Andrea Chénier rappresentata dal meraviglioso allestimento, dagli interpreti, dall’orchestra, dalla regia scaligera e da un pubblico finalmente quasi normale, senza gli eccessi del passato.

Persino la sottosegretaria Boschi ha avuto il buongusto di evitare la passerella dell’ingresso principale, meglio.

L’opera di Andrea Giordano con libretto di Luigi Illica ha avuto dieci minuti di applausi con molti, “bravi”.

 Gli applausi hanno accomunato tutti gli interpreti, ma sono stati più intensi per Anna Netrebko (Maddalena), beniamina del pubblico scaligero avendo riscosso grandi consensi in altre due prime inaugurali: nel Don Giovanni del 2011 e nella Giovanna d’Arco del 2015. Lei ha duettato col marito debuttante alla Scala, Yusif Eyvazov, apprezzato Chénier. Ai consensi per entrambi è stato accomunato l’altro protagonista Luca Salsi nel ruolo di Gérard.

Ma l’ovazione è stata per Chailly che non ha lasciato spazio ai tradizionali applausi dopo le sei romanze in omaggio al volere di Giordano e al suo ritmo serrato del tempo teatrale, quasi fosse una sceneggiatura cinematografica.

E sono stati applauditi anche il regista Martone e gli autori di scene Margherita Palli, costumi Ursula Patzak, luci Pasquale Mari e coreografia Daniela Schiavone oltre agli altri componenti la compagnia di canto.

É piaciuta la regia, fedele alla rappresentazione di una vicenda di amore e morte inserita in un contesto storico preciso: la Rivoluzione Francese. Martone ne ha magistralmente affrescato i contrasti: l’ancien regime e la rivoluzione, l’amore e la gelosia, il giusto riscatto della libertà e i crimini commessi in suo nome. Sono tensioni che il regista ha messo in scena.

E se Chailly ha voluto esaltare la continuità e il senso ritmico della musica di Giordano, Martone lo ha assecondato ricorrendo a un impianto girevole per evitare le tradizionali pause per i cambi di scena.

I quattro quadri che compongono l’opera si succedono così l’uno all’altro con la sola soluzione di continuità dell’intervallo fra il secondo e il terzo.

La regia degli “scontri” appare subito, con la scena della festa nel Castello di Coigny, nel 1789, tra stucchi dorati, specchi, mobili Luigi XV, con i rappresentanti della nobiltà immobili come statue di cera in un museo. Solo servi e lacché sono persone viventi, quelli che faranno il futuro della storia.

La nobiltà si anima per danzare (una gavotta). È qui che il poeta Chénier incanta con i suoi versi sull’amore la giovane Maddalena, ed è qui che il servo Gérard, segretamente innamorato della ragazza, getta sprezzante la livrea e abbandona il castello denunciando l’ arroganza dei signori e l’ingiustizia sociale.

Passano 5 anni e a Parigi impera il Terrore. La scena ricorda il Pont Neuf, con i suoi mascheroni e le botteghe parigine, fra Tricolori e berretti frigi. Gérard, che è uno dei capi della Rivoluzione, ritrova Maddalena, ridotta in povertà e affronta Chénier che la protegge.

La scena gira ancora, e compare il tribunale, con la sua folla curiosa e avida di lacrime, dove Gérard tenta fino all’ultimo, senza riuscirvi, di salvare il poeta rivale. E l’ultimo giro è riservato alla fine del dramma, con Maddalena che decide di morire con Andrea. Con lui sale sulla carretta. Sullo sfondo la sagoma inquietante della ghigliottina.

Due miloni di Italiani hanno seguito la prima della Scala, cioè uno spettacolo che Rai, Teatro alla Scala, Comune di Milano e Sponsors (tra tutti IntesaSanpaolo ed Edison) hanno voluto organizzare ed offrire all’Italia e al mondo.

 

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