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Attualità

Il femminicidio è una piaga: 83 donne uccise nel 2023

83. Questo è il triste numero delle donne uccise nel 2023, quando siamo giunti alla fine del mese di novembre. Una vittima ogni 4 giorni. Femminicidio è il termine ormai impiegato per indicare quella che di fatto è una vera e propria piaga sociale, culturale, politica ed intellettuale che affligge l’Italia, e non solo, ormai da tanto, troppo tempo.

L’ultima recente e drammatica storia è quella che vede come vittima la giovane Giulia Cecchettin. La 22enne veneta è stata ritrovata morta pochi giorni fa presso un’area boscosa situata tra il lago di Barcis e Piancavallo, nella provincia di Pordenone. Indagato per il brutale omicidio della ragazza, prossima alla laurea in ingegneria, è, come ormai noto, l’ex fidanzato Filippo Turetta, fermato e arrestato dalle forze di Polizia in Germania poche ore fa.

L’ennesimo caso in cui ad essere vittima è una donna, di qualsiasi età o estrazione sociale o dimensione culturale. Una donna che ha posto la propria fiducia o rivolto il proprio amore alla persona sbagliata. E a render più grave questo quadro già di per sé inquietante sono i numerosi commenti, le dichiarazioni, i pareri pubblici, social e politici, che tanti presunti giudici si sentono in dovere di emettere.

Nuova e pessima conferma che il problema è radicato e poliedrico. E che per poterlo risolvere rapidamente e in modo definitivo urge agire in ogni ambito. Non sono sufficienti pochi semplici cerotti su una piaga profonda e infetta come quella del femminicidio. Ennesima riprova arriva nelle ultimissime ore da Fano, dove un 70enne ex titolare di una nota pizzeria cittadina avrebbe strangolato la moglie, forse malata. Il quadro resta ancora carico di ombre, e i fatti rimangono da chiarire, con gli inquirenti del comune marchigiano che starebbero vagliando tutte le ipotesi.

Il femminicidio è una piaga: 83 donne uccise nel 2023
Il femminicidio è una piaga: 83 donne uccise nel 2023

In Italia serve cambiare: che Giulia Cecchettin sia davvero l’ultima vittima di femminicidio

Ancora una volta un partner, o un ex compagno, fidanzato o marito, si macchia del massacro di una donna innocente. La spinta ultima proviene da una concezione malata e marcia del rapporto. Una dinamica che perde i connotati di una somma di due soggettività indipendenti che insieme si possano arricchire, completare e migliorare. E invece a prendere il sopravvento è l’idea insana di un verso univoco della relazione, nella quale un individuo comanda e l’altro è comandato.

Una piaga sociale, culturale e politica. Altro termine che meglio ne possa descrivere i tratti infimi e purulenti non sembra infatti esserci. Una ferita nel tessuto civile italiano, così come in quello di molti altri Paesi ritenuti “occidentali” e dunque vicini ad una pretesa superiorità intellettuale inconsistente o perlomeno smarrita da tempo, che appare molto più profonda di quello che forse può sembrare da un primo distratto sguardo.

Giulia Cecchettin è soltanto l’ultima vittima di un elenco troppo lungo nel quale nomi e cognomi si presentano affiancati e accomunati dal sangue e dalla morte. Nessuna differenza di classe sociale, di età, o di provenienza geografica o regionale. 83 sono le vittime di una mano familiare, e addirittura 53 quelle massacrate da un partner o un ex.

Andiamo dai 13 ai 95 anni, con una pericolosa tendenza, come nel caso di Giulia, ad un drastico abbassamento della media. Insomma sempre più ragazze giovani si ritrovano coinvolte in drammatiche vicende di violenza e sopruso. Il 4 gennaio dell’attuale anno solare toccò a Giulia Donato, 23enne uccisa dall’ex compagno. E in questi giorni di nuovo una Giulia, ancora più giovane, ugualmente innocente.

La china va necessariamente e rapidamente cambiata. Occorrono interventi immediati e profondi, che possano modificare tendenze ed idee che troppo spesso appaiono radicate nel tessuto sociale e culturale del Paese. Uno sforzo massiccio va fatto in particolare nelle scuole e in ogni ambito del settore educativo. Il primo passo deve essere la prevenzione, fatta di dialogo, educazione, ascolto, insegnamento, e non soltanto la commemorazione delle vittime, sacrosanta certo, ma successiva a tali episodi.

Il femminicidio è una piaga: 83 donne uccise nel 2023
Il femminicidio è una piaga: 83 donne uccise nel 2023

Femminicidio: un problema da affrontare seriamente anche tra commenti e social

Tutti giudici. Tutti esperti. Questo è l’aspetto secondario e poco edificante che la storia di Giulia Cecchettin, così come prima gli altri tristi episodi di femminicidio, ha nuovamente messo in luce. Purtroppo la violenza e la sofferenza che tali atti mettono in moto diventano troppo spesso l’occasione per fare polemica, per sentirsi autorizzati ad emettere sentenze o giudizi, per usare i social come cassa di risonanza in cui esprimere pareri non richiesti e decisamente fuori luogo.

Anche l’omicidio di Giulia Cecchettin è stato strumentalizzato e caricato di significati politici ed ideologici che poco o nulla centrano con il caso. Viene proprio dal Veneto ad esempio una vera e propria bufera mediatica che ha travolto il consigliere regionale Stefano Valdegamberi.

Eletto nella lista Zaia il politico ha impiegato Facebook per rendere pubbliche alcune impressioni personali discutibili circa la vicenda di Giulia e Filippo. Parole che hanno profondamente indignato e frasi scioccanti che mostrano decisamente una scarsa empatia con il dolore che stanno provando una famiglia distrutta, e una comunità lacerata. Queste le parole impiegate da Valdegamberi:

Le dichiarazioni della sorella di Giulia non mi hanno convinto per freddezza e apaticità

Il consigliere ha inoltre fatto riferimento ad un atteggiamento ideologico secondo lui tenuto dalla sorella della vittima, con frasi rilasciate davanti alle telecamere secondo un vero e proprio copione da recita teatrale. Immediata e doverosa la presa di distanza da parte di Luca Zaia, presidente della regione Veneto. Ecco la sua replica:

Ho avuto modo solo in questo momento di leggere quanto scritto dal consigliere regionale Stefano Valdegamberi, nelle sue pagine social. Sono parole dalle quali mi dissocio totalmente, nei concetti espressi e nelle modalità. Penso che sia il momento del dolore e del suo rispetto, non certo quello di invocare l’intervento di magistrati sulle dichiarazioni personali della sorella di una ragazza che ha perso la vita in questo modo tragico. Siamo tutti chiamati a una riflessione profonda, intima, e soprattutto a combattere ogni forma di violenza sulle donne nella società

Il femminicidio è una piaga: 83 donne uccise nel 2023
Il femminicidio è una piaga: 83 donne uccise nel 2023

Altrettanto discussa è stata nelle ultime ore anche la frase pubblicata dalla giovane scrittrice e attivista Valeria Fonte, secondo cui a commettere l’atrocità che riempie le prime pagine di tutti i giornali ormai da giorni “è stato il vostro bravo ragazzo”.

Siamo davanti ancora una volta ad inutili sentenze e a dietrologie spicce che prendono il posto d’onore in una situazione che avrebbe bisogno di ben altro. I discussi termini usati dalla scrittrice sono infatti poi rapidamente circolati e presto abusati sul web, che è divenuto amplificatore per un sentimento di odio e di malessere diffuso, indirizzato verso categorie che nulla centrano con l’episodio occorso in provincia di Pordenone.

Sui social, e più precisamente su Facebook, è pure comparsa una pagina in favore di Filippo Turetta. Tema dei post pubblicati è la solidarietà verso il 22enne, accusato di essere l’esecutore dell’assassinio dell’ex fidanzata. Bersaglio primario delle accuse del gruppo sono i tanti articoli di giornale, le dichiarazioni di addetti ai lavori, politici e familiari di Giulia Cecchettin.

Il femminicidio è una piaga: 83 donne uccise nel 2023
Il femminicidio è una piaga: 83 donne uccise nel 2023

L’odio da tastiera di molte firme del piccolo gruppo Facebook si è concentrato in particolare su Elena Cecchettin, la sorella della vittima. Ipotesi di piani politici e strumentalizzazioni finalizzate già a garantirsi incarichi e poltrone prestigiose proprio nel controverso campo della politica italiana: queste sono soltanto alcune delle voci più insistenti presenti sulla pagina.

La stessa peraltro paragona Filippo Turetta a Steve Biko, un attivista sudafricano contrario all’apartheid morto e torturato in carcere sul finire degli anni ’70. Manco a dirlo commenti e reazioni ai post della pagina sono stati numerosi e hanno nuovamente dato fiamma al falò della polemica.

Tutte queste dichiarazioni e ciascuno dei commenti apparsi in lungo e in largo tra social, carta stampata, radio e televisioni, accrescono un contorno ideologico e culturale incastrato intorno ad un episodio di dolore e morte. Ogni passo da compiere oggi e in futuro verso una maggiore consapevolezza e una più profonda convinzione circa la triste realtà del femminicidio passa anche attraverso un depuramento necessario e concreto di toni, modi e parole.

Occorre tutti quanti lasciare da parte giudizi e pareri non richiesti. Emettere sentenze senza conoscere gli eventi, o stando a chilometri di distanza da una comunità dilaniata, non serve di certo a nessuno e non rappresenta un elemento costruttivo volto a raggiungere una nuova presa di coscienza collettiva e sociale di questo terribile fenomeno.

Il femminicidio è una piaga: 83 donne uccise nel 2023
Il femminicidio è una piaga: 83 donne uccise nel 2023

Conclusione: il femminicidio è una piaga sociale, culturale, politica ed intellettuale: 83 donne uccise nel 2023

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