Il “primordialismo plastico” di Emanuele Cavalli in mostra a Roma
La mostra “Emanuele Cavalli e la Scuola romana: attraverso gli archivi” inaugura oggi alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma
La mostra visitabile dall’11 febbraio al 20 marzo, documenta il periodo dell’Italia tra le due guerre – momento cruciale della storia dell’arte del Novecento – attraverso lo sguardo di uno dei suoi protagonisti: Emanuele Cavalli.
La donazione del suo archivio alla Galleria Nazionale da parte della figlia è l’occasione sia per scoprire alcuni aspetti inediti sul suo universo artistico e umano che per conoscere le sue relazioni con alcune delle più influenti personalità del suo tempo.
Ecco così che diari, lettere e documenti esposti in questa bella mostra, ci raccontano il sodalizio con Felice Carena, Fausto Pirandello, Giuseppe Capogrossi, Corrado Cagli, Roberto Melli ed altri ancora. I protagonisti, cioè, della cosiddetta “Scuola romana”, definizione coniata dal critico Waldemar-George.
Tale era la portata teorica delle loro ricerche in pittura da infondergli l’esigenza di stilare un manifesto, a cui lavorarono a lungo, non senza dissidi. Nacque così il Manifesto del Primordialismo Plastico, datato 31 ottobre 1933 e firmato da Cavalli, Capogrossi e Melli. Leggendo il testo si comprende quanto al colore fosse affidato un ruolo centrale e quanto esso fosse strettamente connesso alla costruzione delle forme, dei volumi e, più in generale, all’equilibrio della composizione.
Emanuele Cavalli
L’artista (Lucera, 1904 – Firenze, 1981) nasce da una ricca famiglia pugliese di collezionisti d’arte. Nel 1921, si trasferisce a Roma per frequentare l’Istituto Artistico Industriale. Nel 1922, si iscrive alla Scuola d’arte aperta, in via degli Orti Sallustiani, da Felice Carena e da Attilio Selva .
Qui conosce Fausto Pirandello che si iscrive alla Scuola proprio nel 1922 come Cavalli, mentre l’anno successivo si aggiunge Giuseppe Capogrossi. Ben presto, tra i tre giovani artisti, si crea un duraturo sodalizio, che naturalmente condurrà ad esiti diversi, ma vissuti con reciproca partecipazione.
La pittura di Cavalli risulta legata a quel tonalismo che Fausto Pirandello trasmette ai suoi compagni. Ma Cavalli rimane più morbido e avvolto da un mistero alchemico e mitico che sarà presente in tutta la sua produzione. Dopo il viaggio a Parigi e l’interessamento alle filosofie ermetiche, la sua pittura è tonale e allo stesso tempo aderente ad un primordialismo magico e archetipico. Le forme e le figure sono primigenie, istintive, oniriche ma anche semplici, quotidiane.
La mostra
In mostra, oltre ad una selezione dei documenti più significativi dell’archivio di Cavalli sono esposti alcuni dei dipinti, di cui i diari e gli appunti raccontano la lunga gestazione creativa.
L’evoluzione della pittura di Cavalli è poi evidenziata in esposizione mediante il confronto con capolavori dei colleghi a lui più vicini, provenienti da raccolte private e dalle collezioni della Galleria Nazionale.
Il percorso espositivo
Tre le sezioni della mostra.
In quella introduttiva viene messa a confronto l’evoluzione della pittura di Emanuele Cavalli con quella dei colleghi della “Scuola romana” a lui più vicini. Le opere sono accostate tra loro per evidenti analogie compositive e iconografiche, ma anche per metterne in luce le differenze.
Nella seconda sezione della mostra, con l’ausilio di documenti e raffronti, vengono indagati la pittura tonale di Cavalli, le sue origini e i suoi esiti.
La terza sezione, infine, propone uno sguardo sull’attività di fotografo di Emanuele Cavalli, mettendo in luce le connessioni con le ricerche da lui condotte in pittura.
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