Israele, i parenti degli ostaggi entrano a forza nella Knesset
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Israele, i parenti degli ostaggi entrano a forza nella Knesset

I parenti degli ostaggi entrano a forza nella Knesset: questo l’ultimo tragico sviluppo di una guerra in Medio Oriente che non sembra poter trovare risoluzione. I famigliari di chi ancora è, purtroppo, nelle mani dei guerriglieri di Hamas si sono scagliati contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.

Nessuna pace, trattative sempre più complicate e un bilancio che si aggrava di giorno in giorno. Questo è il quadro proveniente dalla striscia di Gaza. L’intransigenza di Netanyahu circa una pace che comporti la costituzione di un nuovo Stato palestinese sembra frenare ogni passo in avanti, e aggiunge giorni di tormento per le famiglie di vittime, dispersi e prigionieri.

Dopo le tensioni dei giorni scorsi, con diverse persone raccoltesi nei pressi della casa di Benjamin Netanyahu nel corso della serata di domenica 21 gennaio, nuovi attimi di forte agitazione si sono registrati nella mattinata di lunedì 22 gennaio quando alcuni dei famigliari degli ostaggi hanno vivacemente protestato contro il leader dello Stato ebraico.

Israele, i parenti degli ostaggi entrano a forza nella Knesset
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Israele, i parenti degli ostaggi entrano a forza nella Knesset: rivogliono figli e famigliari a casa

Prima la protesta nei pressi dell’abitazione personale del presidente Benjamin Netanyahu, poi a distanza di appena qualche ora l’irruzione nel Parlamento monocamerale israeliano denominato Knesset. A rendersi protagonisti di questa veemente iniziativa sono stati alcuni dei famigliari degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas.

Voglio mio figlio vivo, non in una bara o in una borsa nera

Queste le angoscianti parole usate da una donna, che attende dal 7 ottobre scorso di capire cosa accadrà a proprio figlio. Con lei altri parenti dei prigionieri hanno inveito contro politici e parlamentari, invitandoli ad alzarsi dai propri seggi e chiedendo a gran voce un impegno concreto e deciso volto a riportare a casa i propri cari.

L’irruzione è avvenuta nella mattinata di lunedì 22 gennaio e si è consumata nell’area finanze della sede politica israeliana. Dopo attimi di forte tensione e importante concitazione, sono intervenute le forze di polizia ad allontanare i manifestanti.

Di fatto quello andato in scena nel Parlamento ebraico è soltanto l’ultimo episodio di forte dissenso espresso nei confronti del primo ministro Benjamin Netanyahu. La rigidità di quest’ultimo nelle trattative internazionali per la pace viene infatti interpretata da molti come un’intransigenza pericolosa e a tratti immotivata.

Israele ha una proposta sugli ostaggi. Contrariamente a quanto è sostenuto non c’è una proposta sincera da parte di Hamas. Voglio dirlo nella maniera più esplicita, anche perché ci sono molte notizie non corrette che di sicuro vi causano dolore

Questa la giustificazione dello stesso Bibi, che ha scatenato la dura reazione dei parenti degli ostaggi. I famigliari di 15 ostaggi erano infatti stati accolti per discutere e ricevere aggiornamenti sulle condizioni dei propri cari.

Oltre a questo grave e drammatico episodio, nell’arco di poche ore si sono registrati numerosi altri “focolai” di protesta in lungo e in largo nel Paese. Alcune manifestazioni sono state organizzate in diverse città, tra cui anche Haifa.

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Cresce la tensione contro Netanyahu: Borrel e numeri sempre più tragici condannano il leader israeliano

Mentre a Bruxelles proseguono i tavoli della pace, alla presenza anche dei ministri degli Esteri di Israele e Palestina, nel cuore del conflitto medio-orientale cresce la tensione. L’entrata a forza dei parenti degli ostaggi nella Camera parlamentare ha fatto seguito alle dure parole usate da Josep Borrell, rappresentante dell’Unione Europea per la politica estera:

È inaccettabile opporsi alla soluzione dei due Stati. Così non si batte Hamas, si crea odio

Dichiarazioni dure che confermano una volta di più l’isolamento politico in cui si ritrova Benjamin Netanyahu. Le voci di dimissioni spontanee o imposte per il leader israeliano iniziano a rimbalzare con sempre maggiore risonanza da Gerusalemme.

Nel frattempo a condannare l’operato del presidente ci sono anche i numeri. Secondo le stime rese pubbliche dal ministero della Salute di Gaza il numero dei morti accertati avrebbe toccato quota 25 mila. A questi vanno inoltre sommati circa 63 mila feriti, di cui molti in gravi condizioni.

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Conclusione: Israele, i parenti degli ostaggi entrano a forza nella Knesset e si scagliano contro il presidente

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