Moda

LA RESILIENZA DI GUCCI, MICHELE DICE STOP ALLE SFILATE

La mutabilità della moda ai tempi di Covid-19: il 2020 verrà ricordato come l’anno dei cambiamenti. Come Gucci, che dice stop alle sfilate

Mutabilità o commūtābilĭs. Ciclica o cўclĭcus. Cosa accade nella moda? Il 2020 sarà l’anno dei cambiamenti o di una nuova ripartenza? Un atto di coscienza nell’irrefrenabile motore della produzione; una riproducibilità affannosa che priva di ogni germe, la creatività. Un estetismo decadente, quello odierno, che avrebbe sollecitato l’acuto intelletto di Walter Benjamin, ancora una volta, a scagliarsi contro la produzione massiccia di cose (o di indumenti).La decisione di Gucci di dire stop alle sfilate vale un’attenta riflessione.

Prima di Alessandro Michele, Anthony Vaccarello che qualche settimana fa annunciava l’addio al calendario parigino del marchio di lussi Saint Laurent. In Italia, ormai da qualche anno, Dolce&Gabbana hanno salutato l’ufficialità del calendario per sfilare in solitaria. Da due collezione, Francesca Liberatore ha deciso di presentare fashion show in totale indipendenza della Camera Nazionale della Moda Italiana che l’avrebbe fatta sfilare, ancora una volta, all’interno dello Scalone Arengario di Milano: troppo poco per una stilista intraprendente.

Il diario di Alessandro Michele

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La moda non è più capace di stupire. È lenta. Forse ha già mostrato tutto di sé, come una messalina che non riesce più a scandalizzare, a provocare. A reinventarsi.

Così, una notizia lanciata su Instagram, alla mercé di chiunque, provoca uno tsunami nel fashion biz: perché se Gucci dice addio alle canoniche sfilate, allora qualcosa sta cambiando per davvero.

Il diario di Alessandro Michele: su Instagram, i pensieri (colti) dello stilista romano

In questo silenzio che è cosa viva“, si legge nel post scritto da Alessandro Michele e postato sul profilo IG di Gucci, il mio ascolto abbraccia tutte le persone che lavorano per me. Ricalibrare il tempo su passi più umani vuole essere una promessa di rinnovata cura nei confronti di questa meravigliosa comunità d’intenti cui orgogliosamente appartengo. È il mio progetto, pro-jectum: l’arte di gettare nel futuro l’esistenza. Un futuro declinato al plurale, che comprende il “noi” come fondamento. Che comprende quell’abbraccio che oggi non possiamo darci ma verso cui torneremo con una comprensione più espansa. Con intesa di branco e respiro ritrovato. Sarà il tempo in cui impareremo sentire crescere, di notte, le foreste.”

Oggi che siamo ancora lontani, il mio amore per la moda scalpita. La nostra specie, in fondo, è questo: ama a più non posso nel pieno del mancare.  Alessandro

Non è retorica, questa: la moda ha bisogno di rallentare il passo. Di concedersi del tempo. Di modellare il futuro su nuove visioni. Di declinare l’invito all’avidità delle collezioni spalmate tutto l’anno, che privano del solerte compito della moda a fungere da ponte tra chi siamo e ciò che vorremmo essere.

 

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