Vittorio Boiocchi è morto sabato 31 ottobre, storico capo ultrà dei nerazzurri.
Sabato sera, ore 19:48, è stato ucciso in zona Figino a Milano lo storico capo ultrà dell’Inter Vittorio Boiocchi.
È morto sabato l’ultrà della Curva Nord dell’Inter Vittorio Boiocchi. Erano state annunciate da poco le formazioni ufficiali per la partita Inter – Sampdoria delle 20:45.
Nei pressi di San Siro si stavano radunando a migliaia i tifosi nerazzurri per tifare la propria squadra del cuore: il tifo caldo della Beneamata si stava invece radunando come di consueto al baretto, storico ritrovo degli ultras.
La morte di Vittorio Boiocchi, capo ultrà dell’Inter
Qualche chilometro più in là, nei pressi di Figino periferia Ovest di Milano, Vittorio Boiocchi, 69 anni ultrà nerazzurro, stava rincasando quando due persone sul motorino gli hanno sparato tre colpi, due al petto e uno alla gola. L’intervento dell’ambulanza non è servito a niente: il capo ultrà è morto.
La voce della morte del capo durante il primo tempo è arrivata anche in curva, e allora gli ultras han deciso di rimanere in silenzio, in segno di lutto.
Oltre al silenzio hanno incominciato a rimuovere tutti gli striscioni presenti. A fine primo tempo han deciso di compiere un gesto ancora più estremo: abbandonare lo stadio.
Orde di tifosi nerazzurri hanno incominciato ad allontanarsi dal secondo anello verde, per omaggiare il capo ucciso. Ed è qui che nasce il problema. I tifosi non hanno potuto scegliere se abbandonare o meno lo stadio, se ne sono andati costretti, con minacce e talvolta violenza.
L’Inter ha preso una posizione chiara sull’accaduto, pubblicando oggi intorno alle 16:00 un comunicato in cui denunciano con fermezza l’operato degli ultras.
A livello operativo invece c’è un dibattito in corso sulla morale e sull’etica da applicare in queste casistiche. L’Inter ha o non ha colpe? Dovrebbe risarcire o meno i tifosi costretti ad abbandonare?
Come si stabilisce chi è uscito volutamente e chi costretto? Attendiamo novità sull’accaduto, nel frattempo la società di viale liberazione ha iniziato ad agire, almeno a parole.
Chi è Vittorio Boiocchi, il capo ultrà ucciso sabato
Vittorio Boiocchi nasce nel 1952 e intorno agli anni ’80 e ’90 diventa uno dei capi ultrà della Curva Nord dell’Inter. Più precisamente del gruppo dei Boys San, il gruppo più caldo della tifoseria.
Successivamente avvenne l’incarcerazione per 26 anni, con un totale di 10 condanne per estorsione, associazione a delinquere, traffico di droga e detenzione d’armi illecita.
Negli anni ’90 aveva legato il suo nome anche a personaggi mafiosi quali i fratelli Fidanzati di Cosa Nostra e ad altri elementi della ‘Ndrangheta.
Nel 2018 in seguito allo scontro tra gli ultras napoletani e interisti, scontro fatale per l’ultrà Daniele Belardinelli, gli venne dato il DASPO come agli altri capi. In seguito a quell’evento il direttorio della Curva Nord rifondò con i vecchi nomi: Boiocchi, Caravita e Bosetti al comando.
Nel 2019 tornò alla ribalta per una violenta rissa sugli spalti proprio con Caravita, portavoce della Curva vicino alla dirigenza dell’Inter e poi risoltasi (almeno ufficiosamente) con una foto insieme il giorno dopo.
Nel 2021 la polizia lo fermò in possesso di una pistola, un taser e pettorine della guardia di finanzia, reduce da un tentativo di estorsione milionaria ai danni di un imprenditore.
Il tributo della Curva Nord a Vittorio Boiocchi
Oltre al tributo, come detto pieno di polemiche, avvenuto durante la partita, la Nord ha voluto omaggiare il suo capo con un comunicato breve ma intenso: “La Curva Nord piange la scomparsa di Vittorio, per tutti lo “zio”. In questi attimi interminabili di buio e dolore è solo tempo di silenzio. Le nostre condoglianze alla famiglia.”
editor: Tommaso Mauri
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