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Guerra in Medioriente, nuovi retroscena sull’attacco del 7 ottobre: parla il n. 2 di Hamas

Dopo l’attacco del 7 ottobre a Israele la questione palestinese è riemersa con prepotenza in particolare circa la galassia Hamas: chi finanzia, quanti morti ha provocato dopo il 7 ottobre la stessa organizzazione Hamas, le ragioni si questo attacco di Hamas a Israele (peraltro per preparato). Ora ecco che spuntano a galla nuovi retroscena circa i fatti dello scorso 7 ottobre.

Interessanti dettagli, infatti, riemergono direttamente per bocca dei capi di Hamas sull’attacco del 7 ottobre scorso verso Israele. Il numero due dell’organizzazione Abu Marzouk ha concesso un’intervista ai microfoni della BBC. Nella lunga chiacchierata con l’emittente televisiva britannica, il vice-capo di Hamas ha affermato che originariamente c’erano piani diversi.

Attacco del 7 ottobre, il vice-capo di Hamas rivela: “Ecco chi avevamo escluso”

Dunque, dall’ultima intervista rilasciata ai microfoni BBC News, il numero 2 di Hamas Mousa Abu Marzouk ha rivelato nuovi retroscena circa l’attacco del 7 ottobre scorso. Sono dichiarazioni interessanti, in quanto esse dimostrano come la ferocia dell’organizzazione terroristica mantenga sempre la cancellazione d’Israele tra i propri obiettivi primari.

Uno dei capi più importanti nella gerarchia dell’organizzazione politico-militare ha ammesso alcuni cambiamenti rispetto ai piani iniziali circa gli eventi del 7 ottobre scorso. In particolare, Abu Marzouk afferma che inizialmente i miliziani, che pure hanno seminato il panico appena fuori la Striscia di Gaza, non avevano il compito di fare vittime fra i civili.

attacco del 7 ottobre
Alcune vittime nei kibbutz durante l’attacco del 7 ottobre: secondo i piani iniziali rivelati dal n.2 di Hamas i civili non dovevano essere uccisi

Nel mirino c’erano soltanto i militari israeliani, precisa il n.2 di Hamas, sostenendo che quel giorno sono stati uccisi “soltanto reclute o soldati”. Una dichiarazione che però fa a pugni con le azioni successive in cui i miliziani hanno invaso il festival nel deserto e dove hanno rapito con i quad centinaia di giovani israeliani, molti dei quali in possesso della doppia cittadinanza come la sventurata Shani Louk.

Nel corso dell’intervista, inoltre, salta un altro dettaglio interessante ma alquanto contraddittorio. Quando il cronista della BBC pone la  domanda se i leader politici di Hamas fossero al corrente che il braccio militare avesse pianificato un attacco del genere, Marzouk chiosa che l’ala militare del gruppo è indipendente e non ha bisogno della consultazione con la parte politica.

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Il n.2 di Hamas Abu Marzouk ha rivelato dei retroscena sull’attacco del 7 ottobre

Ci sono nuovi retroscena anche sul fronte degli ostaggi. Il n.2 di Hamas Marzouk ha rivelato che le decine di persone rapite nel corso dell’attacco non sono poi finite in ma no alla stessa Hamas, ma anche ad altre organizzazioni terroristiche palestinesi. Di conseguenza, a rigor di logica, chi sta facendo da soggetto terzo per le trattative come il Qatar ed altri Paesi dovrebbe parlare anche queste organizzazioni.

E’ poi opportuno precisare che Abu Marzouk è una persona sotto sanzioni da parte del governo britannico e proprietario della stessa BBC che lo ha intervistato di recente. Lui, come il resto della macchina burocratica di Hamas, è considerato a tutti gli effetti un terrorista dal Regno Unito. Della stessa linea sono anche UE ed USA, anche se al proprio interno soggetti privati e pubblici elargiscono fondi all’organizzazione.

Attacco dal 7 ottobre: già un mese

La complessità delle trattative con Hamas circa gli ostaggi e l’innalzamento repentino nella regione dopo l’attacco del 7 ottobre hanno già fattoi passare un mese. 30 lunghi giorni in cui il mondo sta trattenendo il respiro verso una questione ormai diventata annosa ma dietro la quale di fatto sono in gioco buona parte delle potenze mondiali.

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L’attacco del 7 ottobre scorso rischia di diventare il sassolino di una terza guerra mondiale?

L’azione negoziatrice degli USA, che in questo teatro di guerra si sta dimostrando molto più cauta rispetto a quello ucraino, dimostra come davvero l’attacco di un mese fa possa diventare a lungo termine una vera e propria bomba ad orologeria verso una probabile terza guerra mondiale. Tale rischio da tempo lo denuncia Papa Francesco, che sin dallo scorso 7 ottobre mai si è fermato ad un invito a cessare il fuoco, in Medioriente (o Terra Santa in questo caso) così come anche nel resto del mondo.

Conclusioni nuovi retroscena sull’attacco del 7 ottobre di Hamas a Israele

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