Arte: Parigi celebra il centenario della morte di Auguste Rodin, Danaide
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Auguste Rodin: Parigi festeggia il centenario della morte 1917

In occasione delle celebrazioni per i cento anni trascorsi dalla morte di Auguste Rodin (Parigi, 1840 – Meudon, 1917) e in parallelo alla grande mostra Rodin, l’exposition du centenaire, inaugurata lo scorso 21 marzo, venti ricercatori provenienti da tutto il mondo hanno voluto rendere omaggio e onore al suo eclettico universo plastico e alla sua inconfutabile celebrità.

Una conferenza e una grande mostra per ricordare Auguste Rodin

Dalla Francia all’Italia, dall’Inghilterra alla Finlandia, dagli Stati Uniti fino al Giappone, gli studiosi hanno offerto il loro contributo alla riformulazione di ciò che ha rappresentato l’impatto rodiniano sull’estetica del XIX e del XX secolo.

Un’aria di reminiscenza che ci riporta al 2009, quando la grande mostra Oublier Rodin esibì (o piuttosto confessò) per la prima volta il fascino e la contestuale repulsione che la generazione di artisti di inizio Novecento ha provato nei confronti del genio di Meudon.

All’alba del secolo, la scultura è d’altronde tutta contenuta nelle mani demiurgiche di Rodin. La sua opera è energia, movimento, tormento, passione. Arduo è il compito di chi desidera soffocare l’attrazione esercitata da quest’arte imperiosa e nutrita di fascino.

Attraverso alcune tematiche, quali i fecondi scambi tra Rodin e gli intellettuali del tempo, il riconoscimento internazionale della sua opera e la dedizione degli artisti contemporanei che ancora guardano alla sua ricerca estetica, il convegno ha fatto luce su di una vasta produzione, poco conosciuta dal grande pubblico, che del rodinismo fa, per via positiva e negativa a un tempo, una costante di tecnica e di stile.

Si è parlato di Grey Barnard, del finlandese Wäinö Aaltonen, di Lehmbruck, ma anche di Brancusi, di Sidney Geist, di Robert Morris e della storiografia novecentesca, da Julius Meier-Graefe a Stefan Zweig.

Un programma denso di riflessioni che trova terreno fertile nelle sale della mostra, dove sono riunite ben duecento opere di Auguste Rodin e centocinquanta sculture di artisti del XIX e XX secolo, tra i quali Matisse, Bourdelle, Picasso, Giacometti, Lüpertz, De Kooning, Beuys, Baselitz e Annette Messager.

Qui si dispiega una trama fitta di sculture, disegni e dipinti, esibiti quali figli prediletti di un medesimo atto creativo. Faro della scultura moderna, in battaglia perpetua contro i modi della tradizione accademica e celebrativa, Rodin ha il merito indiscusso di aver introdotto nella pietra una vena espressionista e visionaria che ha suscitato una profonda ammirazione da parte di innumerevoli artisti.

L’accidente, l’incompiuto e il frammentario evocano la storia intima che egli ha vissuto nel suo atelier, precorrendo il patrimonio visivo della grande epoca delle Avanguardie.

Il riuscito intento del Comitato è stato quello di mostrare in che modo gli scultori moderni e contemporanei si misurano con l’estetica Rodin.

Il percorso dell’esposizione, la cui scenografia è stata curata dall’architetto e designer Didier Blin, segue i passi della sua vita di artista e si snoda attraverso tre sezioni distinte: l’espressionismo delle passioni umane, le sperimentazioni che si muovono intorno all’Esposizione universale del 1900 e l’“onde de choc” che, tra la fine del conflitto mondiale e i nostri giorni, si fa interprete del profondo dialogo tra Rodin e l’arte del Novecento.

La mostra ripercorre le glorie di questo maestro e incontrastato poeta delle passioni, rendendo omaggio a tutta la potenza del genio che fu.

 

 

 

 

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