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Spettacolo,  Attualità

Pokemon Go: semplice gioco o pericolo sociale? 2016

Pokémon Go‘, l’app del momento, è al centro di critiche serrate e feroci polemiche. Dove finisce il gioco e inizia l’alienazione di massa?

‘Pokémon Go’ rischia di diventare da semplice passatempo a pericolosa mania sociale: sono già numerosi i casi in cui il gioco ha causato incidenti e scontri, all’estero come in Italia.

A Baltimora un giovane è andato a sbattere contro un auto della polizia perché troppo impegnato a catturare le creature virtuali del gioco, ma anche nel nostro paese, nel Nolano, è accaduto qualcosa di simile: questa volta è stato un trentenne ad essere investito a causa della fatale distrazione di un automobilista, alle prese con Pikachu e soci.

A spopolare è anche l’indignazione morale per l’ubiquità dei mostriciattoli della Nintendo: le creature sono “catturabili” in luoghi tabù e in realmente pericolosi per l’incolumità dei giocatori, come alcune ex zone di guerra.

La richiesta da parte del direttore di Auschwitz ai dirigenti della Nintendo di rimuovere il gioco dal campo di concentramento è rimasta fino ad ora inascoltata: al momento è ancora possibile giocare a ‘Pokémon Go’ nel perimetro del lager, luogo simbolico di tutte le tragedie del ‘900. Lo stesso discorso vale per altri luoghi della memoria storica: il memoriale dell’Olocausto di Berlino, il Museo del Gulag di Mosca e molti altri, mentre in Egitto il ministro delle comunicazioni ha definito il gioco: “un pericolo di Stato”.

Ci troviamo così in una situazione dalle parti dell’osceno e del’assurdo, che sembra indicare  i prodromi di un’apocalisse zombie, zombie di una nuova specie, quella dei videogame addicted.

Le polemiche affiorano anche in luoghi e situazioni più profane, portate avanti da noti personaggi dello spettacolo. Ieri sera, durante un suo concerto, Rihanna si è riferita così al pubblico: “Non voglio che scriviate messaggi alle vostre ragazze o ai vostri ragazzi, e non voglio che vi mettiate a catturare i vostri Pokemon qui”.

Meno estemporanee e più ideologiche le osservazioni del regista americano Oliver Stone, durante una conferenza stampa al ‘Comic Con’ di San Diego: il regista ha parlato della app della Nintendo come di una nuova metodologia di invasione capitalista, un mezzo di controllo da parte del potere tecnocratico sugli individui, un viatico per il totalitarismo. Un messaggio forte, quello del regista – che da sempre affronta la tematica del potere politico e della sua influenza sugli individui e la popolazione – collocabile idealmente tra la filosofia di Foucault e la deriva paranoica.

Ad alleggerire un po’ i toni ci pensa lo scrittore Massimiliano Parente, che nell’articolo di oggi su ‘Il Giornale’, ha parlato del gioco esclusivamente come di una piacevole e realmente innovativa occasione per lo svago estivo: “grazie ai Pokemon si apprezzano tante cose diventate indifferenti per abitudine, monumenti rivitalizzati da mostriciattoli colorati, panorami banali da cartolina (il cupolone o l’altare della patria visti dalla terrazza del Pincio) resi più eccitanti dalla comparsa di una rarità da cacciare.”

Aldilà di ogni – sensato – allarmismo ed altre ben assestate riflessioni di buon senso, ‘Pokemon Go‘ apre a nuove considerazioni sulla privacy e sul potere sempre più invadente delle corporation legate al mondo dell’entertainment.

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