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Editoriali

Putin Prigozhin il duello finale 2

Putin Prigozhin Il capo del Cremlino torna in televisione e detta le condizioni ai ribelli. “La ribellione armata sarebbe stata soppressa”

“Con me o l’esilio” Putin dichiara la fine della Wagner

Putin Prigozhin  Dopo due giorni di silenzio sono riapparsi entrambi. Prima il ribelle latitante  Prigozhin col solito sproloquio  su Telegram messo in onda dal suo ufficio stampa scuse e sproloquio. Poi   Putin con un brevissimo, ed durissimo discorso alla nazione che sospende il palinsesto televisivo serale e definisce la fine della compagnia militare privata Wagner. La sfida tra i due non è finita con l’accordo che sabato aveva fermato la marcia di Wagner su Mosca. È soltanto l’inizio .

Putin Prigozhin Il capo di Wagner parla per 11 minuti.

 Il capo di Wagner parla per 11 minuti. Si giustifica. Sostiene che la marcia su Mosca dei suoi mercenari Wagner «non era un golpe, ma una protesta»; che voleva soltanto garantire la sopravvivenza della sua organizzazione rifiutandosi di firmare entro il primo luglio il contratto che l’avrebbe messa sotto la Difesa Nazionale  che non voleva uccidere 13 piloti, ma si è dovuto difendere dall’aviazione dopo aver perso 30 uomini nei raid aerei.

Millanta di aver «portato alla luce i gravi problemi di sicurezza nel Paese» coprendo 780 km prima di fermarsi «a poco più di 200 km da Mosca», di aver avuto la prova  del presunto sostegno popolare e che, se l’avanzata su Kiev l’avessero affidata a lui, l’avrebbe portata a termine.

Putin Prigozhin Accusato di avere colpevolmente taciuto in passato davanti alle spacconate di Prigozhin

Accusato di avere colpevolmente taciuto in passato davanti alle spacconate di Prigozhin,  Putin stavolta non lascia cadere le provocazioni. In serata il suo portavoce Peskov annuncia «una serie di dichiarazioni importanti» del presidente. «Senza esagerazione, saranno determinanti per il futuro del Paese». Da quando sabato aveva promesso alla nazione che avrebbe «punito» i traditori, non aveva più parlato. Le tv avevano mandato in onda una sua intervistata preregistrata il 21 e il filmato della sua partecipazione a un forum dedicato ai giovani e all’industria.

Vladimir Putin stavolta non lascia cadere le provocazioni.

Vladimir Putin stavolta non lascia cadere le provocazioni. Putin appare alle 22.10. Esordisce così: «Ogni tentativo di creare scompiglio interno è destinato al fallimento». Smonta le ricostruzioni. Altro che debolezza e divisioni. Rivendica «il più alto consolidamento del potere». Altro che improvvisazione dinanzi all’avanzata di Prigozhin. «Fin dall’inizio sono state immediatamente prese tutte le decisioni necessarie a neutralizzare la minaccia».

E se l’esercito non è intervenuto, non è per complicità con i rivoltosi, ma perché ha obbedito alle sue «dirette istruzioni» per «evitare spargimenti di sangue». L’obiettivo era «dare la possibilità di ripensarci a quanti avevano commesso un errore». Lo «sottolinea»: «La ribellione armata sarebbe stata comunque soppressa». Seppure fosse arrivata a Mosca. «Gli organizzatori della ribellione, nonostante la perdita del senno, non potevano non capirlo».

 Putin non nomina Prigozhin , ma lo accusa di aver tentato di «dividere e indebolire il Paese»

Di aver «tradito il Paese, la gente, quanti sono stati trascinati nel crimine». Di averli «spinti a morire, sotto al fuoco, per sparare contro i loro stessi connazionali». Torna ad alludere alla complicità di Kiev e dell’Occidente: «Volevano proprio questo, il fratricidio».

«Volevano — continua — che i soldati russi si uccidessero a vicenda

«Volevano — continua — che i soldati russi si uccidessero a vicenda, si uccidessero militari e civili, in modo che alla fine la Russia perdesse e la nostra società si dividesse, soffocando in una sanguinosa guerra civile». «Hanno sbagliato i calcoli». Per gli uomini di Wagner che hanno osato sfidarlo non ci sono vie di fuga. Chi non ha preso parte alla prospettiva di «spargimento di sangue fratricida», potrà stipulare un contratto con la Difesa o altre forze dell’ordine oppure tornare alle proprie famiglie. Per tutti gli altri, i ribelli, non solo per Prigozhin, c’è l’esilio in Bielorussia. «La promessa che ho fatto sarà mantenuta. La scelta è vostra».

Putin  Prigozhin continuano a giocarsi la loro partita.

Putin  Prigozhin continuano a giocarsi la loro partita. Il primo non cede. Non è disposto a ulteriori compromessi. E già dal mattino aveva lanciato chiari segnali. Primo: la prima apparizione televisiva di Sergej Shojgu da quando Prigozhin ne aveva chiesto la testa muovendo i suoi mercenari verso la capitale. Un filmato, probabilmente registrato giorni prima, in cui il ministro della Difesa ispeziona le forze russe in Ucraina, incontra i generali, scruta le mappe geografiche da vero comandante-in-capo. Il messaggio sottinteso è chiaro: nonostante le invettive di Prigozhin, Shojgu resta al comando, confermando le indiscrezioni raccolte dai media.

Evgenij Prigozhin latita

Ecco perché Evgenij Prigozhin latita. Sa che la sua immunità, e stessa sopravvivenza, è tutt’altro che certa. A Minsk non è mai arrivato. Un popolare canale Telegram russo, Brief, sosteneva fosse stato avvistato in un hotel della capitale bielorussa, il Green City, ma fonti locali contattate da Repubblica smentiscono. E nel pomeriggio riemerge dalla sua latitanza con un messaggio vocale che sa di ultima mossa. Seppure fosse vero, come ipotizza Julija Latynina su Novaja Gazata Europa, che sabato avesse goduto del sostegno dei servizi di sicurezza, ora è stato abbandonato. E lotta per la vita e la libertà.

Conclusione Il capo del Cremlino torna in televisione e detta i termini ai ribelli. “La ribellione armata sarebbe stata comunque soppressa”

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