Russia: il 25 giugno La ritirata della Wagner e cosa succederà ora?
Il 24 giugno in Russia il potere di Vladimir Putin è stato messo in discussione e solo il tempo, ora, dirà quanto fragile, o meno, è il presidente. Ma cosa è successo? Chi era a conoscenza del piano dei miliziani della Wagner? E cosa succederà adesso?
La situazione in Russia
Spari in aria e applausi della folla mentre i miliziani del Gruppo Wagner lasciano la città russa di Rostov (VIDEO) dopo che la loro marcia ribelle verso Mosca si è fermata a circa 200 km dalla capitale russa grazie alla mediazione della Bielorussia. I combattenti si sono ritirati dalla regione di Voronezh e di Lipetsk.
A meno di 24 ore dall’intervento di Minsk, il leader della milizia privata Prigozhin, sembra scomparso nel nulla.
Secondo il New York Times, che cita fonti di intelligence, autorità Usa erano state informate da giorni dei piani del capo del gruppo di mercenari Wagner.
Intanto, l’Istituto per lo studio della guerra (Isw) sostiene che l’ammutinamento di Prigozhin sarà pure fallito, ma il Cremlino si trova ora ad affrontare una situazione “profondamente instabile”.
Nel frattempo in un’intervista a Rossiya 1 registrata il 21 giugno scorso e di cui riferisce oggi la Tass, Vladimir Putin afferma che la sua priorità è l’attenzione all’operazione militare speciale in Ucraina. “Così comincio la mia giornata e così la finisco”, afferma il presidente russo.
Chi ha sfidato il potere di Mosca?
A sfidare Putin è stato Yevgeny Prigozhin, il capo del gruppo di mercenari russi Wagner. La sua marcia si è fermata a 200 km da Mosca. Dopo mesi di critiche sempre più violente contro le istituzioni militari.
Prigozhin è penetrato con le sue milizie in territorio russo. Senza incontrare, apparentemente, alcuna resistenza. Fino a quando, nella serata del 24 giugno, ha annunciato la marcia indietro “per evitare un bagno di sangue russo”
L’ammutinamento guidato dal capo del Gruppo Wagner forse non farà cadere le teste dei vertici della Difesa della Russia, ma sicuramente complica la guerra in Ucraina.
L’obiettivo minimo era quello di conservare il potere costruito in questi anni e mesi di guerra in Ucraina. Prigozhin dopo mesi di critiche – anche al Cremlino – ha quindi deciso di marciare su Mosca sperando di catalizzare una forma di ribellione nei ranghi delle forze armate e tra gli oligarchi. Ma non ha ottenuto ciò che sperava.
PERCHÉ LA WAGNER SI È RITIRATA?
Dopo alcune ore dall’inizio della loro iniziativa, i miliziani, fra gli applausi della folla, hanno lasciato la città russa di Rostov e le regioni di Voronezh e Lipetsk, e hanno deciso di ritirarsi.
Ma un fitto mistero avvolge ora le sorti del loro leader. Il Cremlino ha fatto sapere che il capo della compagnia militare andrà in Bielorussia e lui e i suoi miliziani non saranno processati per l’ammutinamento armato. Ma a molti osservatori sembra impossibile che l’ex cuoco di Putin possa sfuggire alla vendetta del presidente.
Da San Pietroburgo è poi arrivata la notizia che durante la perquisizione dell’Hotel Trezzini, ritenuto l’ufficio di Prigozhin, sono stati trovati contanti per il valore di 4 miliardi di rubli, circa 44 milioni di euro. Denaro che secondo Prigozhin doveva servire a pagare gli stipendi dei miliziani e i risarcimenti per i familiari.
COME SI COMPORTERÀ IL CREMLINO?
PUTIN SI VENDICHERÀ?
CHI SAPEVA DELL’ATTACCO?
LE REAZIONI INTERNAZIONALI
Ha detto il segretario di Stato americano Antony Blinken.
“La crisi in Russia rivela crepe nel sistema di potere di Vladimir Putin”.
“Al momento non abbiamo notizia di nessun capo militare cacciato da Putin”, ha aggiunto Blinken avvertendo che “bisognerà aspettare le prossime settimane per capire gli sviluppi”.
il presidente francese Emmanuel Macron, in un’intervista a La Provence dichiara:
“La rivolta del capo del gruppo Wagner, Yevgeny Prigozhin, ha mostrato “le divisioni che esistono nel campo russo, la fragilità sia delle sue forze armate che di quelle ausiliari”.
aggiungendo di aver
“seguito gli eventi di ora in ora, in contatto con i principali partner della Francia”. “La situazione resta in evoluzione”, ha concluso invitando a restare “molto vigili”.
La Cina sostiene la Russia “nel mantenimento della stabilità nazionale”.
E’ quanto si legge in una dichiarazione del ministero degli Esteri postata sul suo sito web in merito al caos creatosi in Russia sulle vicende collegate al gruppo Wangner nel fine settimana.
“Questi sono affari interni della Russia”, precisa la nota, secondo cui
“in qualità di vicino amichevole e partner di cooperazione strategica globale nella nuova era, la Cina sostiene la Russia nel mantenere la stabilità nazionale e nel raggiungere lo sviluppo e la prosperità”.
Il leader bielorusso Aleksandr Lukashenko, che ieri ha mediato con Prigozhin per fermare l’avanzata delle truppe Wagner in Russia, ha avuto oggi colloqui telefonici con il presidente russo Vladimir Putin e l’ex presidente kazako Nursultan Nazarbayev. Lo scrive l’agenzia Belta, secondo quanto riferisce la Tass.
“Per Putin è l’inizio della fine, è in un grosso guaio in questo momento”.
Ne è convinto Mikhail Kasyanov, ex primo ministro russo sotto Putin dal 2000 al 2004, che da quando è stato silurato è diventato uno dei principali critici dello zar.
In un’intervista alla Bbc, Kasyanov sostiene che dopo la sfida di ieri
“Prigozhin prima andrà in Bielorussia, ma penso che da lì si sposterà in Africa e sarà da qualche parte nella giungla o qualcosa del genere… Putin non può perdonarlo per quello che gli ha fatto”. Il boss della Wagner, osserva l’ex premier russo, “ha distrutto la stabilità di Putin e ora la sua stessa vita è un punto interrogativo…”
“C’è sempre grande considerazione da parte degli Stati Uniti per il governo italiano.
Ricordo le parole di grande riconoscimento di Blinken” durante la recente visita del titolare della Farnesina a Washington. Lo ha detto lo stesso ministro degli Esteri Antonio Tajani durante ‘In mezz’ora’ rispondendo ad una domanda sulle consultazioni di Joe Biden con alcuni leader europei sulla crisi in Russia tra i quali non c’era Giorgia Meloni.
“Noi siamo un grande Paese – ha aggiunto Tajani -, se l’Europa è ferma a difesa dell’Ucraina lo si deve anche grazie al governo italiano. Il sistema Europa si regge anche grazie anche al nostro Paese”.
NUOVI ALLLARMI E ATTACCHI IN UCRAINA
Sul fronte bellico, una esplosione è stata udita nella regione di Zaporozhzhia, a quanto riportato dall’emittente ucraina Suspilny ripresa da Ukrainska Pravda, dopo un allarme aereo sulla città e l’area circostante.
“L’aeronautica ha esortato i residenti locali a rimanere nei rifugi a causa dell’uso di armi balistiche provenienti dal territorio occupato”. Anche la russa Tass dà notizia dell’esplosione citando l’ucraino Obshchestvennoye, precisando che “sirene per raid aerei stanno attualmente risuonando nelle aree controllate da Kiev della regione di Zaporozhzhia”.
Nella notte, inoltre, bombe russe hanno colpito nove villaggi nell’oblast di Sumy e la città di Nikopol, nell’oblast di Dnipropetrovsk, con almeno un morto.
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Editor: Ludovico Biancardi
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