ricordo di enzo biagi
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Ricordo di Enzo Biagi, scomparso il 6 novembre

In ricordo di Enzo Biagi, alcune delle sue più celebri (e lucide) interviste

Il ricordo di Enzo Biagi: uno dei più grandi giornalisti della Prima Repubblica

In ricordo di Enzo Biagi (1920-2007) scomparso il 6 Novembre di 12 anni fa, MAM-e propone alcune delle sue interviste storiche. Condotte con tono pacato e fermo, propongono grandi personaggi e temi d’attualità: sono una sfida al senso comune.

Dalla corruzione ai sequestri di persona, dalla guerra fredda alle dittature: di seguito alcuni dei lavori più controversi.

Michail Gorbačëv

Dopo la fine della Guerra Fredda Biagi incontra l’ex leader del Partito Comunista per un’intervista inedita (2002). Allora Gorbačëv commenta l’esperienza della Seconda Guerra Mondiale. Inoltre si esprime pubblicamente sugli orrori dello stalinismo e sul controverso rapporto tra comunismo e fede cristiana in Unione Sovietica.

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Enzo Biagi nel suo studio in Galleria Vittorio Emanuele

Mu’ammar Gheddafi

Appena qualche ora prima del bombardamento americano su Tripoli (1986) Gheddafi rilascia per Enzo Biagi una famosa intervista. Il colonnello nega che ci sia tensione militare tra Stati Uniti e Libia. Ma pochi minuti dopo invoca tutte le forze rivoluzionarie del mondo contro gli Stati Uniti. Il video completo qui.

Carlo Alberto Dalla Chiesa

Poco prima dell’attentato di Palermo (1982), il prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa racconta il suo arrivo a Corleone nel 1949. Lì, da giovane ufficiale dell’Arma, si trova a indagare sul caso di 74 omicidi contro ignoti. Dunque sorge il riferimento al romanzo di Sciascia Il giorno della civetta. Dalla Chiesa rilancia denunciando l’infiltrazione mafiosa nella politica italiana durante i governi della DC. A questo punto Biagi dà una risposta celebre chiedendo se non fosse, la mafia, un amaro frutto della democrazia.

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Ritratto di Carlo Alberto Dalla Chiesa

Giulio Andreotti

In un’intervista del 1985 Giulio Andreotti parla del caso Moro, cioè del sequestro del presidente DC Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse (1978). Andreotti presenta il sequestro come un’azione terroristica isolata. Inoltre solleva da sè e dai servizi segreti ogni responsabilità per la morte di Moro.

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