Fiume Verde
Milano

Stefano Boeri ci racconta il : FIume Verde

 

Stefano Boeri, architetto e urbanista, ci racconta del Fiume Verde. Un progetto per unire i sette scali ferroviari oggi dismessi e trasformarli in un immenso polmone verde nella città di Milano

 

Come è nato nel 2007 il progetto conosciuto come il Fiume Verde, ovvero di unire gli scali ferroviari dismessi fra loro per creare un immenso polmone nella città di Milano?

Fiume verde BOERI. In realtà il progetto nasce qualche mese fa e riguarda una grande opportunità per Milano: la dismissione di sette scali merci per un totale di 1 milione e 200mila metri quadri. Precedentemente la giunta di Milano aveva elaborato un accordo di programma nel 2007 e in seguito una delibera nel 2016. Entrambe citavano i parametri quantitativi e funzionali di questi scali merci dismessi. La visone relativa al Fiume Verde cerca invece di guardare al di là dei dati contenuti nella delibera. Vuole infatti delineare un’opportunità unica per il futuro di Milano.

Essendosi ispirato alle grandi città del mondo come New York, Parigi, Madrid e Singapore  non ritiene che Milano sia troppo piccola per un progetto così importante?

Assolutamente no. Milano è una grande metropoli che, se si guarda oltre i confini comunali, raggiunge come una dimensione demografica di quattro o cinque milioni di abitanti. Inoltre è una delle capitali europee sia dal punto di vista produttivo che da quello della creatività. Ma e’ una città che oggi come non mai ha bisogno di verde, di spazi naturali, di biodiversità. A questo proposito gli scali merci è un’occasione unica per offrire a Milano un anello di parchi, di oasi, di boschi e di giardini che scorre nel cuore stesso della metropoli.

Si è ispirato a una città in particolare? FIUME VERDE BOERI

Non mi sono ispirato, ho guardato come altre città in alcuni momenti della loro storia sono stati capaci di cogliere delle opportunità straordinarie come questa. A questo proposito ho raccontato che in fondo oggi Manhattan non sarebbe la stessa se non avesse avuto nel 1860 la visione di realizzare un grande parco centrale invece che continuare la griglia ortogonale e densissima dell’edificato. Central Park è stato un grande passo in avanti e io penso che il Fiume Verde possa generare per Milano la stessa potenza che Central Park ha generato per New York.

Come pensa di rendere possibile il finanziamento di un’opera così importante e ambiziosa? Di chi ci sarà bisogno per realizzarla, del Comune o di privati?

Non c’è bisogno del Comune, il finanziamento verrà fatto dalle Ferrovie dello Stato che realizzando i volumi al perimetro di questo grande sistema di parchi finanzierà la realizzazione del verde e interventi migliorativi sulla rete del ferro.

In cosa consiste il progetto di unire le sette stazioni e quali benefici potrebbe trarre la città di Milano da un’opera così visionaria?

Le stazioni si uniscono tra loro grazie ai corridoi verdi. Questi si sostituiscono alla fascia dei binari dismessi e al ridisegno delle fasce di protezione dei binari che restano attivi; il tutto creerà una sostanziale continuità fra i diversi parchi, nella forma di un lungo corridoio ecologico.

Il fiume verde prosegue o riprende il filone del Bosco Verticale, ovvero quello di trasformare la città in uno spazio aperto alla natura? Questo è quello che si vedrà in futuro anche nei suoi prossimi progetti?

Sì, assolutamente sì, la filosofia è la stessa. Anche se il Bosco Verticale è un edificio, mentre qui si tratta di aree orizzontali quindi è un intervento diverso per dimensione e forma. Anche se in tutti e due i casi l’obiettivo è di riportare a Milano una grande presenza di habitat naturali.

I diversi scali merci cosa ospiteranno? Fiume verde BOERI

Nei diversi scali merci attorno al verde va prevista la possibilità di costruire degli edifici di residenza sociale. Inoltre, si creeranno inoltre spazi per la cultura, per laboratori artigianali, commerciali, servizi ai quartieri che si affacceranno sui nuovi parchi. Io spero che i municipi saranno coinvolti nella scelta delle destinazioni da offrire a questi volumi perimetrali, e questa è un’altra grande sfida.

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