Valeria Ferlini
Moda,  Sostenibilità

Valeria Ferlini, 20 anni di una sostenibilità che nasce interiormente

Alessandro Dalai ha intervistato Valeria Ferlini nello spazio di via Gerolamo Morone 4 sulla sostenibilità nella moda, il grande dibattito esploso dopo i casi Armani e Alviero Martini.

Valeria Ferlini, una sostenibilità interiore che nasce da un percorso di vita

– Che cos’è per Valeria Ferlini la sostenibilità nella moda?

La sostenibilità, parola che piace a tutti pronunciare, parte da dentro. Si declina prima verso le persone che lavorano per un’azienda, punto non discutibile e poi, oggi più che mai per il pianeta. Ma non possiamo essere così ipocriti annunciando una sostenibilità per gli habitat naturali sfruttando contestualmente persone che lavorano. Scandali, scandalucci…. Quel non sapere, pur sapendo che ti induce all’indifferenza, a quella non sostenibilità sociale. Zara, H&M, OVS ecc…dei geni, prodotto democratizzato per tutti, ma non possiamo esimerci dal non sapere che quando indossi un capo che hai pagato 30 euro circa qualcuno è stato pagato 0,50 centesimi o massimo 2 euro l’ora per cucirlo… ci vuole la consapevolezza nell’indossarlo.

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Valeria Ferlini

Non credo siano più i tempi di quella ideologia “bon ton”

Non credo siano più i tempi di quella ideologia “bon ton” che asserisce sempre “Guarda, l’ho pagato solo 30 euro”, con sguardo soddisfatto e portafoglio pieno. Ma quel bon ton deve scivolare nel sapere che le persone che lo hanno fatto stanno male, non sono protette, ma bensì sfruttate. 

Dal futile… l’indispensabile e indispensabile è il rispetto per il lavoro di chi produce. 

Non commento i grandi brand scivolati in questo meccanismo, pensieri declassati a quasi pensieri o non pensieri… lontani dal vero pensiero…

Attività mentale disordinata? No solo mero opportunismo intellettuale rivestito di tessuti e colori a “costo zero”… ma perché?

– Ci racconta il suo percorso dal carcere alla moda di strada?

Il progetto del carcere – Ape Malandra, è stato in assoluto il pezzo di storia aziendale più intenso ed entusiasmante che ho vissuto. Ho studiato filosofia e dietro a una creatività incalzante, sono riuscita a realizzare il primo progetto in Italia da dentro al carcere nella più totale non libertà a fuori dal carcere dopo 9 anni con lo stesso team le ho inserite con il mio lavoro. Durato 20 anni, molte di loro purtroppo non ci sono più. 

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L’esordio di questa esperienza è stato alquanto complessa per la logistica, ma fin dall’inizio ne ho colto un potenziale umano incredibile. Sono sempre andata in carcere, a San Vittore, tutti i giorni, 3 volte al giorno per 9 anni. Percorrere con loro i vari passaggi della creatività, esaltante, considerando che erano tutte al penale con 20/25 anni di detenzione.

Virna Lisi la duchessa di Kent

Hanno bucato il grigiore che le avvolgevano, i colori hanno fatto da padroni, soprattutto nelle loro teste. Dopo anni di formazione anticipavano dei modelli sapendo che rappresentavano il mio stile… incredibile. Dare a loro da lavorare tessuti di cashmere preziosi, lini meravigliosi, sete pregiate, è stato per me un messaggio molto chiaro: credo in te e attraverso la bellezza evadi in un mondo migliore. Vedere sui giornali che i loro capi erano indossati da attrici tra cui Virna Lisi, donne come la duchessa di Kent e tante altre ha fatto sì che la loro autostima si rigenerasse, ma non solo.

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Panorama, 20 ottobre 2006

Un essere umano si rigenera dal momento che il suo lavoro è ben pagato e non sfruttato: i prezzi di façon li decidevano loro e io li ho sempre rispettati. Questa per me è sostenibilità…

Sostenibilità è anche l’umanità che deriva da chi lavora con te

Sostenibilità è quando mi sono trovata a più riprese a lottare contro il cancro, dove la malattia risucchiata dalla chemio ti devasta.

Ed è la narcotrafficante più famosa d’Italia, che di fronte alla mia disperazione e perdita di tutti i capelli dice a tutte “Ragazze ci tagliamo tutte i capelli a zero e vince a chi crescono per prima, coì la Ferlini smette di rompere i coglioni”. Durezza? O infinita umanità? La vita infondo è una questione centimetri… in un attimo tutto può cambiare, ma questa per me è “umanità scarcerata”. 

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Perchè l’Ape Car è sostenibile?

L’Ape car, la vendita per strada è indubbiamente sostenibile. È un gioco di vendita spesso in località di mare e montagna in posti stupendi; sostenibile attraverso una vendita dinamica che riduce indubbiamente i costi di energia, riscaldamento e locazione. Permette di creare un sistema in continua evoluzione unico nel suo genere.

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Oggi volendo possiamo creare un canale di vendita nuovo, con 200 postazioni attraverso un meccanismo sempre in movimento con vari mezzi mobili e la scoperta più incredibile è che oltre ad un servizio per i clienti il prodotto non si declassa, anzi rende più ludica la vendita, il che non guasta. Questa è un’esperienza che dura da parecchi anni ed è sempre stata in crescita. 

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Un esempio di grande serietà e di cura per la sstenibilità è quando abbiamo realizzato il progetto di un ape car per la Walt Disney. Più di 50 certificazioni firmate e verificate da loro sulle nostre procedure di allestimento e sui nostri collaboratori. Questo avveniva nel 2008 quando non si parlava ancora di sostenibilità.

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Ape car per Walt Disney

Questi sono gli standard di alcune grandi e serie aziende multinazionali, anche se purtroppo oggi la moda è diventata un far west dove l’unico vero obiettivo è il business… costi quel che costi.

Conclusioni: per Valeria Ferlini sostenibilità significa rispettare le regole del gioco: “il coraggio e l’ironia mi hanno portata a rompere le regole di questo gioco in tempi non sospetti dove non si parlava di sostenibilità”. 

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