Salvador Dalì, Jean Clemmer an encounter a work
La Galleria 10 Corso Como di New York presenta una mostra di fotografie che rappresentano una collaborazione e un’amicizia creativa a lungo termine tra il fotografo svizzero Jean Clemmer e l’artista surrealista Salvador Dalí.
Quella tra Salvador Dalí (1904-1989) e il fotografo svizzero Jean Clemmer (1926-2001) non è stata una comune amicizia. È stata una comunione di talento, genio e creatività, da cui sono nate opere starordinarie.
E poichè il grande Dalí non si smentisce mai, da quest’incontro scaturiscono opere meravigliose come solo un angelo può essere, e inquietanti come le creature celesti che si divorano a vicenda. Meravigliose come i corpi nudi femminili che si mescolano al volto di Dalí, e inquietanti come le “Metamorphoses” che ne risultano. Conturbanti come le scene oniriche tra mitologia, scienza e magia delle “Levitazioni” della giovane musa Ginesta.
L’amicizia e il sodalizio
L’incontro tra Salvador Dalí e il fotografo svizzero Jean Clemmer , avviene nel 1962 quando iniziano a creare insieme alcune serie di fotografie di mises en scène e tableaux vivants. Queste opere nascono nella casa dove Dalí viveva con Gala, musa e moglie, a Port Lligat, un villaggio di pescatori sulla Costa Brava spagnola. Nell’agosto del 1962, su suggerimento di Dalí, Clemmer porta Ginesta, una ragazza appena conosciuta, come soggetto di un primo servizio fotografico che segna l’inizio di un’amicizia e di una lunga collaborazione professionale.
Nel 1968 il Daily Telegraph invita Dalì a dare un’interpretazione della moda spagnola. Dalí sceglie ancora una volta Jean Clemmer come fotografo. A Cadaques progetta un set dove inscena un grande Cristo rappresentato con il relitto di un barcone incagliato tra ossa, tronchi e pneumatici abbandonati.
Nel 1970 Dalí, da sempre affascinato dall’idea della morte, chiede a Clemmer di rappresentarlo come un’apparizione. È il ciclo delle Metamorphoses, le metamorfosi di Jean Clemmer.
Dalle mises en scène con dipinti e sagome di nudi femminili emergono i ritratti di Dalí, in una continua sovrapposizione fisica (i negativi su una stampa), e semantica (l’artista rinasce dal corpo femminile).
Le divin Dalí
Nel 1964 Dalí e Joudioux girano il film Le Divin Dalí, un cortometraggio, mentre Clemmer viene incaricato di scattare le foto di scena. La scena centrale del film descritta da Dalí come il cannibalismo dell’angelico era costruita su diversi piani di vetro, ciascuno con un angelo, per simulare l’idea di ascensione. Una ragazza indossava una testa di vitello, simulando il Minotauro mentre rigettava: «Il vomito, lo sai – sosteneva Dalí – è ciò che più si avvicina all’amore». Il cannibalismo invece rappresentava per l’artista un’allegoria all’alchimia, poiché implicava una trasmutazione e una rinascita.
La pellicola viene distrutta da un incendio poco dopo ma, per fortuna, rimangono come unica, preziosa testimonianza di questo cortometraggio surrealista, le fotografie che Clemmer ha scattato sul set.
La mostra
La mostra inaugura il 15 novembre ed è visitabile dal 16 novembre al 3 febbraio 201. Dal martedì al sabato dalle 11.00 alle 19.00 mentre la domenica dalle 12.00 alle 18.00.
10 corso Como Gallery. 1 Fulton Street – New York.
Jean Clemmer, Le Clown, 1962 © Jean Clemmer /Hèléne Clemmer.
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