cattelan maurizio
Dizionario Arte

Cattelan, Maurizio

Maurizio Cattelan è un artista italiano. Autodidatta, dopo una breve carriera come designer, si è affermato con un linguaggio dissacratorio nei confronti delle convenzioni e del sistema dell’arte.

Gli esordi di Maurizio Cattelan

Nel 1990 ha inaugurato la sua prima mostra ‘Strategie’ presso la Galleria Neon di Bologna, Studio Oggetto di Milano e Leonardi-V Idea di Genova, mentre nel 1991 ha allestito uno stand abusivo presso Arte Fiera di Bologna. Dopo il trasferimento negli Stati Uniti la sua fama sul piano internazionale è cresciuta progressivamente grazie a opere irriverenti e provocatorie i cui attori sono spesso animali imbalsamati (Bidibibodibiboo, 1996, installazione, Laure Genillard Gallery, Londra) e manichini definiti realisticamente che raffigurano personaggi storici (Him, 2001, installazione, Fargfabriken, Stoccolma) o l’artista stesso (La rivoluzione siamo noi, collezione privata).

L’arte di Cattelan si prende gioco delle icone del mondo contemporaneo, da quelle dell’arte come Lucio Fontana (Senza titolo, 1996) a quelle della storia come Giovanni Paolo II (Nona ora, 1999, installazione, Royal Academy, Londra), mettendo in discussione qualsiasi punto fermo in un’operazione destabilizzante che coinvolge spesso i suoi stessi galleristi (A Perfect Day, installazione, Galleria Massimo De Carlo, Milano). Nel 2001 ha fondato a New York con Massimiliano Gioni e Ali Subotnik la Wrong Gallery e nel 2006 è stato curatore della quarta Biennale di Berlino intitolata Of Mice and Men.

Permanent food

Maurizio Cattelan e Paola Manfrin, con Dominique Gonzalez-Foerster, creano Permanent Food: una rivista cannibale. Costruita come una sequenza di immagini sottratte furtivamente da una moltitudine variegata di altre riviste internazionali, strappate e poi ricomposte in una nuova sequenza ragionata, Permanent Food sfugge alla descrizione di sé e si racconta soltanto attraverso un brevissimo inciso, nascosto in ogni numero, che recita “a second generation magazine with a free copyright” (“una rivista di seconda generazione, senza copyright”). Permanent Food si basa sul principio secondo cui “accoppiare due immagini trasforma il significato di entrambe”.

Dominique Gonzalez-Foerster inventò il nome, poi le idee arrivarono velocemente; Cattelan, con modalità simili a quelle che utilizza per ogni sua altra attività, delegò ad amici e colleghi la propria autorità.

I primi numeri di Permanent Food uscirono sotto gli auspici dell’Association des Temps Libérés con il supporto finanziario de Le Consortium. Erano quasi delle fanzine composte esclusivamente da immagini (“come quelle che ti appendi dietro la scrivania o che strappi via dai giornali” ), spesso modificate e alterate da altri artisti coinvolti nel progetto. Il secondo numero fu presentato al Le Consortium spargendo le pagine della rivista sul pavimento di una delle sale espositive. Con il terzo numero Permanent Food passò dall’alterazione all’appropriazione delle immagini. Il circolo dei collaboratori si allargò a dismisura e in maniera virale: si chiese a ognuno di invitare dieci amici. A loro volta questi amici dovevano invitarne altri dieci e così via.

Il prosieguo della rivista

Nel frattempo Gonzalez-Foerster aveva lasciato la rivista. Ora Maurizio Cattelan poteva contare sulla collaborazione di Paola Manfrin, image engeneer e direttore artistico di McCann Erikson Italia, già attiva in Permanent fin dal primo numero. Paola Manfrin contribuiva con una conoscenza più puntuale dei meccanismi di produzione e di diffusione dei prodotti editoriali. Dal quarto numero Permanent si iniziò ad organizzare intorno a temi specifici, quasi dei numeri monografici. Limitò il numero dei collaboratori, che non sembravano fornire abbastanza materiale. Da quel momento sono loro due direttamente a scegliere ogni immagine.

“Faccio tutto a istinto, non penso mai dove qualcosa possa portarmi, anche se alle volte ci metto due anni a prendere la decisione più banale. Abbiamo iniziato Permanent come un esperimento, per aprire uno spazio quasi giocoso e poi è diventato una cosa seria. E tantissimo lavoro”: Paola Manfrin descrive così il processo di ideazione di un numero della rivista.

Permanent Food ha anche tratto materiali da collezioni private: ad esempio quelle del critico Vince Aletti, Jakob Bolotin, Paola Bay, Vogue Italia, Dazed & Confused e Pitti Immagine; talvolta le istituzioni coinvolte si sono occupate di coprire i costi di realizzazione. In altri casi, invece, i finanziamenti sono arrivati da istituzioni del mondo dell’arte.

La rivista è in vendita in libreria, su internet e attraverso il distributore francese Les Presses du Réel; borse in edizione limitata e edizioni speciali accompagnano ogni numero di Permanent Food così da garantire i fondi necessari alla pubblicazione.

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