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Frena il turismo nel 2023, niente boom per i prezzi troppo alti

L’estate appena trascorsa ha visto confrontarsi il Turismo e l’impennata dei prezzi. La voglia di partire ha avuto vita dura contro le tariffe alle stelle di hotel, ristoranti e soprattutto aerei. Europa sempre ad alto gradimento in estate, ma inflazione e aumento dei prezzi non hanno consentito al turismo di raggiungere i livelli pre pandemia.

Turismo in Europa, Prezzi e dati

Secondo ForwardKeys le prenotazioni di voli per l’Europa settentrionale, da giugno ad agosto, sono aumentate del 25% rispetto al 2022 e del 13% per l’Europa meridionale. Per Str che si occupa di dati sull’occupazione alberghiera nel mondo il numero di persone ospitate negli hotel del vecchio continente a luglio è stata inferiore del 4% al periodo preCovid.

Quindi la tanto preannunciata ripresa non c’è stata, almeno stando alla congiuntura di settembre, come spiega Marino Bella, direttore ufficio studi Confcommercio: «Otto milioni di notti in meno in albergo e altre strutture, rilevate da Istat tra gennaio e giugno, rispetto ai primi sei mesi del 2019 implicano che per raggiungere il record a luglio e agosto ci dovrebbe essere un +5%, oppure +10% in uno dei due mesi; un boom che non sembra essersi verificato. Effetto reddito e ricchezza pesano sulla spesa turistica degli italiani, ma anche quella degli stranieri cala rispetto al 2022 e al 2019».

A rappresentare il punto di vista dei tour operator ci pensa Pier Ezhaya, presidente Astoi: «Per noi è stata un’estate positiva, anche se la macchina è ripartita in chiaroscuro.

Il fatturato è stato lievemente superiore al 2019, mentre le presenze dei viaggiatori sono leggermente diminuite. L’inflazione ha creato flussi verso mete dai prezzi decisamente più competitivi, come Egitto, Tunisia e Albania, mentre dobbiamo parlare di indebolimento per Grecia e Spagna, con le mete esotiche che vanno per la maggiore in inverno».

Turismo in l’italia, prezzi e dati

Turismo italia 2023 Turismo in Italia

E l’Italia? «È andata così così – osserva Ezhaya – direi che la partita si è conclusa con uno zero a zero, ma indubbiamente siamo andati meglio della Grecia. Da noi si è verificata una sorta di isteria dei prezzi, partiti altissimi per poi rimodellarsi.

Quando succedono fenomeni come questo non è un buon segno perché vuol dire che i gestori sono stati troppo ottimisti sulle prospettive senza tenere conto del reale potere di spesa. I fornitori hanno provato a replicare i prezzi del 2022 senza calcolare il mutato scenario che offriva valide alternative».

Soddisfatto anche Stefano Pompili, ad Veratour: «Abbiamo raggiunto la migliore estate di sempre e centrato risultati che hanno sfiorato il 2019, abbiamo recuperato il gap con un anno di anticipo. Gli eccezionali numeri di fine estate fanno sperare in un settembre e ottobre, ma anche dicembre, ottimi, così da poter concludere l’anno con un +25% rispetto al 2022.

Inoltre, non abbiamo fatto lievitare le cifre: su un aumento generalizzato dei costi di gestione noi ci siamo caricati il 10% e al cliente finale abbiamo lasciato solo il 5-6%. Sui rincari hanno impattato in particolare i voli: le linee low cost hanno avuto rialzi attorno al 30%». Italia in pole, nota Pompili: «Soprattutto la Sardegna dove i prezzi ad agosto sono scesi.

L’Egitto ha raggiunto punte del 22% e per noi è stata la destinazione dell’anno con risultati superiori al 2019 , seguita dalla Grecia con il 12%, la Spagna 7%, la Tunisia 6%, Capoverde 6% e Zanzibar 5%».

Conclusioni: Niente boom in Italia, benissimo Egitto, Tunisia e Albania. È la fotografia  che riporta i dati del Financial Time.

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