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H&M: il colosso del fast fashion è in crisi?

Helena Helmersson, CEO da 4 anni di H&M, si è dimessa e ha ceduto il posto a Daniel Ervér. Sembrerebbe che i bilanci del colosso svedese del fast fashion siano in crisi, come dimostra anche la chiusura di molti degli store del brand. Continua a leggere per scoprirne di più.

H&M è in crisi?

Secondo il bilancio dell’anno 22/23, calcolato dal 1° dicembre 2022 al 30 novembre 2023, l’azienda ha registrato un aumento del 6% nelle vendite, ma resta da notare come esse siano calate del 4% durante il periodo delle festività, a cavallo con l’inizio del 2024. Inoltre, nonostante l’aumento, secondo quanto riportato dagli analisti, i ricavi non sarebbero comunque stati sufficienti, perciò la risposta ufficiale è sì, il colosso spagnolo del fast fashion sta attraversando un momento di crisi, anche dettato dal ritardo dell’arrivo della stagione fredda, che ha avuto un impatto negativo sulle vendite della collezione autunno/inverno.

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Da non dimenticare è il ruolo decisivo che sta avendo Shein nella vicenda, la cui concorrenza continua ad aumentare in modo esponenziale, soprattutto grazie ai bassissimi prezzi proposti dal colosso cinese, contro cui è molto difficile competere. Dall’altra parte, però, il nuovo CEO Daniel Ervér sottolinea come vi sia stato un aumento dell’interesse della clientela nei confronti delle linee più costose proposte da H&M, quelle di fascia più alta. Il brand spagnolo, infatti, ha iniziato a lanciare capsule in collaborazione con alcune delle maison più importanti del panorama fashion, come Mugler o Rabanne.

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H&M x Rabanne

Questa teoria è supportata anche dai dati finanziari di alcuni marchi di fascia più alta del gruppo, come Cos, Arket e Weekday, che stanno registrando un andamento più positivo rispetto a quello di H&M.

Inoltre, è stata ufficializzata pochi giorni fa la scelta del colosso di chiudere il 20% degli store spagnoli, in modo da concentrare le vendite nei punti più strategici e ridurre le spese il più possibile. È chiaro che questa decisione porti inevitabilmente al licenziamento di un’importante fetta degli impegati: il totale del personale dimesso conta 588 dipendenti.

Sembrerebbe, però, che le intenzioni del CEO siano quelle di puntare su alcuni degli altri marchi del gruppo, aprendo nuovi store, oltre a voler proporre un’offerta che sappia combinare nel miglior modo qualità, prezzi e sostenibilità, anche per cercare di diminuire il forte impatto ambientale che il settore del fast fashion sta avendo.

Nel 2024 il gruppo ha l’obiettivo di aprire 100 nuovi store, per fronteggiare la chiusura di altri rispettivi 160. Tra questi troveremo il primo store italiano di Arket, oltre all’attesa riapertura di uno store di Cheap Monday, il famoso brand scandinavo di jeans, acquisito da H&M nel 2008, per poi essere stato ufficialmente chiuso nel 2018, a causa di alcune difficoltà legate ai profitti e ai significativi cambiamenti che stava subendo il settore de fashion in quel periodo. Il brand, rimasto per tutti questi anni radicato nella memoria dei suoi clienti e sostenitori, tornerà con la proposta di una collezione di jeans dai toni underground, pop e post punk.

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Cheap Monday

Insomma, l’obiettivo del gruppo è quello di raddoppiare i ricavi e le vendite entro il 2030, con un aumento compreso tra 10% e il 15% per anno, oltre a ridurre considerabilmente l’impronta carbonio.

Da prendere in considerazione è anche l’impatto avuto dalla crisi dei trasporti nel Mar Rosso, che ha aumentato la necessità di appoggiarsi a fornitori con sede in Europa o America Latina, scartando sempre di più quelli asiatici, ragionando in termini di accessibilità ai prodotti e costi di spedizione.

Helena Helmersson, dopo 26 anni di esperienza lavorativa presso il gruppo e 4 a capo di H&M, compresi i complessi anni della pandemia, si è dimessa e ha lasciato le redini del marchio in mano al 42enne Daniel Ervér, il quale lavorava già da tempo ai vertici del brand.

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Daniel Ervér

Conclusioni: non ci resta che osservare le nuove mosse e i progetti per il 2024 del nuovo CEO Daniel Ervér per valutare l’andamento del colosso svedese del fast fashion.

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