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Il PD di Schlein ha Meloni nel mirino 2023

Con la vittoria delle primarie Elly Schlein si appresta a cambiare faccia alla classe dirigente del Partito Democratico per poi sfidare la premier Giorgia Meloni

Elly Schlein è riuscita a conquistare l’elettorato non (o ex) militante del centrosinistra ai gazebo anche grazie a un’identità forte con l’obiettivo di dar battaglia alla presidente del consiglio Giorgia Meloni.

Schlein, Meloni inizia la sfida

La vittoria un po’ inaspettata di Elena Ethel Schlein, detta Elly, su Stefano Bonaccini ha due chiavi di lettura che sorgono quasi naturali. La prima è che il “popolo” del centrosinistra si è stancato di votare per un politico (ottimo amministratore dicono da Bologna) in diretta discendenza, quanto meno nell’immaginario, dei leader che l’hanno preceduto e molto simile a un ex segretario ormai caduto in disgrazia.

Questo elettorato se volesse potrebbe già adesso votare per un partito così perché quel partito esiste, ma fatica a superare il 5%. “La piccola grande rivoluzione” di Schlein alle primarie è evidentemente il punto di partenza per ridare forma politica e di prospettiva al PD con la speranza di vittoria. Perché non tutti a sinistra l’hanno capito, per cambiare le cose bisogna vincere le elezioni. Forse la sua parte americana in questo può aiutarla.

La seconda chiave di lettura è la contrapposizione con l’attuale premier Giorgia Meloni. Molti hanno utilizzato questo criterio, inconsciamente o meno, per la scelta del prossimo segretario PD.

Bonaccini si è sempre dichiarato disposto a dialogare con Meloni e soprattutto non ha mai dato l’impressione di contrapporsi nettamente alla deriva di questo governo. Contrario sì, ma non in maniera c0sì decisa. Non basta. Al contrario, anche solo le etichette che si possono tranquillamente attribuire alle due leader sono in netta contrapposizione tra di loro il che rende lo scontro culturale e politico più netto.

Schlein potrà affrontare Meloni portandola a parlare di temi scivolosi per la premier e per il governo di destra come i diritti LGBTQ+, ambiente e migranti. Ma la sfida del neo PD di Schlein non si limiterà a questi campi perché ha già detto più e più volte che temi come scuola, precariato, salario minimo, sanità pubblica e lavoro sono temi fondamentali per il rilancio dell’Italia.

Elly Schlein sfiderà Giorgia Meloni anche nel terreno o, meglio, nelle acque dell’atlantismo. La premier pare essere una convinta sostenitrice dell’appartenenza per valori, per ragioni politiche ed economiche dell’Italia nel blocco occidentale guidato dagli USA e quindi della necessità della difesa dell’Ucraina contro l’aggressione russa.

D’altro canto, Schlein è la vera atlantista e americana (ha anche il passaporto USA) perché molti suoi riferimenti culturali, ideologici e politici provengono dagli States. Non a caso ha partecipato attivamente a due campagne elettorali dell’ex presidente USA Barack Obama.

Con la nuova leader dem il PD diventa, dunque, il partito di riferimento dell’atlantismo in Italia con buona pace per quelli che “non sono putiniano, ma…” che serpeggiano tra le fila del centrosinistra. “Sostegno a Kiev, per garantire agli ucraini il diritto di difendersi dall’aggressione criminale di Vladimir Putin. Ma va rafforzato in tutti i modi lo sforzo diplomatico dell’UE per arrivare a una pace giusta”, ecco le parole della nuova inquilina del Nazareno.

Il compito per cui è stata scelta è arduo sia perché le correnti interne al PD sono molto forti sia perché Meloni gode di un gran consenso elettorale. Ora però “Giorgia” non è più l’unica donna al potere, per il bene del femminismo in Italia.

 

Foto di copertina: The Guardian 

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Editor: Lorenzo Bossola

 

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