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Pugno di ferro Israele: su Gaza 6mila bombe in 6 giorni

Non accenna a placarsi la guerra in Israele e anzi, se possibile, sembra alzare ulteriormente i toni. Le notizie che giungono dal fronte mediorientale, e più precisamente dalla fantomatica striscia di Gaza, sono a tratti raccapriccianti e mettono a nudo una condizione decisamente drammatica.

Agli attentati orribili e sanguinosi di Hamas stanno facendo seguito le risposte veementi e forti da parte di Israele. Il primo ministro dello stato ebraico, Benjamin Netanyahu, ha mostrato immagini di bambini fucilati e di militari decapitati sottolineando la brutalità con cui il gruppo islamico ha colpito Israele.

Dal mondo però si alza unanime la richiesta di moderare i toni e gli strumenti di risposta a questo scellerato attacco. La durezza con cui l’esercito israeliano avrebbe da giorni cominciato a martellare l’area della striscia di Gaza per stanare i guerriglieri di Hamas getta ombre e incute paura in ogni angolo del globo.

Da ultimo anche il segretario di stato statunitense Antony Blinken ha invitato il premier Netanyahu alla moderazione. 6 mila bombe sganciate in appena 6 giorni danno soltanto in parte l’idea dello spirito di rivalsa, a tratti comprensibile, che spinge il popolo israeliano in questo momento. L’invito collettivo è però ancora una volta quello di fermarsi, fare un passo indietro e provare a perseguire la strada del dialogo e del confronto. Strada complessa si, ma sempre giusta.

Pugno di ferro Israele: su Gaza 6mila bombe in 6 giorni
Pugno di ferro Israele: su Gaza 6mila bombe in 6 giorni

Stati Uniti al fianco di Israele: ma occorre tutelare i civili

Difesa della democrazia quale primo essenziale punto. Tale sembra essere la posizione ferma e convinta che non solo Israele ma pure gli Stati Uniti e anche l’Italia intendono, ovviamente, difendere e sostenere. Dunque pieno appoggio al primo ministro ebraico Benjamin Netanyahu nel rispondere agli attacchi orribili di Hamas, ma toni e modalità devono rispettare principi democratici fondamentali.

Noi democrazie ci distinguiamo dai terroristi perché cerchiamo di applicare altri standard, anche quando è difficile. Questo è il motivo per cui è così importante prendere ogni precauzione possibile per evitare di fare del male ai civili

Queste sono a tal proposito le parole utilizzate dal segretario di stato statunitense Antony Blinken per far sentire l’appoggio degli USA ad Israele, ma al tempo stesso per sottolineare come la moderazione sia elemento imprescindibile.

Nel mentre però gli stessi Stati Uniti devono fare i conti con un bilancio di vittime che si aggrava di ora in ora. Le vittime a stelle e strisce sarebbero ben 27, con altri 14 individui attualmente dispersi. Forse anche per questo da oltre oceano arrivano rifornimenti di armi ad Israele.

Il termine che in molti stanno impiegando è comunque quello di diplomazia, unica strada percorribile per evitare ulteriori massacri e mettere la parola fine ad una guerra assurda. Punire Hamas rimane imperativo e necessario, ma tutelare e proteggere i civili palestinesi è al contempo prioritario.

Hamas non è il popolo palestinese

Così il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto, che ribadisce come essenziale sia cercare di salvaguardare le migliaia di civili che in queste ore si trovano intrappolati in una striscia di terra messa a ferro e fuoco dalle bombe.

Pugno di ferro Israele: su Gaza 6mila bombe in 6 giorni
Pugno di ferro Israele: su Gaza 6mila bombe in 6 giorni

Israele minaccia Gaza, e la guerra va avanti a suon di bombe

Se i tentativi mondiali sono finalizzati al rispetto delle leggi internazionali e mirano a salvare quanti più civili possibili, le notizie provenienti dal fronte israelo-palestinese sono tutt’altro che buone. Israele infatti avrebbe ordinato l’evacuazione di Gaza. Circa 1.1 milioni di persone dovrebbero spingersi verso Sud nelle prossime 24 ore.

Hamas invita invece i residenti a restare, in segno di protesta nei confronti della minaccia ebraica. Nel mezzo ovviamente ci sono proprio i civili, che negli ultimi 6 giorni si sono visti piovere addosso oltre 6 mila bombe. Le Nazioni Unite provano a raffreddare gli animi da entrambi i fronti, chiedendo un dietrofront che difficilmente ci sarà.

L’Onu nel frattempo fa sapere che sono oltre 338 mila gli sfollati che vagano nell’area di Gaza. Questa cifra forse solo in parte può dare l’idea di quale dramma si stia svolgendo tra Israele e Palestina, con il rischio concreto che il conflitto tra le due entità politiche possa pure allargarsi ad altri attori, determinando un’escalation tragica.

Pugno di ferro Israele: su Gaza 6mila bombe in 6 giorni
Pugno di ferro Israele: su Gaza 6mila bombe in 6 giorni

conclusione Pugno di ferro Israele: su Gaza 6mila bombe in 6 giorni

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