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Attualità

Cosa sono i kibbutz: oggi li abitano 126 mila persone

Kibbutz dall’ebraico significa letteralmente “riunione”, “comune”, “assemblea” e in pratica si riferisce a quelle comunità agricole associate a gestione collettiva. Tali realtà sono sorte a partire dal 1909-1910 su tutto il territorio della Palestina e hanno trovato partenza dall’interno del movimento sionista.

Si tratta dunque di organizzazioni comunitarie in cui beni, strutture e terre, appartengono alla collettività. Nei kibbutz oggi come in passato vigono una serie di regole ben precise e rigidamente stabilite, che mirano a salvaguardare concetti di equilibrio ed uguaglianza.

Diffusesi ampiamente nello stato di Israele tali kibbutz oggi sono 270 e ospitano ben 126 mila persone. Pur aprendo a cambiamenti e forme più evolute di organizzazione, l’impalcatura di matrice socialista ed egualitaria non è stata dimenticata. Persino i figli vengono allevati in comune.

Cosa sono i kibbutz: oggi li abitano 126 mila persone
Cosa sono i kibbutz: oggi li abitano 126 mila persone

Storia e sviluppo dei kibbutz: dai primi del Novecento ad oggi

Sono improvvisamente diventati virali, e ne stanno parlando in lungo e in largo un po’ ovunque. Si chiamano kibbutz e sono comunità agricole indipendenti sorte in Palestina nei primi anni del Novecento, e divenute elemento strutturale dello stato di Israele, di cui ancora oggi rappresentano un elemento di primo piano da un punto di vista culturale, sociale e anche politico.

Il termine ebraico è rimbalzato rapidamente e frequentemente sulle prime pagine di tutti i giornali italiani e stranieri in seguito al terribile massacro perpetrato dai guerriglieri di Hamas appunto nel kibbutz di Kfar Aza, nei pressi della striscia di Gaza.

Qui militari e giornalisti giunti per primi hanno trovato uno spettacolo a dir poco raccapricciante: circa 200 corpi senza vita, di cui una quarantina di bambini e neonati. Molti di questi sono stati sgozzati e decapitati. L’episodio brutale ed efferato è stato condannato in modo unanime, e ha ricordato da più parti la strage dell’Olocausto.

A fare particolare effetto oltre alla morte violenta e drammatica di centinaia di donne, uomini e bambini, è che ad essere colpita sia stata una di queste comunità collettive indipendenti. I kibbutz infatti sono sorti tra il 1909 e il 1910 in Palestina quali vere e proprie fattorie agricole collettive. Queste aggregazioni sono state fondate e tuttora difendono ideali socialisti di uguaglianza, di lavoro e di associazionismo.

Il primo kibbutz sarebbe quello denominato Degania, ovvero Fiordaliso. Si tratta di una comunità nata nel 1910 dall’idea del sionista Yosef Baratz e di una decina di compagni. Essi si stanziarono tra il lago di Galilea e il fiume Giordano, in un’area paludosa che iniziarono a bonificare attraverso importanti lavori agricoli.

Cosa sono i kibbutz: oggi li abitano 126 mila persone
Cosa sono i kibbutz: oggi li abitano 126 mila persone

La comunità, ancora oggi esistente e chiamata “madre di tutti i kibbutz”, raggiunse numeri notevoli già dopo pochi anni di vita, e rappresentò un modello largamente seguito. Alla sola e primaria impostazione prettamente agricola seguì infatti un allargamento di aspetti e ambiti di interesse. Da diversi anni ormai i kibbutz sono infatti strutture autonome che spesso primeggiano in campo tecnico, tecnologico, informatico, che sono dedite ad attività manifatturiere e industriali di primissimo piano.

Con il trascorrere degli anni i kibbutz sono divenuti nuclei politici ristretti ma forti, che hanno di fatto sancito e permesso la stessa nascita di Israele. Molti hanno assunto specifiche funzioni di stampo militare, fungendo da avamposti, mentre altri all’interno della propria piccola assemblea delegata a prendere le decisioni, hanno annoverato leader politici o comandanti dell’esercito. Su tutti basti ricordare Ehud Barak, ex primo ministro dello stato ebraico.

Oggi i kibbutz rappresentano ancora uno degli elementi strutturali e basilari dello stato di Israele. Dopo il 2010 ne sono stati censiti ben 270, che con la loro produzione industriale e agricola di fatto coprono rispettivamente il 9% dell’intero apparato industriale e il 40% di quello agricolo. Nel complesso si parla di un giro economico che sfiora i 10 miliardi di dollari annui.

In tali piccole realtà vivono circa 126 mila persone, che ancora impostano la propria vita secondo molte delle regole fondamentali e primitive dei primi kibbutz. Se da un punto di vista ideologico le nuove generazioni ebraiche hanno perso almeno parzialmente il legame profondo verso tali comunità collettive, e se l’industria israeliana si è comunque sviluppata enormemente al di fuori di queste stesse realtà, i kibbutz non hanno del tutto perso il loro fascino e richiamano ancora oggi tante persone che decidono di abbracciare questo stile di vita.

Cosa sono i kibbutz: oggi li abitano 126 mila persone
Cosa sono i kibbutz: oggi li abitano 126 mila persone

I concetti alla base del kibbutz: comunità collettiva

Poche e semplici regole stanno alla base di queste ridotte comunità collettive sorte agli inizi del Novecento. I kibbutz si fondano sull’obbligo per tutti i membri di contribuire e lavorare per il benessere comune. Nessun abitante di queste piccole organizzazioni viene pagato ma semmai riceve in cambio del proprio impegno tutti quegli ingredienti necessari alla propria sopravvivenza.

All’interno di queste fattorie agricole ci si divide ogni cosa. Guadagni, cibo, abitazioni, persino l’educazione dei figli è collettiva e si esplica attraverso una struttura denominata “la casa dei bambini”. Insomma si tratta di un vero e proprio esperimento (riuscito data la lunga tradizione) di vita comunitaria di stampo comunistico e democratico.

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