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Spettacolo

Recovery fund, ma non per lo spettacolo: quale futuro?

Sì al Recovery fund, un’occasione unica, ma dello spettacolo non c’è traccia: le ultime news

Ultime news, sì al Recovery fund: c’è stanchezza per la lunga trattativa, ma anche felicità per l’accordo raggiunto. Il premier Conte dice che il governo è pronto a cambiare l’Italia.

Il significato del Recovery fund

209 i miliardi complessivi che arriveranno all’Italia, di cui 127 “in prestito” e circa 82 a fondo perduto. I finanziamenti arriveranno nel secondo semestre del 2021, previa approvazione dell’Unione. Approvazione di cosa? Del piano riforme che il nostro Paese dovrà presentare per accedere ai fondi. Il solco che l’Unione vuole tracciare è chiaro: all’Italia si chiede di riformare pensioni, lavoro, giustizia, pubblica amministrazione, istruzione e sanità. La direttiva è quella della digitalizzazione e delle politiche verdi e sostenibili. Un’occasione veramente unica, dunque, per promuovere una nuova direzione per il nostro Paese, cercando di colmare quelle lacune che troppo spesso ci causano problemi, nonché scompensi fra diverse aree del paese: qualità dell’istruzione, qualità e tempi della giustizia, qualità della sanità, infrastrutture fisiche e digitali, sburocratizzazioni e semplificazioni che permettano al paese di fare impresa, attrarre capitali e mettere a frutto le proprie (e notevoli) risorse umane.

Che fine fa la cultura?

In barba a chi diceva che con la cultura non si mangia, l’anno scorso un rapporto della fondazione Symbola e Unioncamere ricordava come l’insieme del sistema culturale e creativo nel nostro Paese produca non poco. Nel 2017, secondo il rapporto, più di 92 miliardi di euro erano stati generati dalle imprese, amministrazioni pubbliche e onlus che in Italia lavorano attivamente in campo culturale. Con l’indotto, si arriva fino a 255,5 miliardi. Una ricchezza che ha ovviamente una ricaduta occupazionale notevole.  Motivo per cui molte sono state, nei mesi scorse, le proteste degli operatori dello spettacolo: lavoratori, professionisti dell’audio e delle luci, produttori, segretari, addetti stampa, performer, che non hanno potuto lavorare.

Varie le iniziative in questo senso (per lo più autogeneratesi) per sostenere il settore. Un esempio è il concerto Heroes, in programma a settembre all’Arena di Verona, promosso da FIMI e Spotify (vedi).

Come rientra questo settore produttivo nel piano di sviluppo che il nostro paese dovrà delineare?

Spettacoli e concerti nel piano legato al Recovery Fund

La risposta è presto detta: per adesso in nessun modo. Il settore non è considerato strategico nell’insieme di riforme condivise concordate con l’Europa. Eppure si è visto come nel nostro paese non si affatto trascurabile. Certo però, è auspicabile che il potenziamento della rete infrastrutturale (ferrovie e autostrade) e digitale (5G) abbia delle ripercussioni positive anche sul settore. Si pensi soltanto al turismo culturale (vera punta del nostro paese) o alla miriade di piccole manifestazioni musicali e culturali presenti in estate su tutto il territorio italiano (molto meno quest’anno, ovviamente, ma comunque presenti – vedi). Ci sono evidentemente delle aree del Paese che sono svantaggiate anche da un sistema di trasporti lento, inefficiente, desueto, inaffidabile e scomodo. Mentre invece lo spettacolo funziona spesso da vero traino per le mete turistiche, facendo anche la differenza nella fidelizzazione.

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Uno spaccato della Notte della Taranta, festival che l’anno scorso ha raccolto 200mila spettatori e 600mila telespettatori su Rai 2. Uno degli eventi che ha contribuito a rilanciare il turismo nel tacco d’Italia.

Inoltre, le grandi manifestazioni musicali ruotano sempre attorno agli stessi centri, che hanno una tradizione legata a particolari rassegne. Al netto di queste, i grossi artisti pop e i concerti di musica leggera gravitano grosso modo attorno a Milano e a Roma; più Milano in realtà, capace di attrarre anche molti artisti internazionali, grazie, evidentemente, anche ad un sistema collaudato che integra strutture e spazi attrezzati per le manifestazioni, strutture ricettive e infrastrutture (macroinfrastrutture come areoporti, autostrade e stazioni nazionali; micro, come la fitta rete di trasporto regionale e cittadino, i sistemi integrati di navette i collegamenti capillari di scambio tra rete locale e rete nazionale).

Secondo l‘Osservatorio dello spettacolo SIAE, infatti, nell’ultimo mese delle manifestazioni (febbraio 2020), 6 dei 10 concerti di musica leggera di maggiore successo del mese si sono tenuti a Milano, di cui 5 di questi al Mediolanum Forum di Assago. Solo 2 di questi hanno avuto luogo a Roma, 1 a Padova e 1 a Napoli.

Il resto del Paese, sembra non esistere.

Breve riflessione su 5G e Internet

Punto fondamentale, poi, rilevante anche per il settore dello spettacolo, è quello dell’implementazione della rete. Rete che permette di accedere ormai anche ai servizi della Pubblica Amministrazione e che ha concesso lo svolgimento delle lezioni a distanza. Ovviamente, acuendo ancora le differenze infrastrutturali geografiche.

Proprio la rete in questi mesi ha permesso la messa in onda e la fruizione delle poche iniziative musicali di questi mesi, così come la distribuzione cinematografica (si veda ad esempio il caso del film Un figlio di nome Erasmus). Per non parlare, poi, del ticketing online, delle mostre e dei tour virtuali, strumenti e servizi di cui ancora pochi siti d’interesse culturale sono dotati. E se lo sono, con un sistema per niente integrato a livello locale e dunque difficile da comprendere e da utilizzare, soprattutto nel caso dei turisti stranieri.

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