Referendum giustizia: testo e contenuto del terzo quesito sulla separazione delle carriere dei magistrati
Referendum giustizia: cosa propone il testo del terzo quesito
Domenica 12 giugno, saremo chiamati a votare in tema di giustizia per i cinque referendum abrogativi, che chiedono di abrogare (eliminare) una parte o l’intero testo di leggi o atti in valore di legge. La validità di un referendum abrogativo si riconosce al raggiungimento del quorum, ovvero quando la maggioranza della popolazione si reca alle urne (50%+1). Affinché venga abrogata la norma in oggetto, il 50%+1 dei voti deve essere per il “Sì“.
Di seguito verranno approfonditi il testo e il significato del terzo quesito dei cinque che verranno proposti in sede di voto. In questo caso, si chiede di intervenire per eliminare le norme che permettono ai magistrati di effettuare il passaggio da giudice a pubblico ministero (e viceversa) nel corso della loro carriera.
Per conoscere il testo e il contenuto dei primi due quesiti, clicca nei link di seguito: Referendum giustizia: il testo e il significato del primo quesito sulla legge Severino–Referendum giustizia, i cinque quesiti: il testo e il significato del secondo sulle misure cautelari
Referendum giustizia: il testo del terzo quesito (scheda gialla)
Il terzo quesito referendario è il più lungo dei cinque e in apparenza sembra di difficile comprensione. Esso ha in oggetto quella che è la separazione delle carriere dei magistrati.
Il nostro sistema giudiziario è basato sulla distinzione tra le parti processuali. Vi è un Pubblico Ministero, che rappresenta l’accusa, cui è contrapposta la figura dell’avvocato, il quale mette in atto il diritto di difesa. E vi sono poi i giudici, che rappresentano delle figure terze super partes. Tuttavia, un magistrato può nel corso della sua carriera passare dallo svolgere funzioni investigative a funzioni di giudizio.
Attualmente, quindi, un magistrato, secondo certe condizioni, può passare fino ad un massimo di quattro volte da funzione requirente a funzione giudicante o viceversa. La prima è propria dei pubblici ministeri, che conducono le attività investigative e rappresentano la pubblica accusa. La seconda, invece, è quella dei giudici chiamati a prendere le decisioni nei processi dopo aver ascoltato le ragioni di entrambe le parti in causa.
Il terzo quesito, dunque, chiede un intervento abrogativo su tale norma che consente il passaggio di carriera. La richiesta è quella di rendere definitiva la scelta, all’inizio della carriera, per l’una o l’altra funzione. L’eliminazione di tale disposizione non permetterebbe più ai magistrati di effettuare il passaggio professionale.
Referendum giustizia: cosa succede se si vota Sì al testo del terzo quesito
Se la maggioranza dei voti sarà per il “Sì“, il magistrato dovrà scegliere a inizio carriera la strada da intraprendere, se come pubblico ministero o giudice. Da lì, non potrà più cambiare le proprie funzioni: per tutta la durata professionale della carriera manterrà valida la propria scelta tra funzione giudicante o requirente.
Votando per il “Sì”, dunque, si sostengono le ragioni dei promotori del referendum, secondo cui una maggiore equità all’interno dei processi potrebbe essere garantita soltanto dalla netta separazione tra chi accusa e chi giudica. Infatti, è successo nel corso degli anni che il passaggio di carriera avvenisse in tempi incredibilmente brevi o anche all’interno dello stesso processo.
Referendum giustizia: cosa succede se si vota No al testo del terzo quesito
Se la maggioranza dei voti sarà per il “No“, al magistrato si continuerà a permettere di effettuare il passaggio di carriera tra pubblico ministero e giudice.
Votando per il “No”, dunque, si va incontro alle motivazioni sostenute da coloro che si oppongono all’abrogazione di questa norma. Essi ritengono, infatti, che per un magistrato il passaggio da una funzione all’altra, anche più volte, garantisce una formazione a tutto tondo. Inoltre, la separazione delle carriere rischierebbe di allontanare il pubblico ministero dalla cultura della giurisdizione, riducendolo ad un’attività di polizia.
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Editor: Susanna Bosio
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