Fuga da Gaza: 400 civili passano per il valico di Rafah
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Riapre il valico di Rafah: il numero 1 israeliano smentisce

Nelle prime ore della mattinata di lunedì 16 ottobre erano circolate notizie relative alla riapertura del valico di Rafah. Tale passaggio, ponte di collegamento tra Egitto e striscia di Gaza, dovrebbe fornire via preferenziale per l’ingresso nell’area calda di aiuti e rifornimenti, e al tempo stesso dovrebbe garantire una via di fuga per i civili invischiati nei bombardamenti.

Israele e il suo primo ministro Benyamin Netanyahu però frenano e ribadiscono che da parte israeliana non è stato lanciato alcun “cessate il fuoco”. Dunque non sarebbe ancora stato raggiunto un accordo per l’apertura di tale percorso sicuro che consentirebbe agli stranieri soprattutto di lasciare la zona di Gaza.

La riapertura di tale frontiera internazionale dunque per il momento appare congelata, con trattative e discorsi che verranno portati avanti nelle prossime ore. Nel frattempo l’Organizzazione Mondiale della Sanità si muove proprio nei pressi di Rafah per allestire un campo di primo soccorso in cui dare aiuto a coloro che stanno cercando riparo da raid e bombe.

Riapre il valico di Rafah: il numero 1 israeliano smentisce
Riapre il valico di Rafah: il numero 1 israeliano smentisce

Uscita degli stranieri e ingresso di aiuti per i palestinesi: tutto passa dal valico di Rafah

Da più parti si stanno cercando metodi e modalità per mettere in salvo tutti coloro che si trovano nella striscia di Gaza. L’area palestinese da giorni ormai è sottoposta al bombardamento martellante dell’esercito israeliano, deciso più che mai a stanare e distruggere Hamas.

Oltre ai guerriglieri del gruppo terrorista che ha colpito Israele poco dopo l’alba dello scorso 7 ottobre, a fare le spese dei raid e della pioggia di bombe sono senza alcun dubbio i civili residenti in queste zone. Tentativo unanime, perseguito specialmente dalla Mezzaluna Rossa di Gaza, il corrispettivo della Croce Rossa, è quello di aprire un varco che possa far entrare aiuti e rifornimenti, e al contempo far uscire stranieri e cittadini indifesi.

La notizia positiva in tal senso è rimbalzata nelle prime ore di lunedì 16 ottobre, quando i riscontri locali avrebbero dato conferma della riapertura del valico di Rafah. Tale frontiera internazionale mette in comunicazione Egitto e striscia di Gaza, e sarebbe dunque passaggio perfetto da e verso la zona più calda del conflitto.

Riapre il valico di Rafah: il numero 1 israeliano smentisce
Riapre il valico di Rafah: il numero 1 israeliano smentisce

A spegnere però sul nascere le speranze portate in dote dalla notizia ci ha pensato il numero uno israeliano. Il premier Benyamin Netanyahu infatti ha fatto sapere pubblicamente che non sono previsti per il momento accordi di “cessate il fuoco”, o corridoi di ingresso e uscita dall’area limitrofa a Gaza. Queste le parole dell’ufficio stampa del primo ministro ebraico:

Non c’è per il momento un cessate il fuoco né l’ingresso a Gaza di aiuti umanitari in cambio della fuoriuscita di cittadini stranieri

Probabile dunque che l’attività diplomatica e le trattative per giungere a tale accordo siano ancora in atto, ma rimanga una via irta di ostacoli e difficoltà. Da un punto di vista logistico l’Organizzazione Mondiale della Sanità avrebbe già allestito un campo di primo soccorso proprio nei pressi di Rafah, e sarebbe fianco a fianco alla stessa Mezzaluna Rossa.

Da Rafah passano aiuti, cibo e rifornimenti: anche via di uscita per stranieri

Il valico di Rafah, aperto nel 1979 e da decenni oggetto di discussioni e contese internazionali, rappresenterebbe la via preferenziale e perfetta per muoversi da e verso la striscia di Gaza. Attraverso tale passaggio, chiuso nel 2007 proprio dopo la presa dell’area da parte di Hamas, potrebbero trovare percorso proficuo sia aiuti, cibo e rifornimenti in ingresso, sia civili in uscita.

L’ipotesi più accreditata per il valico di Rafah è infatti quella di poter divenire nelle prossime ore una porta di libertà per stranieri bloccati nella striscia di Gaza, e per palestinesi con doppia nazionalità. Discorso decisamente più complesso quello relativo invece a tutti gli altri abitanti della regione.

Dalla zona della striscia secondo le ultime stime sarebbero addirittura circa 600mila gli uomini, le donne e i bambini, costretti a spostarsi dopo aver perso casa e beni in seguito ai raid che hanno contraddistinto i giorni scorsi. Un eventuale passaggio sicuro che possa garantire la salvezza a tutte queste persone appare dunque sempre più urgente.

Riapre il valico di Rafah: il numero 1 israeliano smentisce
Riapre il valico di Rafah: il numero 1 israeliano smentisce

Conclusione: verso la riapertura il valico di Rafah, ma Israele e il primo ministro Benyamin Netanyahu smentisce

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