Chiude fra poco più di un mese la mostra di Van Gogh a Roma
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Van Gogh: Chiude fra poco più di un mese la mostra a Roma

La mostra nei saloni di Palazzo Bonaparte a Roma testimonia l’intera parabola espressiva dell’artista.

Chiude  a breve (il 26 marzo) la mostra al Palazzo Bonaparte di Roma che riunisce le opere di Vincent Van Gogh conservate dal Kroller-Muller Museum di Otterlo. Consigliamo chi non l’avesse ancora visitata di  non perdere l’occasione di poter ammirare  una preziosa cinquantina di capolavori che Vincent van Gogh  ha realizzato nel corso della sua breve vita.

Nato in Olanda il 30 marzo 1853, Vincent Van Gogh fu un artista dalla vita tormentata. Celeberrimi sono i suoi attacchi di follia, i lunghi ricoveri nell’ospedale psichiatrico di Saint Paul in Provenza, l’episodio dell’orecchio mozzato.  Così come l’epilogo della sua vita, che termina il 29 luglio 1890, a soli trentasette anni, con un suicidio. Un colpo di pistola al petto nei campi di Auvers.

 

Una mostra che mette in discussione i luoghi comuni su Van Gogh.

La scelta specialissima di dipinti e opere grafiche, mentre racconta di una colta e consapevole filantropia, aiuta a porre in discussione alcuni luoghi comuni su Van Gogh.

Il primo dei quali guarda alle sue opere come diretta espressione di una mente disturbata e di una vita tragica. I pezzi esposti danno prova, invece, dell’inesauribile vitalità creativa di quest’uomo pur infelice e dolorante, che ha sempre trovato nell’arte una suprema possibilità di dar forma e colore alla sua grande anima.

 

Chiude fra poco più di un mese la mostra di Van Gogh a Roma
Dentro la vita e i capolavori di Van Gogh, la mostra evento a Roma

 

Il percorso espositivo

Un percorso espositivo dal filo conduttore cronologico e che fa riferimento ai periodi e ai luoghi dove il pittore visse.  Da quello olandese, al soggiorno parigino, a quello ad Arles, fino a St. Remy e Auvers-Sur-Oise, dove mise fine alla sua tormentata vita.

I lavori, circa 50, in parte poco noti ai più, ripercorrono fedelmente le fasi della sua errabonda vita. Gli esordi olandesi tra la misera gente, ritratta con crudo realismo quasi monocromo. Volti segnati dalla fatica,  vecchi accartocciati su sé stessi, braccianti chini sui campi. Van Gogh guarda a ognuno con mano impietosa ma col cuore commosso e partecipe.

Poi l’arrivo a Parigi nel 1886, quando le sue opere  s’impregnano dei colori impressionisti e puntinisti, sperimentando la potenza dei contrasti simultanei che accendono i viola con gli arancio, i gialli con i blu e i loro derivati.

Nel 1888 Vincent è ad Arles e produce assolati capolavori. Immerso nel caldo provenzale e consolato dall’effimera utopia di fondare una scuola del Mediterraneo con l’amico Gauguin. Sogno infranto nella drammatica conclusione del taglio dell’orecchio.

Si rafforza anche il suo interesse per la fisionomia umana, determinante anche nella realizzazione di una numerosa serie di autoritratti, volontà di lasciare una traccia di sé e la convinzione di aver acquisito nell’esperienza tecnica una fecondità ben maggiore rispetto al passato.

È di questo periodo l’Autoritratto a fondo azzurro con tocchi verdi del 1887, presente in mostra, dove l’immagine dell’artista si staglia di tre quarti, lo sguardo penetrante rivolto allo spettatore mostra un’insolita fierezza, non sipre evidente nelle complesse corde dell’arte di Van Gogh.

La rassegna si chiude poi al piano superiore tra gli splendidi lavori del 1889 e ’90, quando l’artista, ormai vinto dal dolore e alterato da uno stato mentale compromesso, trascorre i suoi ultimi mesi tra l’ospedale psichiatrico di Saint-Rémy e la casa del Dottor Gachet, accudente e caro amico, dove pone fine alla sua esistenza.

 

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