diga di Nova Kakhovka
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La diga di Nova Kakhovka: il giorno dopo

Il giorno dopo l’esplosione della diga di Nova Kakhovka si comincia a capire la portata del disastro bellico.

La diga di Nova Kakhovka: il giorno dopo

Ieri sera si è tenuta la riunione di emergenza delle Nazioni Unite, che ha visto lo scontro tra Russia e Ucraina trasferirsi dal campo agli scranni del Palazzo di Vetro dell’ONU. Dallo scambio di accuse reciproche non è ancora emerso un colpevole chiaro, sebbene l’Ucraina reputi oltraggioso mettere in dubbio la responsabilità dell’accaduto.

Gli USA sono inclini–riporta la CNN–ad attribuire la colpa del crollo alla parte russa, sebbene non abbiano ancora accusato esplicitamente l’esercito della federazione per il disastro. Sono queste le indicazioni che arrivano dal ISW, il think tank yankee, che afferma non sono mutate dall’ottobre dello scorso anno, quando l’amministrazione ucraina lanciava l’allarme circa i piani russi di far saltare la diga.

Secondo gli analisti militari «l’Ucraina non ha alcun interesse materiale nella distruzione di un’infrastruttura critica, che porta alla distruzione di circa 80 insediamenti, costringe le truppe a scortare la popolazione civile sotto il fuoco dell’artiglieria nemica, allargando per di più a dismisura il corso del Dnipro e quindi complicandosi la vita per una traversata».

Nondimeno, va notato che le postazioni russe sono state travolte dall’esplosione e probabilmente diversi militari della Federazione potrebbero essere dispersi.

«Il vice ambasciatore americano all’Onu, Robert A. Wood, durante la riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza ha affermato che la distruzione della diga “ha portato alluvioni devastanti con un impatto sulla vita e sui mezzi di sussistenza di decine di migliaia di ucraini lungo il fiume”, ha aggiunto. “Voglio dire chiaramente che e’ stata la Russia a iniziare questa guerra e a occupare quest’area dell’Ucraina”, ha sottolineato, ricordando che “gli attacchi deliberati su oggetti civili sono proibiti dalle leggi di guerra”» [Fonte Sky TG24].

Questa posizione è grossomodo la medesima dell’ONU, sintetizzata nelle parole del Segretario Generale António Guterres, per il quale: «In ogni caso è colpa dell’invasione russa». Il diplomatico è nuovamente protagonista della copertina del Time:

L’inondazione provocata dalla distruzione della diga di Nova Kakhovka interessa più di 40.000 cittadini ucraini, di cui circa 25.000 residenti nelle zone occupate da Mosca: mentre la TASS sostiene di aver evacuato 1.300 persone Zelensky accusa l’amministrazione russa di aver abbandonato la popolazione civile allo sfacelo. Quanto è certo è che le postazioni russe continuano a sparare su Kherson e dintorni, dove proseguono le evacuazioni da parte ucraina. I bombardamenti, circa 70 secondo fonti gialloblu, hanno provocato anche un morto tra la popolazione.

Mentre il livello del Dnipro sfora i 5 metri, sempre il Cremlino fa sapere che il livello dell’acqua nel centro di Nova Khakovka sta diminuendo: la città è stata completamente sommersa, così come i centri di Oleshky, Korsunka, e Dnipryany sulla riva sinistra. Attualmente l’amministrazione, che ha evacuato solo il centro direttamente collegato alla diga, riferisce di “almeno” 7 dispersi.

Il “Vajont ucraino”–come la stampa italiana ha già ribattezzato–il crollo della diga di Nova Kakhovka porta con sé tragiche conseguenze ambientali: circa 150 tonnellate di olio idraulico altamente inquinante, è nella sostanza dei fatti petrolio, si sta dirigendo speditamente verso lo specchio d’acqua del Mar Nero.

Si tratta di “ecocidio” tuonava ieri Andrei Yermak, e lo stesso termine è stato ripreso dal Presidente Zelensky, che parla di “bomba ambientale di distruzione di massa”: il problema principale–dopo la messa in sicurezza dei sopravvissuti ed esodati– sarà garantire l’acqua potabile agli sfollati.

Il termine ‘ecocidio’ indica precisamente un’«opera di consapevole distruzione dell’ambiente naturale» (Treccani).

C’è inoltre tristezza e costernazione per lo zoo di Kazkova Dibrova, che si trova nei pressi della città inondata di Nova Kakhovka, in cui tutti e 300 gli animali sono rimasti uccisi, intrappolati nella morsa dell’acqua e “dimenticati” dalle autorità occupanti.

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