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Moda,  Sostenibilità

La Francia vuole ridimensionare la catastrofe del fast fashion con una nuova tassa

La Francia sta portando avanti un disegno di legge che imporrebbe multe severe, simili alle “sin taxes” imposte sulle sigarette, nel tentativo di ridurre il consumo di fast fashion che danneggia in modo irreparabile l’ambiente.

La Francia vuole ridurre l’impatto ambientale del fast fashion con una tassa

Un disegno di legge che imporrebbe severe sanzioni sulla vendita di prodotti fast fashion in base al loro impatto ambientale è stato approvato all’unanimità la settimana scorsa dall’Assemblea nazionale francese. Il modello di business del fast fashion potrebbe essere messo a repentaglio se il disegno di legge, che deve ancora passare al Senato francese, venisse approvato, in quanto potrebbe imporre ai marchi tariffe fino a 10 euro per capo per i prodotti realizzati seguendo i procedimenti più dannosi. 

La decisione riflette sia il maggiore controllo normativo dato all’impatto climatico della moda, sia il modo in cui l’industria è stata coinvolta in discussioni politiche più protezionistiche e nazionaliste a seguito dell’aumento delle importazioni da aziende come Shein in Cina.

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Talvolta un processo legislativo può procedere lentamente, ma l’iniziativa francese di imporre multe salate sugli articoli fast fashion è avanzata attraverso le fasi preliminari del sistema legale più velocemente di un lancio di Shein.

Dopo aver approvato all’unanimità la prima lettura presso l’Assemblea nazionale la scorsa settimana, il disegno di legge, che imporrebbe notevoli sovrapprezzi sugli articoli di moda in base al loro impatto ambientale, andrà ora al Senato per diventare legge.

L’azione della Francia è l’ultima di una serie di nuove norme volte a limitare gli sprechi, l’inquinamento e le violenze in ambito lavorativo nella catena di fornitura dell’industria della moda, come evidenziato dai legislatori preoccupati per l’ambiente.

Rispetto ad altre, la proposta francese alza significativamente la posta in gioco per il settore, con sanzioni che potrebbero arrivare fino a 10 euro (10,90 dollari) per articolo, entro il 2030. Se approvato, la legge collocherebbe il fast fashion nella stessa categoria di prodotti del tabacco e lo sottoporrebbe a una “sin tax”, una tassa sul peccato, che dovrebbe essere così elevata da scoraggiarne il consumo.

Per i marchi il cui mercato dipende dalla vendita di grandi quantità di beni a prezzi fortemente ridotti, tale spesa aggiuntiva potrebbe rappresentare una minaccia per l’intera strategia aziendale.

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Baptiste Carriere-Pradal, cofondatore e direttore della società di consulenza per gli affari pubblici 2B Policy, ha dichiarato:

“Ciò fa sì che molte altre normative sembrino una sabbiera per bambini. Alcune aziende potrebbero vedere sprecato il loro intero modello di business. Non si tratta di pochi punti dell’EBITDA, ma di un intero modello di business che in Francia è irrilevante”.

A partire dal prossimo anno, ai prodotti verrà addebitata una tariffa di fino a 5 euro per articolo, a seconda dell’impatto sull’ambiente. Entro il 2030, questa cifra potrebbe aumentare fino a 10 euro per prodotto, senza superare il 50% del costo dell’articolo.

I marchi di moda che saturano eccessivamente il mercato con linee di prodotti in rapida evoluzione non sarebbero autorizzati a fare pubblicità in Francia.

Inoltre, le aziende dovrebbero promuovere il riutilizzo e la riparazione, nonché fornire informazioni sugli effetti dei loro prodotti nel punto vendita. Le entrate del nuovo sistema verrebbero utilizzate per sostenere le aziende che stanno riducendo l’impatto ambientale delle loro attività.

Diamo un’occhiata agli sforzi di altri marchi per promuovere la sostenibilità e il comportamento dei consumatori:

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Most transparent clothing companies worldwide in 2023

I tentativi delle aziende di comunicare un’immagine più sostenibile

I clienti sono sempre più interessati alla sostenibilità, quindi queste classifiche possono essere d’aiuto nella valutazione dello sviluppo sostenibile di un’azienda. I dirigenti del settore moda, tuttavia, hanno elencato una serie di ostacoli alla sensibilizzazione sulle credenziali di sostenibilità della loro azienda in un sondaggio del 2022.

La questione più urgente era l’assenza di linee guida per valutare la performance di sostenibilità. Quasi il 50% degli intervistati ha affermato che ciò rappresenta una sfida. La riduzione dell’impatto ambientale associato alle catene di fornitura è una sfida, secondo il 28% dei dirigenti del settore moda.

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Fonte: Euromonitor International on consumer behaviour

Quando si tratta di coscienza ambientale, la Generazione Z è in prima linea e molti esprimono eco-ansia per il futuro del pianeta. Ma nonostante le loro convinzioni, i membri della Gen Z sono limitati dal budget. Ciò indica che stanno cercando di trovare strategie a basso costo che riducano la loro influenza sull’ambiente. Una tendenza a cui è probabile che gli zoomer si attengano è lo shopping di seconda mano; sembrerebbe che il 33% preveda di aumentare gli acquisti di beni usati.

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CONCLUSIONI: LA FRANCIA STA CERCANDO DI AGIRE CONTRO GLI IMPATTI AMBIENTALI DEL FAST FASHION, IMPONENDO UNA TASSA AGGIUNTIVA AL COSTO DEI PRODOTTI.

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