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Giuliano Amato e quella conferenza stampa insolita: uno show imbarazzante sulle scelte della Consulta

Giuliano Amato ha parlato in conferenza stampa, ma la cosa fa storcere il naso

«L’hanno dipinto come un referendum sull’eutanasia, ma era un quesito sull’omicidio del consenziente che apre all’immunità penale per chiunque uccida qualcun altro, che sia malato oppure no, che soffra oppure no. Un risultato costituzionalmente inammissibile». Queste le parole di Giuliano Amato, presidente della Corte Costituzionale, durante una conferenza stampa inusuale per comunicare i perché no ai referendum su eutanasia e cannabis.

Un’ora intera di Amato-show, pratica più che inedita, che ha lasciato trasparire l’evidente disagio dietro alcuni dei no dati ai quesiti proposti.

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Giuliano Amato: lo show in conferenza stampa

«Parlare e spiegare è un dovere della Corte», ha affermato Amato a inizio conferenza. Quella del presidente della Consulta è stata un’ora buona di excusatio non petita: un mettere le mani avanti per sottolineare che la Corte Costituzionale avrebbe anche approvato le proposte, se solo fossero state scritte come si deve. La colpa, in sostanza, è della politica che non legifera sui temi su cui dovrebbe legiferare.

Ma, insomma, ciò che ha lasciato più interdetti è sicuramente la scelta della Consulta di esprimersi attraverso una conferenza stampa. Così facendo, infatti, la Corte quasi paradossalmente va contro la decisione presa dai giudici e con la scusa di volersi far capire, dice la sua, dà una linea interpretativa.

Come a certificare l’ignoranza di noi cittadini di fronte alle istituzioni che, nell’epoca per eccellenza della comunicazione, aumentano il loro campo d’azione e il loro potere.

Uno show, che dall’alto dei suoi 100mila euro netti all’anno di pensione per le alte cariche ricoperte, Amato si è sicuramente fatto scrivere da chi vedeva minata la credibilità sacrale della Consulta. Ma non si è effettivamente pensato che questa immagine pop del più alto organo di garanzia costituzionale, assolutamente superflua peraltro, ne avrebbe modificato la funzione pubblica.

Giuliano Amato in conferenza stampa: il blocco all’eutanasia legale

«Se questa decisione alimenta lo scollamento tra istituzioni e cittadini? Chi ha firmato era orientato a favore di questo referendum, pensando che riguardasse solo le persone che soffrono. Ma, ripeto, apre all’immunità penale. Occorre ridimensionare il tema dell’eutanasia a coloro ai quali si applica. Noi non lo potevamo fare sulla base del quesito referendario. Con altri strumenti, lo può fare il Parlamento». Con queste affermazioni, Amato si è lavato le mani della questione e ha scaricato il fardello alle Camere.

Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, ha risposto alla decisione presa dalla Consulta. «Ciò che non è chiaro a tutti – ha detto – è che oggi l’aiuto a morire in Italia è già legale, grazie a una sentenza della Corte Costituzionale. Quindi non serve una legge per introdurre un aiuto al suicidio. Ma per far sì che le regole stabilite dalla Corte siano effettivamente applicabili. Ma il testo base ad oggi fa fare addirittura dei passi indietro».

 

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Editor: Susanna Bosio

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