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Spettacolo,  Cinema

Kusturica, regista balcanico i 5 film più belli

Il regista Emir Kusturica  presenta il suo ultimo ‘On the milky road’, con Monica Bellucci. Ripercorriamo la sua carriera con i suoi 5 migliori film, grazie alle recensioni tratte dal Dizionario del Cinema di Mam-e

Dovesse essere, quella di questa sera, l’ultima puntata del suo ‘Che tempo che fa‘, Fazio lascerebbe se non altro con degli ottimi ospiti, da Sergio Castellitto, Jasmine Trinca e Stefano Accorsi (su Raitre per presentare uno dei due film presenti al prossimo Festival di Cannes, ‘Fortunata’), lo scrittore Daniel Pennac e  il cantante Francesco Renga.

Tra tutti spunta Emir Kusturica, regista balcanico tanto amato in Italia quanto raro esempio di autore europeo apprezzato anche ad Hollywood, dove debuttò nel 1993 con il film ‘Il valzer del pesce freccia’ (Arizona Dream). Ecco le recensioni dei suoi 7 film migliori, tratte dal Dizionario del Cinema di Mam-e.

La vita è un miracolo

Bosnia. 1992. Luka, ingegnere, sta costruendo una strada ferrata al confine con la Serbia. Vive in una casa-stazione improbabile, nel cuore di una valle isolata, con la moglie pazza, ex-cantante d’opera, e il loro unico figlio, che si annoia e sogna avventure calcistiche. La guerra esplode e la loro vita implode. Kusturica prende in contropiede la narrazione classica che potrebbe essere quella di una famiglia colpita da una guerra nazionale per creare un ritratto gioiosamente delirante, giubilatorio, di questi personaggi persi tra Serbia e Bosnia, che devono affrontare la quotidianità con la guerra sullo sfondo.

Il conflitto armato è utilizzato per provocare il capovolgimento interno dei personaggi. Non ci sono eroi. Anziani, giovani, animali, paesaggi attraversano il tempo in un modo irriducibile, quasi biblico. Il regista mette in luce come in un momento critico della storia del suo Paese, la ex- Jugoslavia, da qualsiasi parte della frontiera ci si trovi, gli slavi sono tutti uguali, affamati di vita, di forza e di gioia.

Al contrario di quanto accadeva in Underground,  nel quale sottolineava le violente lacerazioni provocate dalla guerra civile, nella Vita è un miracolo  Kusturica ha lasciato sfogare il suo irriducibile ottimismo e ha declamato con un’energia quasi irrefrenabile l’amore profondo che nutre per il suo Paese e il suo popolo, non senza qualche forte critica ai suoi rappresentanti.

Una storia ottimista, dedicata alla vita che comunque rinasce. Un’ode alla natura. Una favola essenziale, divertentissima, purificante, dall’accento felliniano. Una pittura di Chagall. Con Luka e il suo amore che fluttuano sopra la città. L’amore vince sempre.
Il regista serbo si impone come un maestro anti-accademico del cinema. Un individuo perso nella fogna del cinema commerciale dominante. Una risposta all’abbrutimento collettivo. Da assumere e prescrivere a dosi alte. Consumare senza moderazione. Tenere gli occhi aperti.

Arizona Dream

Film strano e intrigante, girato nel 1991, in cui un giovane sognatore (Depp) si ritrova con lo zio (Lewis) durante un viaggio in Arizona. Quest’ultimo vuole che il ragazzo si sposi, ma lui si innamora di una donna-bambina fragile ed emotiva (Dunaway). Si vede la mano del regista di Papà è in viaggio d’affari, e le performance degli attori sono davvero incredibili: la Dunaway da anni non era a questi livelli e Lewis è davvero impressionante. Peccato che i personaggi, eccessivamente patetici, finiscano con lo stufare un po’… La versione per il mercato americano dura 119 minuti.

Maradona

Emir Kusturica celebra la vita di Diego Armando Maradona seguendolo da Buenos Aires a Napoli, passando per Cuba e raccontandone le vicende con taglio documentaristico attraverso immagini di repertorio e lunghe interviste al campione argentino.

Underground

Durante la seconda guerra mondiale, un paio di amici nella resistenza serba si nascondono in una cantina. Qualche anno più tardi, finita la guerra, continuano gli intrighi e le bugie… Probabilmente è rimasto il film più famoso di Kusturica; forse non il più bello (chi scrive preferisce l’innesto dello spirito gitano nella no man’s land  di Arizona Dream), ma certamente il più indicativo del mondo dell’autore. Ed è uno di quei film da rivedere col senno di poi, lontani dalle polemiche sulla guerra in Jugoslavia

È indubbio che l’operazione di Kusturica sia sommamente ambigua, e che quest’ambiguità non sia un elemento di forza. La bella festa di morte, messa in scena sulle note di Goran Bregovic, è una rappresentazione impressionante e veritiera, ma anche potentemente ideologica. E proprio l’ideologia appesantisce e ammazza parte del film, che pure contiene alcuni dei pezzi di cinema più belli del regista. Ma forse, nel gran casino del momento, era impossibile uscirne senza contraddizioni. Di Underground dovremo riparlarne tra una ventina d’anni.

Gatto nero, gatto bianco

Rutilante farsa incentrata sulla rivalità fra gli anziani patriarchi di due famiglie gitane del Danubio, un crescendo di azione e avvenimenti surreali orchestrato da un Kusturica più esuberante che mai. Un film che ci ricorda quello che abbiamo in comune, indipendentemente dalle nostre origini.

 

 

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