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L’Intelligenza Artificiale nella moda: opportunità o rischio?

É recente la notizia che Levi’s ha siglato un contratto con la start-up olandese Lalaland, che si occupa di realizzare modelli virtuali per le case di moda e chiunque ne abbia bisogno, sfruttando le potenzialità dell’Intelligenza Artificiale: il marchio famoso per i suoi jeans vorrebbe sperimentare, sul proprio sito internet, la nuova tecnologia.

É altrettanto recente la notizia secondo cui Elon Musk e altri pionieri dell’Intelligenza Artificiale avrebbero firmato una lettera aperta in cui chiedono a tutti gli sviluppatori di fermare i propri esperimenti fino a che non si sarà certi di poter controllare eventuali rischi che potrebbero derivarne.

A molti osservatori è quindi sorta spontanea la domanda che ci si pone di fronte a ogni novità: accoglierla o respingerla? Credere nel futuro o nel passato?

Le critiche all’Intelligenza Artificiale

La scelta di Levi’s è stata accolta con entusiasmo dai fautori dell’high tech, ma criticata da molti altri commentatori virtuali, i quali hanno visto nella decisione presa dall’azienda una scelta di comodo, le cui conseguenze maggiori sarebbero la negazione di possibilità di carriera a modelli i cui corpi esulano dai canoni di bellezza tradizionali  e il conseguente aumento delle disuguaglianze nel mondo della moda. L’azienda, tuttavia, ha risposto che il suo obiettivo non è quello di sostituire l’esperienza di realtà, ma di sperimentare, entro fine anno, le potenzialità di questa nuova tecnologia: in particolare, permettendo di visualizzare il capo indossato da un modello virtuale il cui corpo è personalizzabile secondo i propri parametri fisici, si vorrebbe migliorare l’esperienza del consumatore.

Un’altra possibilità offerta dall’Intelligenza Artificiale è quella di una collaborazione fisico-virtuale fra stilisti e software: anche in questo caso il pubblico, che sta assistendo al cambiamento, si è dimostrato molto scettico, domandandosi se un simile comportamento sia etico e rispetti i canoni di originalità e autenticità che ci si aspetta da un creativo.

Intelligenza Artificiale nella moda
La sfilata digitale di Malik Afegbua: tutti i modelli sono nati dall’Intelligenza Artificiale.

Intelligenza Artificiale nella moda: presente e futuro

Sebbene il settore della moda non sia il primo a recepire le innovazioni tecnologiche, attualmente l’Intelligenza Artificiale è già adoperata da alcuni marchi, in particolare nella gestione della catena di distribuzione e del servizio clienti.

Le potenzialità annunciate in merito all’applicazione di questo nuovo tipo di tecnologia al comparto moda sono notevoli: si ritiene che le aziende riusciranno a tagliare i costi e rimanere competitive sul mercato, aumentando anche la creatività del propri dipendenti, evitando loro le componenti più manuali del proprio lavoro e permettendo così di concentrarsi soprattutto sulla propria vena creativa e su virtù quali qualità e accuratezza, richieste da una platea di clienti che acquista sempre più spesso online e, quindi, è diventata più esigente in merito alla richiesta di servizi digitali.

Gli inediti livelli di efficienza che sembra si potranno raggiungere (come la possibilità di creare vestiti personalizzati, che sembra suggerire Amazon Prime Wardrobe, e quella di evitare il fenomeno inquinante detto bracketing, cioè la tendenza ad acquistare più capi del dovuto e di rendere la merce che non soddisfa le proprie necessità) hanno suscitato la preoccupazione dei lavoratori del settore, che si sono chiesti cosa ne sarebbe stato delle loro posizioni lavorative.

Se l’Intelligenza Artificiale verrà applicata al mondo della moda, infatti, ci saranno posizioni che saranno intaccate più di altre, come quelle legate al marketing, al copywriting, al merchandising, al design e alla content creation. Tuttavia una simile tecnologia, che può sostituire il pensiero convergente necessario per la risoluzione dei problemi, non potrà prendere il posto di quello divergente, utilizzato invece per le attività creative. Ne consegue che i lavoratori che saranno più pronti ad affrontare il futuro saranno quelli capaci di interloquire con questi nuovi strumenti, ma di mantenere la propria componente “umana” di creatività.

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Editor: Leonardo Santarelli

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