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Meloni: «Questo Consiglio dei Ministri non è una sceneggiata»

Meloni: «Questo Consiglio dei Ministri non è una sceneggiata»

Sente la necessità di difendere il proprio operato, Giorgia Meloni, dopo i malumori legati alla scelta di convocare il CdM per la festa del 1° Maggio.

Infatti, la decisione di radunare l’esecutivo in occasione della festa dei lavoratori per approvare il pacchetto del decreto Lavoro è risultata alquanto infelice: da lungo tempo i professionisti della politica sono avvertiti come inguaribili poltroni, pertanto questa scelta, proponendosi come un voto al duro lavoro, è stata giocoforza interpretata e come una presa in gira di preteso e pretestuoso stacanovismo e come una provocazione gratuita.

Non c’era assolutamente bisogno di scegliere questa data, in effetti. Se lo si è fatto è chiaro indice di una scelta simbolica, legata a un intento comunicativo preciso. Il destinatario del messaggio è plurimo e unico all’un tempo: le sigle sindacali, tutte, cioè l’organizzazione sindacale in sé.

Si vuole rovesciare la percezione di come funziona il mondo, mostrando un governo al lavoro mentre milioni di persone sono in piazza o a casa a riposare dalle fatiche del quotidiano, come se i sindacati fossero composti da perdigiorno ed il governo da instancabili patrioti: un mondo alla rovescia, proprio.

Da qui le accuse, di opposizione e sindacati, CGIL in testa, di realizzare un «decreto spot». Definizione ingiusta, ingenerosa e soprattuto fuorviante, perché–nel bene o nel male–il DDL Lavoro introduce modifiche corpose e sostanziali rispetto a quanto abituale. In primis il taglio del cuneo fiscale, ma non entriamo tuttavia nel merito del giudizio.

Per contro, Meloni uno spot lo ha girato per davvero, e con questo ha aggirato l’onere della conferenza stampa, dapprima annunciata e poi elusa e sostituita con un video girato dagli interni di Palazzo Chigi che mostra la premier e– in secondo piano–i colleghi Ministri “al lavoro”.

Conclusione: Meloni e il CdM, che figura

Un vero e proprio video promozionale che, si capisce, non può che alimentare le polemiche di mancanza di confronto, con le parti sociali dapprima e ora anche con il mondo dell’informazione, il quale, non potendo mai esimersi dal lavorare è rimasto invano ad attendere la fine del CdM per poter raccontare ai cittadini quanto avvenuto salvo poi trovarsi in mano un video-promo da ri-condividere del Presidente del Consiglio sorridente e felice.

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