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Naufragio in Grecia, si temono 600 morti. Cutro non ha insegnato nulla

Grecia, si temono almeno 600 morti nel naufragio: «100 bambini nascosti nella stiva». L’Italia: «Avevamo allertato Atene». Speranze sempre più flebili di trovare altri sopravvissuti alla tragedia oltre ai 104 già in salvo. Il premier Mitsotakis sotto accusa a dieci giorni dalle elezioni

Il naufragio

Il giorno dopo il naufragio di un barcone carico di migranti partito dalla Libia e diretto verso l’Italia, i soccorritori greci continuano ad operare al largo della costa di Kalatama nella flebile speranza, di trovare altri superstiti di quella che appare sempre più chiaramente come una delle peggiori tragedie della rotta del Mediterraneo centrale.

Il bilancio delle vittime si teme possa essere pesantissimo, oltre 600 morti. Secondo quanto emerge dalle ricostruzioni delle autorità greche, si stima che stipati su ogni angolo dell’imbarcazione rovesciatasi all’alba di mercoledì a 80 km dalla costa greca vi fossero circa 750 persone. Ma ad essere tratti in salvo dopo il naufragio sono state, sin qui, soltanto 104 persone.

«Tutti uomini di età compresa tra i 16 e i 40 anni, provenienti da Afghanistan, Pakistan, Siria e Egitto», ha fatto sapere il vicesindaco di Kalamata Giorgos Farvas.

Sono i soccorritori a dare le prime stime della tragedia. “E’ possibile ci siano fino a 600 morti”, spiega Manolis Makaris, il medico responsabile dell’ospedale di Kalamata che ha raccolto i primi racconti dei sopravvissuti, tenuti lontani da telecamere e giornalisti.

“Tutti mi hanno confermato che a bordo c’erano 750 persone, tutti hanno fatto questo numero”, prosegue ricordando che finora  sono stati 78 i corpi recuperati e solo 104 le persone tratte in salvo, tutti uomini tra i 16 e i 40 anni – eccetto una donna – provenienti da Egitto, Pakistan e Siria.

Secondo quanto riportato dagli stessi sopravvissuti al naufragio ai medici che li stanno curando, nella stiva del peschereccio erano stati nascosti «circa 100 bambini».

Lutto nazionale a 10 giorni dalle elezioni

«Questa potrebbe essere la peggior tragedia marittima in Grecia da anni»

Ha detto la portavoce dell’Unhcr Stella Nanou. Ieri stesso il governo ad interim di Atene ha proclamato tre giorni di lutto nazionale.

Una coltre di dolore «ufficiale» che non è servita però a nascondere le polemiche sulla gestione di quanto accaduto da parte delle autorità, in uno schema che ricorda il naufragio di Cutro avvenuto in Italia.

A dieci giorni dal nuovo appuntamento elettorale (25 giugno), sul quale scommette il premier uscente Kyriakos Mitsotakis per ottenere la maggioranza assoluta, la vicenda rischia di diventare una patata bollente politica per il centrodestra di governo.

I partiti hanno sospeso tutti gli appuntamenti collegati alla campagna elettorale, ma non le dichiarazioni sul caso.

«La nostra civiltà sta attraversando una crisi decisamente profonda. Oggi la vita umana non ha sempre lo stesso valore, varia a seconda del colore della pelle, della nazionalità e origini della persona»,

ha commentato l’ex premier e leader della sinistra di Syriza Alexis Tsipras.

La versione italiana e quella greca

Sulla vicenda è intervenuta anche la Guardia costiera italiana, per fornire la propria ricostruzione dei fatti e scaricare essenzialmente sui colleghi greci ogni responsabilità.

«Il Centro di coordinamento del soccorso marittimo italiano ha ricevuto martedì mattina una e-mail che indicava un barcone in difficoltà, con a bordo circa 750 migranti fa sapere la Guardia costiera italiana.

Nella segnalazione non era fornita alcuna posizione, ma veniva riportato solo il numero di un telefono satellitare presente a bordo. La Centrale operativa della Guardia costiera di Roma, ricevuta la comunicazione, ha contattato il numero, avviando nel contempo le procedure di localizzazione del telefono.

Accertato che l’imbarcazione era nell’area di responsabilità per la ricerca e soccorso in mare greca, a 60 miglia nautiche dalle coste greche e a 260 miglia nautiche dalle coste italiane, la Centrale ha contattato subito la Guardia costiera greca, fornendole tutte le informazioni utili per le operazioni di soccorso».

Secondo la Guardia Costiera greca, ricostruisce Il Fatto Quotidiano, il primo contatto con il peschereccio è avvenuto alle 16 di martedì, quando non era stata fatta alcuna richiesta di aiuto.

Il ministero della Navigazione greco avrebbe poi provato a contattare l’imbarcazione numerose volte, ma gli sarebbe sempre stato risposto, che l’imbarcazione voleva navigare verso l’Italia.

Una nave con bandiera maltese ha poi fornito cibo e acqua intorno alle 20, e un’altra solo acqua tre ore dopo. Sino a che nel cuore della notte di mercoledì, all’1.40 circa, dal peschereccio è arrivata una richiesta di soccorso alla Guardia costiera greca per un malfunzionamento del motore. Era troppo tardi: poco dopo il barcone si è capovolto, per poi affondare nell’arco di un quarto d’ora.

Il j’accuse contro le autorità e gli arresti degli scafisti

Ma l’attacco più duro contro le autorità greche è arrivato dalla stampa. La Guardia costiera ellenica ha infatti dato versioni contrastanti su quanto accaduto, riporta l’agenzia di stampa Dire, ma ha sostenuto che l’incidente sia avvenuto al di fuori delle sue acque territoriali e che le persone a bordo avrebbero addirittura rifiutato i soccorsi.

Una giustificazione penosa, per il quotidiano Efimerida ton Sintakton, uscito oggi con in prima pagina la parola “vergogna” scritta in greco e altre sei lingue, tra cui l’italiano.

La testata ha anche intervistato un ammiraglio in pensione che ha chiarito come, rifiuto dei soccorsi o meno, la Guardia costiera aveva il dovere di intervenire, essendo stata allertata da Frontex oltre che dalle autorità italiane, e considerato che il peschereccio alla deriva era «un cimitero galleggiante».

Il primo ministro uscente Mitsotakis si è difeso puntando il dito contro «le reti criminali dei trafficanti», sostenendo che ora «la priorità è salvare vite» e, sul piano politico, «questa tragedia mette in luce in modo drammatico che la migrazione rimane un problema che richiede una politica europea coerente».

Proprio in questa direzione va l’operazione condotta oggi dalle forze dell’ordine di Atene: secondo la tv pubblica Ert, 11-12 persone sono state arrestate, accusate di essere gli scafisti del peschereccio. Si tratterebbe di persone di origine egiziana, identificate dai migranti soccorsi, che avrebbero pagato tra i 4 mila ed i 6 mila dollari ciascuno per il viaggio.

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Editor: Ludovico Biancardi

 

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