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Oggi il Donbass è un cumulo di macerie. La risposta di Kiev: diplomazia o controffensiva

Il punto sulla guerra in Ucraina: il Donbass oggi è come Mariupol

“La situazione nel Donbass oggi è estremamente difficile”. Queste sono state le parole di Volodymyr Zelensky nel suo discorso notturno sulla guerra in corso. La fase due dell’invasione russa procede nell’Est dell’Ucraina, ma i risultati vengono ottenuti a un prezzo elevatissimo in termini di perdite di civili e soldati. L’esercito di Putin, dopo aver dichiarato il controllo di Mariupol a quasi tre mesi dall’invasione, è ora alla ricerca di una seconda vittoria proprio nelle zone del Donbass.

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La situazione di oggi nel Donbass

La pace è ancora lontana. La Russia negli ultimi giorni ha intensificato gli attacchi in alcune città del Donbass, tra cui Slovanks e Severodonetsk. Come ha riportato il presidente ucraino, “le forze armate ucraine stanno frenando questa offensiva”. E ha aggiunto: “Ogni giorno i nostri difensori ostacolano i piani offensivi della Russia e li interrompono. È un contributo concreto all’avvicinarsi del giorno per cui tutti noi lottiamo: il Giorno della Vittoria“.

Come ha riportato sui social lo Stato maggiore dell’esercito, gli Ucraini nelle ultime 24 ore avrebbero respinto nove attacchi sui fronti di Donetsk e Lugansk. Sono stati distrutti cinque carri armati, dieci unità di veicoli corazzati, quattro sistemi di artiglieria, ma anche dodici unità di equipaggiamento militare.

Le città del Donbass nel mirino degli attacchi russi sono senza acqua, luce e comunicazioni. I civili si riparano sottoterra dai bombardamenti. Anche qui si sta riproponendo la stessa situazione che si era creata a Mariupol prima della sua definitiva caduta nelle mani nemiche. In particolare, i Russi stanno radendo al suolo la regione più industriale dell’Ucraina. “Il Donbass è completamente distrutto. Laggiù è l’inferno, e non è un’esagerazione”, queste erano le parole di Zelensky pochi giorni fa.

Oggi il Donbass è distrutto: si spera nella diplomazia, ma si punta alla controffensiva

Ieri Zelensky ha sentito telefonicamente il premier italiano Mario Draghi. “Abbiamo parlato della cooperazione di difesa e della necessità di accelerare il sesto pacchetto di sanzioni e sbloccare i porti ucraini”, questo quanto riportato su Twitter dal presidente ucraino. Draghi ha ribadito il sostegno dell’Italia in ogni aspetto della crisi, tra cui il rapido ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea.

L’intento di Zelensky è quello di riportare la situazione a prima del 24 febbraio in vista di eventuali negoziati. Gli Ucraini si battono affinché i propri territori non vengano considerati “ormai presi”, ma puntano a sedersi ad un tavolo diplomatico con il Paese nemico.

Sembra che sull’intera guerra al momento pesi una decisione dell’amministrazione Biden: mandare o no agli Ucraini i lanciarazzi Himars. Si tratta di razzi di precisione che possono essere spostati anche un minuto dopo, quindi sfuggirebbero agli attacchi di risposta russi. Questi razzi possono arrivare anche a 160 km di distanza. Per questo gli Americani frenano: il timore è che Putin veda in questa mossa una sfida diretta alla Russia. Ma Zelensky si è detto fiducioso in merito: secondo lui, anche dopo qualche esitazione, i lanciarazzi americani arriveranno e, forse, si cambieranno le sorti della guerra grazie ad una forte controffensiva ucraina.

 

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Editor: Susanna Bosio

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