Barcellona 92
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Olimpiadi Barcellona 92: l’edizione del Dream Team che cambiò la storia

La spedizione di Barcellona 92 del Dream Team fu un’incredibile, sconfortante (per gli avversari) e incredibile passeggiata di potere. Vinsero tutte le partite con uno scarto medio di circa 30 punti. Sportivamente parlando c’è poco da parlare: hanno dominato vincendo l’oro Olimpico senza mai un briciolo né di patema né di dubbio.

La più grande partita del Dream team a Barcellona 92

Basti pensare che la partita più incredibile ricordata non sia né la finale né nessun’altra inerente alla competizione ma bensì una partitella d’allenamento a porte chiuse, definita da loro stessi e dai pochi presenti come la più grande partita della storia del gioco. La non esistenza di video di questa partita, ha solo che accresciuto e aumentato l’Hype intorno all’avvenimento.

Una partita così stupenda è diventata mitologica, aurale e unica, carica di un valore trascendente il basket vero e proprio.

Il vero significato di questa spedizione Barcellona 92

Questa partita è metafora del significato di questa spedizione NBA. Il campo da gioco non ha avuto alcun significato valido e storico: ciò che ha scosso il mondo e cambiato la concezione dell’NBA agli occhi degli europei e di tutti gli appassionati in ogni angolo del mondo è stata l’aurea mistica e leggendaria creatasi intorno.

Come detto precedentemente, in Europa negli ultimi dieci anni le persone avevano iniziato a conoscere attraverso radio e canali privati il mondo NBA ma mai avevano potuto assistere ad una tale dimostrazione di forza. Undici giocatori si sono trasformati in undici rockstar: fenomeni generazionali che con i loro vizi, i loro gossip e le loro abitudini hanno trasceso l’aspetto di campo.

La fama acquisita dall’NBA grazie a Barcellona 92

Quel momento ha segnato una svolta. L’NBA e i suoi giocatori da quel leggendario mese sono passati da essere sportivi famosi a delle vere e proprio worldwide rockstar.

“Il Dream Team sia stato l’inizio di tutto, il momento esatto in cui ho capito che non sarei potuto più andare da qualche parte senza essere riconosciuto. Prima capitava che mi trovassi a Parigi o Milano con la gente che non sapeva chi fossi e questo mi permetteva di sedermi da qualche parte e rilassarmi con la mia famiglia e i miei amici: dopo il Dream Team non c’era più alcuna differenza tra quanto mi accadeva negli States e quello che succedeva in Europa. I fans erano completamente impazziti»

Michael Jordan

 

Autore: Tommaso Mauri

 

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