Alexander Baunov, best seller con The End of Regime 2

Alexander Baunov, best seller in Russia con il libro anti-dittatura

Sembra un paradosso, eppure non lo è: il volume The End of Regime. How three European dictatorships ended (Конец режима) scritto dal politologo russo Alexander Baunov e pubblicato a gennaio 2023 per i tipi di Alpina Publisher (Mosca) è letteralmente andato a ruba. Tant’è, che nemmeno sei mesi addentro all’anno solare in corso si è giunti alla quarta ristampa.

Eppure, la censura russa ha cercato e sta cercando di ostacolare la circolazione del libro: l’agenzia di stampa Meduza riportava a febbraio i problemi riscontrati da una delle più grandi librerie moscovite–Falanster–al momento di inviare messaggi promozionali per la nuova uscita. L’SMS non veniva invitato in quanto il titolo del libro attivava il trigger della censura: era il medesimo staff di supporto ad informare i lavoratori di Falanster che il messaggio non era stato inviato in quanto poteva contenere «informazioni illegali» [possible illegal information].

Lo stesso autore, che non è un oppositore politico, non si è mai apertamente schierato contro il leader del Cremlino né su posizioni anti-putiniane come i celebri dissidenti (Navalny, Kara-Muza, Khodorokovsky ecc.) ha fatto parzialmente ammenda (l’ironia serpeggia tra le righe) con un post su Facebook, affermando che avrebbe forse dovuto scegliere un titolo differente, magari Regime Without End.

Il problema di Baunov è che egli chiama con nome proprio anche il sistema politico in vigore in Russia, ovvero “regime”, termine inaccettabile per chi comanda: ma d’altronde lo stesso giornalista è stato vittima della repressione ora che con lo scoppio della guerra le maglie della censura si sono strette in una camicia di forza attorno alla libertà di parola, assistendo in prima persona allo scioglimento dell’organizzazione per la quale lavorava, il think tank Carnegie Endowment for International Peace.

Oggi dalle colonne del New York Times–Baunov collabora da lungo tempo con i principali quotidiani occidentali oltreché russi, Financial Times, Foreign Affairs, Wall Street Journal ecc.–l’autore, che al momento soggiorna a Firenze, scrive costernato dal e del successo ottenuto in patria, grazie ad un’opera che affronta però non gli affari interni dell’autocratico regime putiniano bensì passa in rassegna 3 modelli dittatoriali che l’Europa ha conosciuto nel corso del XX secolo, ovvero i regimi di: Salazar in Portogallo, Franco in Spagna, dei colonnelli in Grecia.

Il libro, sottolinea, è stato letto veramente da tutti, anche dai membri della nomenklatura, la classe semi-dirigente della Russia, i colletti bianchi del regime che stazionano prossimi alle aule del potere: l’interesse–aggiunge quindi Baunov–è rimasto alto, ed il popolo russo continua ad interrogassi sulle prospettive future del proprio Paese.

Baunov afferma con cognizione di causa che il libro non è un manifesto anti-Putin travestito da saggio storico: non vengono intessute analogie fuorvianti con le esperienze dittatoriali dissertate nel testo, né si compie un apologia della democrazia. Tuttavia, «è un libro scritto da un cittadino di un regime autocratico per altri cittadini di un regime autocratico» e ciò permette «la creazione di un legame speciale tra autore e lettore».

Infine, analizzando i momenti cruciali che hanno portato al dissolvimento o alla transizione verso la democrazia di questi regimi dittatoriali chi legge non può non far correre il pensiero alla situazione attuale e agli sviluppi futuri: chiaramente, con ottimistica speranza per chi spera nella libertà, con ragionevole apprensione per chi sostiene da vicino il regime dello zar di Leningrado.

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