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Arte

Andy Warhol, re della Pop Art accusato di violazione del copyright: iconico ritratto di Prince potrebbe essere frutto di un plagio

L’accusa di violazione del copyright per il ritratto di Prince arriva post-mortem a Andy Warhol

La Corte Suprema degli Stati Uniti si pronuncerà sull’uso che il re della Pop Art, Andy Warhol, fece di una fotografia scattata dalla fotografa Lynn Goldsmith al musicista Prince. Ecco che arriva quindi l’accusa della presunta violazione del copyright da parte dell’artista defunto da 35 anni.

L’accusa di violazione dei diritti d’autore

Andy Warhol potrebbe quindi essere accusato, se la Corte Suprema degli Stati Uniti si pronuncerà a favore, di violazione del copyright. Lo si accusa infatti di non aver rispettato la legge sul diritto d’autore nell’uso che fece della fotografia scattata da Lynn Goldsmith Prince.

L’inizio della vicenda risale a quando Warhol usò e alterò il foto-ritratto in bianco e nero a figura intera del cantante Prince, che Goldsmith scattò nel 1981 per la rivista Newsweek, per creare un’illustrazione serigrafica di un articolo di Vanity Fair e di altre 15 opere.

Il re della Pop Art e la Warhol Foundation sono stati citati però in giudizio solo 2016, dopo la morte del musicista quando la Warhol Foundation concesse in licenza uno dei ritratti sempre a “Vanity Fair” per la cifra di 10mila dollari, per una copertina dedicata al cantante defunto. Da questo momento in poi si è attivato un iter giudiziario in cui la fotografa Goldsmith accusa Warhol di violazione del copyright.

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Andy Warhol “Prince Series”

Il voltafaccia della Corte d’Appello

In un primo “round” davanti al giudice, la Corte non accolse l’accusa della violazione del copyright dando quindi ragione alla Warhol Foundation.

Riconobbe quindi che le opere d’arte di Andy Warhol sono trasformative dell’immagine originale. La Goldsmith però chiese di andare in appello per contestare la decisione presa. In questo caso la Corte d’Appello del Secondo circuito si espresse a favore della fotografa, accusando Wrhol di non aver usato correttamente l’immagine a cui le sue opere si ispirano.

Secondo questa sentenza infatti il lavoro di Warhol non era sufficientemente trasformativo dell’opera primaria per entrare nella protezione offerta dal “fair use”. Questo principio, valido solo negli Stati Uniti, dà la possibilità di copiare contenuti altrui solo se trasformati sostanzialmente secondo una chiara intenzione creativa.

Nel caso Goldsmith-Warhol la Corte d’Appello ha stabilito che Warhol avrebbe solo snaturato l’immagine, facendole assumere un carattere più dirompente, lasciandola sostanzialmente uguale.

Un’universo di opere in pericolo

Nel caso in cui si confermasse la violazione del copyright da parte di Warhol e della fondazione, si creerebbe un precedente che potrebbe rendere illegali molte delle opere d’arte contemporanea più significative. L’interpretazione del “fair use”  potrebbe mettere a rischio scultura Fountain di Marcel Duchamp del 1917 o le scatole Brillo di Warhol, e avere ripercussioni sulle opere di Jeff Koons e Richard Prince.

Come andrà a finire questa storia?

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Editor: Marta Cinnadaio

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