Boris Johnson, oggi i conservatori votano per la sfiducia
Dopo gli scandali legati alla violazione delle norme anti Covid, il partito conservatore vota per la sfiducia del primo ministro Boris Johnson
Il primo ministro britannico Boris Johnson si appresta ad affrontare un voto di sfiducia questa sera. È stato raggiunto il numero minimo legale all’interno della rappresentanza conservatore in parlamento, il 15%, ovvero 54 parlamentari, per poter indire il voto.
Il voto di sfiducia a Boris Johnson
È stato Graham Brady, presidente del 1922 Committee (il gruppo conservatore alla Camera dei Comuni), a comunicare la decisione con una nota. “La soglia del 15% della rappresentanza del partito in parlamento che chiede il voto di sfiducia al leader del partito conservatore è stata superata“, ha scritto in una nota ai legislatori conservatori. “Secondo le regole, tra le 18,00 e le 20,00 di oggi (19,00-21,00 ore italiane), lunedì 6 giugno, si terrà il voto”, ha proseguito Brady. Il risultato verrà comunicato poco dopo la fine delle votazioni.
La posizione di Johnson si fa precaria, ma potrebbe resistere. I conservatori “ribelli” per raggiungere il loro scopo dovranno ottenere il 50% dei voti più 1 che vuol dire che 180 parlamentari dovranno votare per la sfiducia a Johnson. Solo qualche mese fa questa situazione era impensabile, ma il primo ministro ha commesso una serie di errori politici che potrebbero costargli il posto. Ciononostante, la soglia dei 180 è alta e, facendo i calcoli tra quelli a favore e quelli contrari alla sua rimozione, non è chiaro chi vincerà. In caso di vittoria, Johnson dovrebbe essere al sicuro da un altro voto di sfiducia per un anno, ma le regole possono cambiare.
Secondo il Guardian, la rapidità con cui si è indetto il voto fa pensare che sia proprio il governo di Downing Street ad aver voluto accelerare i tempi per prendere alla sprovvista i “ribelli”. “Stasera è l’occasione per porre fine a mesi di speculazioni e consentire al governo di tracciare una linea e andare avanti, rispettando le priorità della gente”, ha detto un portavoce del governo.
I “ribelli e i sostenitori
Un ultimo attacco a Jonhson arriva da un suo ex fedelissimo, Jesse Norman, che lo accusa con una lettera postata su Twitter di una serie di nefandezze e e(o)rrori politici, come la politica del Ruanda definita ugly che prevede di inviare i rifugiati e richiedenti asilo in Ruanda, ed di aver di fatto sdoganato la cultura della violazione occasionale delle legge per i suoi party in pieno lockdown. Inoltre, Norman lo accusa di voler rompere unilateralmente e probabilmente illegalmente il protocollo Brexit dell’Irlanda del Nord con conseguenze politiche ed economiche gravi.
I have supported Boris Johnson for 15 years, for the London Mayoralty and for PM. Very sadly, I have written to him to say I can no longer do so, for the reasons set out below. pic.twitter.com/0Mjs4hjeSF
— Jesse Norman (@Jesse_Norman) June 6, 2022
Non tutti sono a favore della sfiducia. Per esempio il segretario di stato per gli Affari Esteri, Liz Truss, appoggia apertamente Johnson. “Il Primo Ministro ha il mio sostegno al 100% nel voto di oggi e incoraggio vivamente i colleghi a sostenerlo. Ha affrontato con successo la ripresa dal Covid e ha sostenuto l’Ucraina di fronte all’aggressione russa. Si è scusato per gli errori commessi. Ora dobbiamo concentrarci sulla crescita economica”.
The Prime Minister has my 100% backing in today's vote and I strongly encourage colleagues to support him.
He has delivered on covid recovery and supporting Ukraine in the face of Russian aggression. He has apologised for mistakes made.
We must now focus on economic growth.
— Liz Truss (@trussliz) June 6, 2022
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Editor: Lorenzo Bossola
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