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Buoni pasto: perché bar e supermercati potrebbero non accettarli più. Rischio boicottaggio

Addio ai buoni pasto? Ecco cosa sta succedendo

Senza una nuova riforma del sistema di erogazione dei buoni pasto, la ristorazione e la distribuzione commerciale potrebbero smettere di accettarli. Un’ipotesi che è stata ventilata da alcune principali associazioni di categoria, Ancd Conad, Fiepet Confesercenti, Ancc Coop, Fida, Federdistribuzione e Fipe Confcommercio. Le imprese, così come gli imprenditori, lamentano quella che per loro è una “tassa occulta” rappresentata da questi ticket.

Potrebbe così crearsi un grosso danno per quei 3 milioni di lavoratori, pubblici e privati, che utilizzano quotidianamente i buoni pasto.

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Niente più buoni pasto per i lavoratori a cui spettano?

A mettere nel mirino il sistema dei buoni pasto è l’inarrestabile corsa dell’inflazione. Trovare l’intesa sui ticket sarebbe nell’interesse di tutti perché rappresenta una parte rilevante della retribuzione.

Prima della pandemia, circa 3 milioni di lavoratori utilizzavano i buoni pasto per pranzare quotidianamente fuori casa. In totale, si stima che nel 2019 siano stati emessi 500 milioni di buoni pasto, che ogni giorno venivano utilizzati in bar, ristoranti, supermercati ed esercizi convenzionati.

Tuttavia, oggi il problema è rappresentato dal costo dei ticket, sempre più insostenibile per chi incassa. Ad ogni buono di 8 euro, gli esercenti ne intascano poco più di 6. Le associazioni riportano che una volta che vengono scalati gli oneri finanziari e di gestione, si registra un deprezzamento del 30%. Dunque, ogni 10 mila euro di buoni pasto, gli esercizi convenzionati ne perdono circa 3 mila. Come a dire che, quindi, pagano una tassa nascosta per ogni ticket.

Buoni pasto: l’allarme di bar, ristoranti e supermercati

L’allarme delle associazioni di rappresentanza per distribuzione alimentare e ristorazione è giunto a ridosso della nuova gara Consip per disciplinare l’uso dei buoni pasto. In primis si chiede la riduzione dei ribassi sul prezzo alle società che emettono i buoni pasto. Inoltre, si chiede al governo di effettuare una riforma complessiva del sistema, per eliminare le commissioni pagate dagli esercizi dove vengono utilizzati i buoni. La sigla “un buono da 8 euro deve valere 8 euro anche per l’esercente” è rappresentativa di questa richiesta.

Il problema, secondo il presidente di Fipe Confcommercio, non è soltanto economico, ma anche morale: “Non è accettabile che lo Stato ponga una nuova tassa sulla ristorazione in questo momento di crisi dei pubblici esercizi”. Se queste continueranno ad essere le condizioni di assegnazione, quindi, le aziende non riusciranno più ad accettare i buoni pasto.

Buoni pasto: la minaccia di boicottaggio

Se da un lato la grande distribuzione rifiuterà di accettare i buoni pasto, dall’altro le associazioni dei consumatori promettono una campagna di boicottaggio contro le catene commerciali, invitando gli Italiani a non fare la spesa nei punti vendita delle società coinvolte.

Lo afferma Assoutenti, che chiede soluzioni rapide per evitare grossi danni alle famiglie. Il presidente Carlo Rienzi ha spiegato che “il problema delle commissioni sui ticket è un problema reale e le imprese hanno ragione di protestare, ma non possono usare i lavoratori come clave per fare pressioni sul governo”. Dunque, invita a sedersi al tavolo con i soggetti della filiera e garantire delle condizioni eque per tutti.

 

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Editor: Susanna Bosio

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