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Putin deve decidere: attacco militare o ritirata, ormai i soldati sono indeboliti

Putin dovrà decidere tra l’attacco militare e la ritirata, non c’è più tempo

Vladimir Putin sembra messo ormai alle strette per decidere se procedere con l’attacco militare o ritirarsi. Secondo alcuni analisti, che in questi giorni controllano le truppe russe al confine con l’Ucraina, i soldati non possono rimanere ancora a lungo lontani dalle proprie basi. Sono costretti al freddo e a comprarsi il cibo vendendo gasolio ai locali.

Al momento è in atto un attacco hacker contro diversi siti istituzionali ucraini, tra cui il sito del Parlamento di Kiev e quello del Ministero degli Esteri.

Le capacità di resistenza dell’esercito possono degradarsi molto rapidamente. Dunque, la costante situazione di stallo rischia di indebolire le armi del leader del Cremlino.

Cosa deciderà di fare Putin?

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Putin deciderà per l’attacco militare? I generali incalzano

Un ritiro delle truppe per anche pochi km potrebbe essere interpretato dall’Occidente come un’apertura al dialogo. Ma le motivazioni sarebbero più di logistica che altro. I generali, infatti, sembrano far pressione su Putin affinché prenda una decisione. O muove le truppe oltre il confine invadendo l’Ucraina. O le rimanda a sud o nell’ovest della Russia in aree di sosta più attrezzate.

Al giorno d’oggi è piuttosto semplice rimanere aggiornati con quello che i soldati vivono al confine. Infatti, spesso sui social postano selfie, foto o video di come vanno le cose. Dando anche una dettagliata descrizione delle loro attività.

Secondo le analisi di alcuni esperti, le posizioni poco protette dal freddo di alcuni soldati potranno essere mantenute per pochi giorni ancora.

Giorni decisivi per il possibile attacco militare di Putin

I prossimi giorni saranno più che decisivi. Secondo Nick Reynolds, esperto di guerra del Royal United Service Institute, «se le truppe devono essere utilizzate, lo saranno molto presto, finché saranno ancora fresche». I generali saranno pronti ad attaccare nel breve periodo per non rischiare di trovarsi al comando di soldati ormai poco pronti a combattere.

Se Putin, quindi, non attaccherà subito, sarà costretto a muovere le truppe e riportarle nelle aree che avevano già occupato a gennaio. La minaccia resta. Al momento si aspetta di valutare l’efficacia delle sanzioni e delle iniziative diplomatiche avanzate da chi non vuole la guerra.

 

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Editor: Susanna Bosio

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