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Moda

Shein in calo: i pop-up shops possono alzarne il valore?

Shein perde valore, ma la strategia dei pop up shops sembra essere stata un’arma vincente.

Non è la prima volta in questi anni che Shein, gruppo asiatico di fast fashion e-commerce, perda di valore. Causa del fenomeno sarebbe la congiuntura sfavorevole per le tech companies. Forse è stato questo il motivo che ha portato Shein ad aprire dei pop up shops?
Infatti, all’inizio del 2022, l’azienda e-commerce aveva una valutazione di 100 miliardi di dollari, col cambio attuale equivalenti a 103 miliardi di euro, come riportava il Financial Times. Oggi, invece, è inquadrato tra i 65 e gli 85 miliardi di dollari.

L’azienda ha sempre avuto un andamento altalenante: Chris Xu, imprenditore cinese, fonda Shein nel 2008. Nel 2021, il gruppo ha chiuso l’anno con un fatturato di circa 16 miliardi di dollari, mostrando un +60% rispetto al 2020. Quindi, aveva già rallentato la sua corsa, che si considera che nel 2020 l’aumento era stato del 250%, come evidenziato anche da Bloomberg.

Questi dati non stupiscono: vista l’instabilità dei mercati azionari globali le venture capital (cioè le attività di investimento istituzionale in capitale di rischio di aziende in fase di start up, caratterizzate da un elevato potenziale di sviluppo), e i fondi di private equity preferiscono la prudenza alla temerarietà.

In ogni caso, Shein ha trovato il successo grazie a quattro principali fattori: i propri pezzi competitivi, la distribuzione dei prodotti che avviene online attraverso il sito o la app ed è molto intuitiva, oltre che atta a facilitare il lancio delle collezioni, la velocità delle consegne e la vicinanza agli stabilimenti che fa in modo che l’azienda possa adeguare la propria offerta.

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L’apertura dei pop-up shops

Ma questa strategia non è più sufficiente e l’azienda ha reagito con l’apertura di pop-up stores fisici in grado di approfondire i rapporti con gli acquirenti.
Le città selezionate sono state diverse e sparse per tutto il globo. Dopo il successo riscosso a Marsiglia, in Francia, i temporary shops di Shein sono arrivati anche in Italia. Il primo, denominato “Ciao Milano” ha aperto, appunto a Milano, in piazza Gae Aulenti 2, per due giorni, dal 28 al 30 giugno e ha riscosso un enorme successo. Successivamente, ne è stato aperto un altro a Roma, in collaborazione con Klarna, in via Frattina 138 dal 21 luglio al 7 agosto. Altri punti del globo che Shein ha toccato sono stati: il Regno Unito e l’Australia a settembre e la Spagna a giugno 2022.

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Pop-Up shop “Ciao Milano”
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Pop-Up store a Roma

Il brand cinese ha dichiarato a Charged in merito all’apertura dei pop up shops:

I pop-up consentono ai nostri clienti di sperimentare il prodotto e il marchio in uno spazio fisico, per migliorare la loro esperienza di shopping complessiva“.

Sì, perché, in effetti, uno dei problemi legati ad un negozio solo online è proprio quello di non potere beneficiare dell’esperienza “dal vivo”, che comprende la percezione tattile del capo, ma nemmeno il fitting effettivo prima dell’acquisto e ciò potrebbe scoraggiare alcuni potenziali compratori.

Dai temporary shops a negozi effettivi?

Inoltre, con i pop up stores, Shein eleva la percezione del brand stesso, oltre che dei suoi prodotti, ma alcuni elementi rimangono comunque adombrati.

Infatti, alcuni informazioni riguardanti il funzionamento di Shein rimangono tutt’ora nell’ombra, motivo per cui, nel corso degli anni, l’azienda ha subìto accuse come lo sfruttamento dei lavoratori, l’utilizzo di materiali non eco-sostenibili, e la messa in pratica di produzioni dannose per l’ambiente.

Shein, oltre che con l’apertura di pop uo, sta rispondendo alle accuse anche con la divulgazione di maggiori informazioni riguardo le proprie politiche aziendali:

Comprendiamo che c’è un interesse da parte del pubblico a conoscere meglio la nostra azienda e stiamo condividendo più notizie, informazioni e iniziative aziendali sul nostro sito web insieme alla storia e alle nostre ambizioni“.

Insomma, si capisce che il pubblico degli acquirenti necessita di maggiore trasparenza. Se questa venisse realizzata, è opportuno ritenere che ci sarebbe una maggiore fidelizzazione al brand. Ciò, ovviamente, porterebbe anche al contrasto del calo di valutazione.

Dato ciò, dovremmo aspettarci un passaggio dai pop up shops a negozi fisici duraturi?

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