Dubbi sulla morte di Navalny: il 47enne ucciso in carcere?
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Dubbi sulla morte di Navalny: il 47enne ucciso in carcere?

Crescono i dubbi sulla morte di Navalny. L’oppositore russo 47enne è deceduto venerdì 16 febbraio in seguito ad un’embolia. Questa almeno sembrerebbe essere la prima ed ufficiale versione diramata dal Cremlino.

Le circostanze sul decesso di Aleksej Navalny rimangono però cariche di mistero e a distanza di pochi giorni crescono i dubbi sulla morte del dissidente. Tante sono infatti le voci che parlano di omicidio di matrice politica, e che indicano in Vladimir Putin il mandante di tale atto. Lividi e segni compatibili con convulsioni sarebbero stati riscontrati sul corpo del classe ’76, non ancora sottoposto ad autopsia.

Nel frattempo da più parti nel mondo si sono organizzate manifestazioni e cortei in favore e in memoria dell’attivista russo. Anche Milano ha visto sfilare alcuni manifestanti in corso Como. Immediate però le polemiche a cornice dell’evento, con gli agenti della Digos intervenuti a fermare e identificare tutti i presenti.

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Aumentano i dubbi sulla morte di Navalny: manca l’autopsia e ci sono segni sul corpo

Si diffonde dalla Russia, e a macchia d’olio trova spinta favorevole in tutto il mondo occidentale. Stiamo parlando della voce secondo cui Aleksej Navalny sarebbe stato assassinato. Sono infatti diverse le incongruenze circa la morte dell’oppositore russo, avvenuta venerdì 16 febbraio 2024 presso il gulag detentivo dove era rinchiuso da mesi.

Il decesso sarebbe avvenuto, secondo le fonti ufficiali del Cremlino, in seguito ad un’embolia occorsa pochi attimi dopo una passeggiata. Navalny avrebbe subito circa 30 minuti di rianimazione cardio-polmonare, purtroppo risultata inutile.

Versioni differenti e nuove filtrate da ambienti sovietici spingerebbero però a distanza di poche ore dal decesso verso nuovi potenziali e incredibili sviluppi. Sul corpo di Aleksej Navalny sarebbero presenti numerosi lividi, di cui resta ancora da accertare l’origine.

Le prime indiscrezioni propenderebbero per segni cutanei compatibili con fenomeni di convulsioni. L’ipotesi così immediatamente circolata soprattutto in Occidente è quella di un possibile avvelenamento. Al momento però non sono ancora disponibili dati ufficiali visto che l’autopsia sul corpo del dissidente russo non sarebbe ancora stata effettuata.

La salma posta all’obitorio di Salakhard, principale centro urbano nell’area artica di Yamalo-Nenets, rimarrebbe in attesa di alcuni professionisti provenienti da Mosca, ma non ancora sopraggiunti. Un ulteriore alone di mistero si era diffuso anche nella giornata di sabato 17 febbraio quando il corpo di Navalny era improvvisamente scomparso per alcune ore.

Dubbi sulla morte di Navalny: il 47enne ucciso in carcere?
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Altri grossi dubbi sarebbero relativi pure all’ora del decesso. Il comunicato ufficiale pubblicamente diramato dal Governo russo recita le 16.19 locali, corrispondenti alle 12.19 italiane. Controversa però tale notizia dato che solitamente, per stessa ammissione di Navalny, l’ora d’aria in cui poter effettuare una passeggiata veniva concessa al mattino presto.

Voci provenienti dallo stesso istituto detentivo artico parlano poi di forte agitazione tra le mura del gulag durante la notte precedente la morte di Aleksej Navalny. Fin dalle ore serali di giovedì 15 febbraio la concitazione nel carcere sarebbe stata diffusa e prolungata. In questo c’è chi vede un disegno politico ben congegnato e già volto all’epilogo tragico di qualche ora più tardi.

Non bastassero queste incongruenze secondo alcuni portali sovietici nella notte tra 15 e 16 febbraio in alcune aree del penitenziario nei pressi di Kharp sarebbero state scollegate le telecamere. La versione non è stata ovviamente confermata ma ad una prima ricostruzione sembra proprio manchino file audio e video relativi ad alcuni locali in cui sarebbe stato presente lo stesso Navalny.

Molti Paesi occidentali hanno già richiesto un’indagine accurata e puntuale, che possa far luce sulle cause e i motivi di questa morte improvvisa. La prospettiva più concreta però sembra poter essere quella di un lento insabbiamento delle reali circostanze connesse al decesso. Voci come quella del canale Telegram denominato Sota parlano ad esempio di un processo di avvelenamento ai danni di Navalny in atto da ben quattro mesi.

Tante sarebbero le opinioni adese ad un potenziale avvelenamento da Novichok, lo stesso agente simile al nervino impiegato già in passato per avvelenare Aleksej Navalny. Appare però molto difficile che simili risultanze vengano accertate o che perlomeno vengano individuate in tempi brevi. Dal 15 al 17 marzo in Russia si dovrebbero tenere le elezioni presidenziali e pare inverosimile che prima di allora si giunga ad un esito definitivo circa questo dubbio decesso.

Dubbi sulla morte di Navalny: il 47enne ucciso in carcere?
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La morte di Navalny scuote l’Occidente: anche a Milano manifestazioni in ricordo dell’oppositore

Immediata e diffusa la solidarietà dimostrata da più parti nel mondo occidentale in favore di Aleksej Navalny. Anche in Italia molti gruppi organizzati e alcune associazioni politiche hanno indetto momenti di cordoglio per celebrare la voce di protesta rappresentata dall’attivista morto pochi giorni fa.

Piuttosto controverso l’episodio occorso a Milano, e più precisamente in corso Como, nel pomeriggio di domenica 18 febbraio. Un gruppo di persone riunitosi sotto la targa in ricordo di Anna Politkovskaya per deporre alcuni fiori in ricordo di Navalny è stato fermato dalla Digos.

Gli agenti avrebbero identificato e schedato una dozzina di presenti, a cominciare da Marina Davydova, promotrice dell’iniziativa e da anni in campo per difendere la libertà di stampa nell’universo russo. Queste le parole con cui la stessa 41enne ha commentato l’episodio:

Siamo stati tutti schedati, anche se siamo in Italia ci siamo sentiti come si sentono i cittadini russi in questi giorni

L’incidente milanese ha suscitato scalpore politico con Filippo Sensi, senatore del Partito Democratico, che ha richiesto un’interrogazione parlamentare al ministro degli Interni Matteo Piantedosi. Proprio quest’ultimo ha prontamente risposto usando queste parole:

L’identificazione delle persone è un’operazione che si fa normalmente nei dispositivi di sicurezza per il controllo del territorio. Mi è stato riferito che il personale che aveva operato non avesse piena consapevolezza

Polemiche però destinate a continuare con nuove manifestazioni pro Navalny previste anche per la giornata di lunedì 19 febbraio. Per le ore 19 infatti è stato programmato un presidio in prossimità di Piazza della Scala. Probabile che per l’occasione sfilino anche rappresentanti dei movimenti politici di Azione, +Europa e Italia Viva.

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Conclusione: crescono i dubbi sulla morte di Aleksej Navalny: il 47enne oppositore politico russo potrebbe essere stato ucciso in carcere

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