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Le bugie della propaganda russa di Putin: Marina Ovsyannikova esempio di protesta

Marina Ovsyannikova e la protesta contro la propaganda russa

“Fermate la guerra. Non credete alla propaganda. Vi stanno mentendo. Russi contro la guerra”. Recitava così ieri sera il cartellone con cui Marina Ovsyannikova, producer della tv di stato Channel one, ha fatto irruzione durante uno dei principali notiziari. La donna sarebbe stata arrestata per aver violato la nuova legge sulla “disinformazione”, che vieta di dare informazioni sul conflitto. Questa è la propaganda russa, piena delle bugie che Putin vuole far credere al suo popolo.

La repressione della propaganda russa: Marina Ovsyannikova risulta scomparsa

La Nato ha intenzione di invadere la Russia. L’Ucraina stava mettendo in atto un genocidio nei confronti della minoranza russa tra la sua popolazione. Kiev è governata da neonazisti.

Queste sono solo alcune delle motivazioni con cui Vladimir Putin giustifica il suo atto di guerra verso l’Ucraina. Elementi totalmente infondati e distanti dalla realtà che lo Zar diffonde come informazioni ufficiali tra la sua popolazione, attraverso forme di controllo e censura radicate all’interno del sistema informativo.

Ma come ci dimostra Marina Ovsyannikova, la Russia non è solo quella di Putin. Dall’inizio del conflitto sono state arrestate 14 mila persone, tra donne, uomini, anziani e qualche volta bambini, per aver protestato contro la guerra del loro presidente. E le forme di dissenso non si fermano, nonostante la piena consapevolezza di questa gente su ciò a cui andranno incontro. Il prezzo da pagare è alto. Eppure, lo fanno. Perché più la libertà di dissenso viene imprigionata, più si rafforza.

Dopo l’interruzione della trasmissione e il suo successivo arresto, ora Marina Ovsyannikova risulta scomparsa. A denunciarlo sarebbero gli avvocati di Ovd Info, la Ong che si occupa di perseguitati politici e violazione dei diritti umani.

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Le menzogne della propaganda russa

Ma come funziona realmente la propaganda di Putin? Innanzitutto, è vietato utilizzare i termini “guerra” o “invasione” per descrivere la sua “operazione speciale” in Ucraina. Se già prima in Russia la libertà di stampa faticava a resistere, oggi è del tutto inesistente.

Anche i media internazionali ne sono coinvolti. A inizio mese, infatti, molte testate estere hanno lasciato la Russia. Perché affermare qualcosa che sfida la narrazione del Cremlino può costare fino a 15 anni di carcere.

Non è una sorpresa, dunque, che su una buona fetta della popolazione russa questa propaganda stia effettivamente funzionando. Circa la metà del Paese, infatti, avrebbe una visione negativa dell’Ucraina. Percentuale aumentata rispetto ai mesi precedenti allo scoppio del conflitto. Secondo alcuni sondaggi, a sostenere le motivazioni di Putin sarebbero soprattutto gli adulti maschi dai 34 anni in su, residenti lontano dalle grandi città. I giovani, invece, grazie ai social si fanno simbolo dei movimenti di protesta e si dissociano maggiormente dall’azione militare.

 

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Editor: Susanna Bosio

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