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Attualità

Il 10 febbraio celebriamo la giornata nazionale delle foibe: tutto quello che c’è da sapere sul suo significato

Il Giorno del ricordo delle foibe è una solennità civile nazionale italiana, celebrata il 10 febbraio di ogni anno, istituita nel 2004. Il motivo?

“Conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”.

10 febbraio, giornata nazionale del ricordo delle vittime delle Foibe: significato e controversie

Al Giorno del ricordo è associato il rilascio di una medaglia commemorativa destinata ai parenti delle persone soppresse in Istria, a Fiume e in Dalmazia. Il giorno 10 febbraio è stato scelto perchè data evocativa della firma dei trattati di pace di Parigi. Sono esclusi dal riconoscimento coloro che sono stati uccisi mentre facevano volontariamente parte di formazioni non a servizio dell’Italia.

Cosa sono le foibe

Il nome foiba deriva dal dialetto locale e indica un tipo specifico di dolina, tipica del terreno carsico della zona. Bisogna andarci sul Carso per capire l’asprezza del terreno, per sentire sotto i piedi la pietra calcarea, per vedere e provare a comprendere cos’è una foiba. Le foibe sono per lo più quindi sprofondamenti, inghiottitoi di origine naturale. Alcuni sono invece artificiali, come la foiba di Basovizza a nord-est di Trieste, che si spalanca al mondo originariamente come pozzo minerario, poi dismesso. Basovizza, che diventa ogni anno il fulcro delle cerimonie di commemorazione e che è diventata il simbolo di tutte le foibe presenti e riconosciute nel Carso.

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In queste cavità, presenti in territorio triestino e sloveno, vi furono gettati civili e militari (molti ancora vivi) dai vari eserciti partecipanti al conflitto mondiale. Al termine della guerra, inoltre, l’esercito jugoslavo utilizzò queste voragini per farvi scomparire molte delle persone catturate. Ed è proprio questo che scatena gli odi di parte. Dove in una politica sciocca e divisiva, il 27 gennaio diventa simbolo della sinistra contro gli orrori dell’estrema destra, il 10 febbraio simbolo della destra contro la ferocia comunista.

La necessità del ricordo

In tutto ciò, quello che si perde è ovviamente la cosa più importante: il ricordo stesso. A Trieste e nella Venezia Giulia la morte ha portato pesanti i suoi passi durante la guerra, da ogni parte e in ogni forma: nei forni della Risiera di Sabba come nelle foibe del Carso.

E il ricordo delle foibe non è certo quello della vittoria di una parte sull’altra. Le foibe sono il simbolo di tutta la violenza dell’ideologia, sono esse il simbolo, concreto, della terra che si apre a inghiottire i propri figli. Sono esse il simbolo concreto dell’odio di parte, ed è questo che dovremmo ricordare (vedi il documentario Rai). Le foibe sono il martirio di popolazioni, quelle istriane e del Carso, abituate per secoli a vivere in pace ed insieme.

Ai margini della storia, improvvisamente la storia ha avuto bisogno di loro per scriversi. Ai margini di tre mondi (quello italiano, quello tedesco e quello slavo), gli stati centrali hanno improvvisamente avuto bisogno di porre confini di stirpe alle proprie periferie e distinguere le lingue, i cognomi, le etnie. Spaccate dall’odio nazionalista, violentate, divise e uccise dal furore politico e dalla guerra ideologica. Terrorizzate, marchiate a fuoco, sfrattate, costrette all’esodo.

Per questo, seppur ai margini del nostro paese, questa storia ci riguarda da vicino. E dovremmo ricordarla, approfondirla. Non c’è nessuna parte da prendere. Le divisioni la storia le ha già fatte e ha già riscosso il suo tributo di ferocia e di sangue, da ogni parte.

 

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