Neutralità Ucraina
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Neutralità Ucraina, quale via seguire?

L’Ucraina è pronta a discutere la propria neutralità

Dopo più di una mese dall’inizio dell’invasione, il presidente Zelensky si è detto disposto a trattare con la Russia la neutralità dell’Ucraina. Lo status di neutralità significa sostanzialmente il non ingresso nella NATO, la rinuncia al nucleare e il cambio della costituzione tramite referendum per sancire definitivamente la nuova condizione.

Breve storia della neutralità dell’Ucraina

Durante il processo della dissoluzione dell’Unione Sovietica concluso nel 1991, il 16 luglio 1990 il neo parlamento ucraino sancì l’indipendenza dell’Ucraina e ne stabilì i principi fondativi. Per 23 anni successivi, l’Ucraina si è dichiarata neutrale. L’annessione della Crimea da parte della Russia favorì il cambio di rotta verso l’occidente: il parlamento votò un provvedimento costituzionale per avanzare la richiesta d’accesso alla NATO e all’Unione Europea. La NATO respinse la richiesta per paura di scatenare un confronto militare con la Russia.

La neutralità è considerata da molti analisti come una possibile soluzione a questa guerra. Austria, Svezia e Finlandia sono spesso citati come tre modelli di neutralità per il futuro dell’Ucraina.

Austria

La neutralità austriaca fu imposta da altri stati e non fu una decisione interna. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, l‘Austria fu occupata dalle potenze vincitrici e fu divisa in quattro zone. L’est andò ai sovietici, il sud agli inglesi, l’occidente ai francesi e il centro-nord agli americani. Nel 1955, le quattro potenze si ritirarono, e l’Unione Sovietica fece inserire nella nuova costituzione austriaca la clausola di “neutralità permanente”. L’Austria, dunque, si impegnò a non entrare nella NATO, a non permettere lo stanziamento di truppe straniere sul proprio territorio e a non entrare in guerra. Le fu concessa piena autonomia dal punto di vista economico e politico. Questa condizione di neutralità limita inevitabilmente lo spazio d’azione della politica estera di Vienna ma le conferisce uno status speciale come sede di organizzazioni internazionali.

L’erosione della neutralità austriaca iniziò nel 1995 quando entrò a far parte dell’Unione Europea.  L’UE stessa prevede una politica estera e di sicurezza comune con anche elementi militari. Nel 1997, una modifica alla costituzione permise alle forze armate austriache di partecipare a diverse missioni militari dell’Onu.

La guerra russa non sembra aver fatto cambiare idea sulla NATO agli austriaci e quindi una neutralità siffatta può servire come modello per la situazione ucraina.

Svezia e Finlandia

La neutralità svedese è molto diversa nelle cause e negl’immediati sviluppi futuri da quella austriaca. Innanzitutto, la Svezia decise di diventare neutrale quando nel 1809 dovette cedere la Finlandia (all’epoca era territorio svedese) alla Russia. Durante il secondo conflitto mondiale, rimase neutrale ma aiutò prima la Germania e poi gli Alleati. Nel 1949, la Svezia rifiutò l’adesione alla NATO e si impegnò a una “neutralità convenzionale”.

La Finlandia invece conquistò la propria indipendenza nel 1917, durante la rivoluzione russa. “Non avremmo potuto mantenere la nostra sovranità senza una neutralità auto-dichiarata e pragmatica” ha affermato l’ex primo ministro Alexander Stubb. L’Unione Sovietica non riconobbe mai l’indipendenza finlandese mettendo a serio rischio l’esistenza stessa della Finlandia.

A differenza dell’Austria, Svezia e Finlandia, negli ultimi anni, hanno aumentato la cooperazione militare con la NATO. L’esercitazione aerea congiunta con sette membri NATO “Arctic Challenge 2021” e la partecipazione all’esercitazione militare su larga scala tra Norvegia e NATO al confine russo dimostrano l’intenzione di questi due paesi a ripensare la propria posizione strategica.

La guerra tra Russia e Ucraina ha cambiato le carte in tavola. La Finlandia e la Svezia si sentono esposte e stanno prendendo in considerazione di entrare nella NATO. Il premier finlandese Sanna Marin ha recentemente partecipato agli incontri NATO e si dichiarata disposta a rinunciare alla neutralità.

Neutralità non vuol dire demilitarizzazione

La richiesta russa di demilitarizzare l’Ucraina non è considerata un’opzione valida dagli esperti. Tutti gli stati neutrali hanno bisogno di alcune garanzie di difesa. Zelensky, infatti, ha affermato la neutralità può funzionare solo nel caso in cui una potenza terza (Stati Uniti, UE, NATO sono le opzioni più credibili) protegga l’Ucraina. Queste garanzie si ottengono solo tramite organizzazioni e leggi internazionali funzionanti. Allo stato attuale, la Russia si è auto-esclusa da qualsiasi legge e accordo internazionale.

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