Riforma della Giustizia: oggi in Consiglio dei Ministri Draghi e Cartabia. Il no dei partiti
Riforma Cartabia via libera all’unanimità: arriva il sì dal Consiglio dei ministri nonostante il no dei partiti. Alle 15:30 la Conferenza Stampa di Draghi
Oggi la bozza della Riforma Cartabia verrà valutata in Consiglio dei Ministri. Il Cdm è iniziato alle 12:30. La riunione è stata convocata, nonostante le forti perplessità dei partiti.
La riunione tra Mario Draghi e i capidelegazione: le perplessità dei partiti
Mario Draghi ha voluto riunire prima i rappresentanti della maggioranza insieme alla ministra della giustizia Marta Cartabia. I partiti, infatti, non sono d’accordo alla nuova riforma. Per superare i dubbi di Forza Italia, Lega e M5s, il premier ha voluto sentirli in riunione. In primis Forza Italia aveva chiesto il rinvio del Consiglio dei Ministri.
«Non possiamo accettare di votare testi senza prima una presentazione e un approfondimento concreto. Per Forza Italia ci sono dei punti imprescindibili che devono essere all’interno della riforma: la separazione delle carriere, il divieto del rientro in magistratura per chi ha ricoperto cariche politiche e un sistema elettorale maggioritario per il Csm.
Seppur il tema sia importante e urgente non possiamo permetterci di trattarlo con leggerezza. L’improvvisazione non appartiene a Forza Italia: siamo, quindi, pronti a lavorare e impegnarci al massimo nel bene della comunità per evitare l’ennesima riforma da dare in pasto ai cittadini che sono stanchi di decisioni di posa»
Queste le parole del forzista Massimo Mallegni. Forza Italia ha anche annunciato una conferenza stampa alle 16:30 presso la sede nazionale del partito a Roma.
Riforma della Giustizia: gli emendamenti del testo
Cosa prevede il testo della bozza? Lo stop alle porte girevoli per i magistrati. La bozza della riforma pone un freno al fenomeno delle toghe che, dopo aver ricoperto cariche elettive, tornano poi a fare i magistrati. Se la riforma otterrà il via libera dal Consiglio dei ministri, i magistrati che hanno ricoperto cariche elettive, di qualunque tipo, o incarichi di governo (nazionale, regionale o locale) al termine del mandato, non potranno più tornare a svolgere alcuna funzione giurisdizionale.
In base alla bozza della riforma, i magistrati ordinari, amministrativi, contabili e militari che hanno svolto incarichi apicali nei ministeri o incarichi di governo non elettivi (capi di gabinetto, segretari generali presso i ministeri o ai capi dipartimento), al termine di queste esperienze per tre anni non potranno svolgere funzioni giurisdizionali. La loro destinazione sarà individuata dai rispettivi organi di autogoverno. La stessa disciplina si applicherà ai magistrati che si sono candidati in politica ma non sono stati eletti.
Riforma Cartabia e il Consiglio superiore della Magistratura: la composizione
Altro punto fondamentale del provvedimento riguarda la scelte dei magistrati che compongono il Consiglio superiore di magistratura. La composizione del plenum dell’organo di governo autonomo delle toghe è di 30 membri (3 di diritto: il presidente della Repubblica, il primo Presidente e il procuratore generale della Cassazione, 20 togati, 10 laici).
Come? Tramite un sistema elettorale misto, basato su collegi binominali, che eleggono cioè ciascuno due componenti. Ma è prevista anche una distribuzione proporzionale di 5 seggi a livello nazionale. Per assicurare che in ogni collegio binominale sia raggiunto il minimo previsto di 6 candidati, e per riequilibrare le candidature del genere meno rappresentato, per eleggere i componenti del Csm sarà previsto anche il sorteggio.
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