Arte: Umberto boccioni e l'arte in movimento
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Umberto Boccioni e l’arte in movimento

Considerato uno degli artisti italiani moderni più influenti di sempre, Umberto Boccioni nasceva esattamente il 19 ottobre del 1882.

In occasione della ricorrenza della sua nascita, raccontiamo brevemente la storia e il contributo artistico che Umberto Boccioni ha donato all’arte del Novecento, assurgendo a esponente più significativo del Futurismo.

Vittorio Sgarbi lo ha definito “il Picasso italiano” per la plasticità pittorica che emerge dalle sue tele.

Nato a Reggio Calabria 137 anni fa, l’artista, a 18 anni, giunge a Roma per un apprendistato artistico. Qui conosce Severini e Sironi, studiosi anche loro, con cui frequenta lo studio del più maturo Giacomo Balla, in arte FuturBalla.

La prima fase pittorica di Umberto Boccioni è ancora legata allo studio della tecnica, ma il giovane talento è particolarmente sensibile alle ventate di novità artistiche che arrivano da tutta l’Europa.

Molto presto entra in contatto con le vibranti esperienze dell’Espressionismo tedesco e della Secessione viennese, da cui è capace di cogliere tratti profondi, senza deformare apertamente le forme. Nel frattempo, approfondisce argomenti psicologici che lo conducono verso suggestioni futuriste e riflessioni sull’uomo moderno.

Nel 1910 conosce Filippo Tommaso Marinetti. Ecco allora la svolta artistica che la sua anima inquieta aspettava. Umberto Boccioni aderisce pienamente e convintamente ai principi del Futurismo, sposando in pieno la causa e la ricerca teorico-artistica del neonato movimento.

L’idea di rappresentare visivamente il moto perseguita il giovane pittore che firma il primo Manifesto Futurista del 1910 e, l’anno successivo, il Manifesto Tecnico della pittura futurista.

In poco tempo, Boccioni diventa uno degli esponenti più significativi e innovativi della corrente artistica. Le sue creazione sono votate alla ricerca della dinamicità. La scomposizione della luce e del colore, la destrutturazione delle forme sono i punti cardine dell’opera dell’artista.

Con Boccioni, il Futurismo si avvicina al Cubismo.

La curiosità travolgente e l’intelligenza dissacrante lo conducono a risultati strabilianti. L’animo del giovane pittore va in cerca dell’anomalia. Indaga la deformazione plastica dei corpi. Cerca di rovesciare l’ordine artistico costituito. Coglie il movimento di una società in frenetico cambiamento e ne vuole rappresentare la corsa in avanti, il moto verso il futuro.

Rovesciamo tutto, dunque, e proclamiamo l’assoluta e completa abolizione della linea finita e della statua chiusa. Spalanchiamo la figura e chiudiamo in essa l’ambiente [:] che il marciapiede può salire sulla vostra tavola e che […] la vostra lampada allaccia la sua ragnatela di raggi di gesso.

Boccioni

Nel 1911 l’artista approccia la scultura, tentando di scardinare la nobiltà tradizionalmente affidata al marmo e al bronzo attraverso l’utilizzo di materiali esausti.

Da questa coscienza, nasce una delle opere d’arte più significative del Novecento e più note dell’autore: Forme uniche nella continuità dello spazio.

Umberto Boccioni e l'arte in movimento
Forme uniche nella continuità dello spazio, Umberto Boccioni, 1913. Oggi conservata al Museo del Novecento, Milano.

Realizzata nel 1913, la scultura rappresenta un corpo umano in movimento. La forma stilizzata e la deformazione a cui va incontro rendono la figura quasi irriconoscibile. L’opera diventa il simbolo stesso dell’uomo futuro, proprio come lo immaginavano i futuristi.

Novello Icaro, metà uomo e metà macchina, lanciato in corsa a percorrere il mondo con forza e velocità

La fine di Boccioni però giunge prima del tempo. All’inizio della prima guerra mondiale, il ragazzo viene chiamato alle armi. Morirà il 17 agosto 1916, a soli 34 anni, per un piccolo incidente nelle retrovie.

In soli dieci anni di attività, Umberto Boccioni è stato capace di svalicare il finito per raggiungere le più alte vette della rivoluzione.

La ricerca artistica si è costruita precocemente su un pensiero teorico progressista e dirompente, che ha frantumato le forme in un mutamento continuo, perseguendo il superamento dei principi e distruggendo la compostezza classica.

Concludiamo questo breve racconto, ricordando lo spirito innovatore del pittore con una sua celeberrima frase.

Nessuna paura è più stupida di quella che ci fa temere di uscire dall’arte che esercitiamo. Non v’è né pittura, né scultura, né musica, né poesia, non v’è che creazione!

Boccioni

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