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Chiara Ferragni attacca Fdi sull’aborto: «Ora è tempo di agire»

Chiara Ferragni contro Giorgia Meloni: «Fratelli d’Italia ha reso impossibile abortire nelle Marche»

«Ora è il nostro tempo di agire e far sì che queste cose non accadono». A scriverlo è Chiara Ferragni in una storia su Instagram, dove denuncia la politica contro l’aborto del partito di Giorgia Meloni.

L’imprenditrice digitale, che conta quasi 28 milioni di follower, ha pubblicato un articolo della pagina The vision, che riprendeva un articolo del The Guardian: «Fdi ha reso praticamente impossibile abortire nelle Marche, che governa. Una politica che rischia di diventare nazionale se la destra vince le elezioni».

Il partito di Giorgia Meloni governa la Regione Marche dal 2020. Qui, i medici e il personale obiettore all’aborto arrivano a una percentuale del 71%, costringendo molte donne a rivolgersi ad associazione per mettersi in contatto con ginecologi di altre regioni.

Giorgia Meloni, secondo The vision, ha definito l’aborto “una sconfitta”. Anche se, continua l’articolo, la leader di Fdi ha affermato che l’abolizione della legge del 1978 non è nella sua agenda.

La replica di Fratelli d’Italia

A riguardo sono intervenute Isabella Rauti, responsabile del dipartimento famiglia di Fdi ed Eugenia Roccella, candidata nelle liste di Fratelli d’Italia: «Se la stampa e le influencer vogliono occuparsi seriamente dell’aborto nella regione Marche dovrebbero informarsi sulla base dei dati e consultare le relazioni annuali al Parlamento sulla legge 194. Per esempio, leggendo l’ultima firmata dal ministro Speranza si evince che nelle Marche l’offerta del cosiddetto servizio di Ivg è di gran lunga superiore a quella nazionale: le interruzioni volontarie di gravidanza, possono essere effettuate nel 92,9% delle strutture sanitarie mentre la media italiana è del 62%».

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Isabella Rauti, Fdi

Poi aggiungono: «Per quanto riguarda gli obiettori, il numero di aborti a carico dei medici non obiettori è 0,8 aborti a settimana. Non sembra, quindi, che l’obiezione di coscienza, diritto civile previsto dalla legge 194, sia un ostacolo. Per quanto riguarda il cosiddetto “aborto chimico” (pillola RU486), invece, va ricordato che le linee guida del Ministero non sono vincolanti (infatti l’Emilia Romagna ne ha sempre avute di proprie, diverse da quelle nazionali); e, soprattutto, che quelle attuali, emanate dal ministro Speranza, non rispettano la stessa legge 194, quando prevedono che l’aborto possa essere effettuato nei consultori ovvero fuori dalle strutture ospedaliere. È doveroso ricordare anche che la pillola Ru486 è un aborto più economico per il servizio sanitario, ma più pericoloso per la salute delle donne, considerati i numerosi effetti collaterali e una mortalità più alta, come emerge dalla letteratura scientifica in materia».

 

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Editor: Vittoria Ferrari

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